E SE PHILIPPE DAVERIO AVESSE RAGIONE?

Ammettiamolo: nelle sue trasmissioni televisive, ancor prima che nelle riviste di settore che dirige, Philippe Daverio riesce a comunicare l’Arte come nessun altro. L’Arte con la “A” maiuscola, quella che Michelangelo e Caravaggio, Leonardo e Giotto, Van Gogh e Matisse e tantissimi altri Artisti consideravano come la loro stessa vita. Molto più educato di tanti altri critici d’arte, più garbato e più elegante nella sua eccentricità, Daverio non ha bisogno di gridare la propria cultura e se ci parla di un quadro o ci descrive un affresco, statene certi: dopo pochi minuti di ascolto, sentiremo quel quadro o quell’affresco come fosse vivo accanto a noi.
Per questo ci fa piacere dare anche adesso ragione al critico di origine alsaziana, adesso che si è recentemente espresso sul vino come fosse un… bene culturale! Proprio così! Il critico d’arte è intervenuto nei giorni scorsi a Montefalco, ospite d’onore in un incontro sul vino, l’arte e il territorio, nel contesto di “Enologica 2015”, appuntamento ormai storico dedicato al Sagrantino di Montefalco. “L’entusiasmo – ha detto Daverio – che si raggiungeva anticamente nei riti di Dioniso con la danza e con il vino e quello chiesto da Gesù ai suoi discepoli nell’Ultima Cena con il vino al centro, è lo stesso con cui oggi l’Europa parla dei suoi vini. È fuori moda, ma sono un europeista: meglio che essere localisti puri. Ma l’Europa non ha ancora trovato una parola che la unifichi: per me dovremmo definirla un consorzio di popoli basato sul vino. E anche il mondo arabo ci è vicino: anticamente beveva vino. Il racconto delle “Mille e una notte” è pieno di vino e di rapporti d’amore”.
Ammettiamo anche questo: “un consorzio di popoli basato sul vino”, già solo il nome evoca un’ebbrezza più bella di quella di “Europa delle Banche” o “Europa dell’Euro”, della moneta unica, di quella stessa Europa anonima e disorientata che sta vivendo in prima persona (e malamente!) il disastro e la disperazione di migliaia di profughi. Secondo il critico, l’Italia ha quella marcia in più che altri Paesi non hanno ed è la qualità della vita: “Noi ne siamo portatori – afferma – e certe volte essa passa anche dal piacere di bere un buon bicchiere di vino, che da alimento oggi si è trasformato in un bene culturale. In Italia siamo abituati a pensare che i beni culturali siano solo i quadri. Ma non è così: anche i vitigni sono beni culturali. E lo sono per la loro storia legata indissolubilmente a quella italiana”.
Ed ecco, allora, la ricetta per vincere la sfida dei mercati: “Oggi tutti sono capaci di essere eccellenti. Come si fa a batterli? Con l’unicità! Vorrei incitare il più possibile l’Italia a puntare sulla sua unicità, tra i cui parametri c’è anche la storia dell’alimentazione. Dobbiamo avere il coraggio di considerare ciò un dato politico, per un grande restauro del territorio italiano”.
Infine, come un’opera lirica che raggiunge il suo apice, il pathos dell’eroe vincitore che canta nel gran finale, Philippe Daverio conclude con un poetico e romantico nazionalismo dove a vincere non è la quantità, ma la qualità: “Montefalco – ha concluso Daverio – ha meno abitanti di un grattacielo di Shanghai. Ma quello è noioso, mentre qui una piccola comunità di 5.700 persone, che sopravvive nella globalizzazione, ha una storia ricca ed incredibile. È vero che il vino si può fare in tutto il mondo: ma in Cina Montefalco non c’è ed il rapporto tra sapore e territorio è un rapporto perfetto… Un nostro compito etico è convertire un cinese a bere un bicchiere di Sagrantino: chi lo fa ha compiuto un’opera pia, visti anche gli storici legami di questo vino con San Francesco. E meglio lo faccia un abitante di qui, che un enologo di un altro Paese”. (Fonte: www.winenews.it)

 

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Antonio Iacona

L’Accademia Italiana di Gastronomia Storica, guidata dallo studioso e presentatore Rai Alex Revelli Sorini, ha nominato Antonio Iacona “Ambasciatore e Questore del Gusto” per la città di Catania, per il suo impegno nel diffondere le tradizioni enogastronomiche del territorio come strumento di sviluppo culturale, economico e turistico. Poeta, scrittore e giornalista catanese, laureato in Lettere Moderne, Antonio Iacona è sommelier, assaggiatore di olio, cura uffici stampa di eventi legati all’agroalimentare e collabora con numerose testate giornalistiche nazionali di enogastronomia. Dal 2013 cura l’ufficio stampa dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei.

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