Lambrusco o Sangiovese per brindare ai settant’anni della mitica Ferrari
Non c’è, probabilmente, una data esatta né tantomeno vogliamo cercarla. Ci appigliamo soltanto a quel 1947, che ci giustifica a far spegnere 70 candeline a quello che rappresenta l’Italia nel mondo, forse come pochi altri simboli: la Ferrari. Già, proprio così: la Ferrari compie 70 anni ed il fatto che il suo compleanno venga ospitato tra le pagine del nostro quotidiano non deve destare misteri o incomprensioni. Lo abbiamo scelto di proposito, perché pensiamo fermamente che proprio i motori, con la Ferrari in testa sempre e comunque, assieme ad altri settori della nostra economia (e qui entrano in gioco la cucina, il vino, la moda, il turismo…) costituiscono i veri portabandiera dell’Italia. Al piacere di facili letture di questi giorni, poi, come il recente articolo apparso sul Corriere della Sera a firma di Giorgio Terruzzi, “La Ferrari compie 70 anni. Enzo, la forza di un visionario”, si aggiunge per chi, come noi, appassionati siamo di altri piaceri tutti italiani, come il vino, l’ipotetico (ma anche molto realistico) accostamento che con simili bolidi rossi si potrebbe fare con uve e vigneti della nostra terra. “L’origine modenese di Enzo Ferrari – dice il presidente di Ais Sicilia ed editore di EnoNews, Camillo Privitera – mi fa pensare subito ad un profondo legame con il Lambrusco. A questo aggiungerei il Sangiovese, ma anche lo Chardonnay, come vitigni a lui vicini”. Già, il Lambrusco, con le sue tipologie di Sorbara, Grasparossa, Salamino, Maestri, Marani, Viadenese. E poi quel Sangiovese che è esso stesso vitigno simbolo della produzione italiana, per quantità e per qualità. Giochi, insomma, questi accostamenti, che però giochi non diventano più quando si confrontano le cifre di produzione e vendita dei bolidi con cui questo aspirante cantante, poi provetto giornalista ed infine pilota egli stesso ed imprenditore, ha scritto la storia meccanica, ma anche la passione per le cose belle, forti, lucenti e rosse della nostra nazione. “La mia adolescenza – scrive di suo pugno Enzo Ferrari nel primo capitolo de Le mie gioie terribili, la sua autobiografia per immagini, già nel 1964 giunta alla 4^ edizione per Cappelli Editore di Bologna – ha conosciuto tre passioni dominanti, tre grandi sogni: tenore d’operetta, giornalista sportivo, corridore d’automobile. Il primo sogno sfumò per mancanza di voce e d’orecchio; il secondo resistette, ma in forma velleitaria; il terzo ebbe il suo corso, la sua evoluzione”. Grazie al cielo, aggiungiamo noi, perché forse non abbiamo avuto un altro grande Luciano Pavarotti od un’altra prestigiosa firma dei quotidiani sportivi, ma in compenso, grazie al suo genio, abbiamo fasciato per sempre il mondo di una luce rossa incandescente che lascia dietro di sé un Tricolore ad ogni suo passaggio. Ed al quale leviamo in alto i calici, colmi di vino rosso naturalmente, per brindare a questo compleanno che è dell’Italia intera! Prosit!