Stupore, tradizione e innovazione: è la 3^ edizione Chicchi, riso e uva di Sicilia

Non era una gara ma una vera festa, la celebrazione di un piatto simbolo della cultura gastronomica siciliana nel mondo e che il mondo ci invidia. E per celebrare questa festa, Giovanni Samperi e Antonio Rosano nella loro Masseria Carminello, a Valverde, in uno degli angoli più suggestivi alle falde dell’Etna, hanno chiamato cinque Chef d’eccezione che, come previsto dal “regolamento” dei giochi, hanno stupito e conquistato il pubblico presente. Parentesi, sempre doverosa per sottolineare la capacità organizzativa della coppia Samperi-Rosano: il sold-out c’era già giorni prima che si svolgesse l’evento, cioè la 3^ edizione di “Chicchi, riso e uva di Sicilia”. La felice intuizione di Masseria Carminello è andata “in onda” sulle colline etnee lo scorso 13 luglio e già i nomi dei protagonisti ai fornelli la dicono lunga su quanto l’appuntamento sia apprezzato ormai anche tra gli Chef. Il giovane Vincenzo Santalucia, apprezzatissimo cuoco del territorio agrigentino tanto legato alle sue tradizioni quanto alla sua passione per la cucina. Si muove come un veterano, il suo ristorante “La Scala” ad Agrigento è ormai un punto di riferimento per turisti e siciliani nella città dei templi ed anche a Valverde Santalucia non ha deluso le aspettative. Salvatore Vicari ha dalla sua l’estro e la fantasia dei giovani conquistadores della tavola, se fosse nato in Francia sarebbe stato un simpatico e arrogante guascone, un soldato di Cyrano di Bergerac. Ma per nostra fortuna è un cuoco tutto siciliano, egli davvero veterano dell’evento, dato che non ne ha perso neanche uno. Da protagonista, ovviamente! Simone Strano è ormai Ambasciatore della Cucina Siciliana: il suo essere Chef con la Coppola è appunto un… modo di essere, un ideale a cui Simone, questo bravo ragazzo emigrato a Roma cum laude, è riuscito a dare vita, impegnandosi ogni giorno perché la cucina della nostra terra sia apprezzata e degustata. Arriveremo anche al suo arancino, presentato per ultimo come dessert. E che dessert!!! Parentesi: Simone Strano era in vacanza nei giorni dei “Chicchi”, ma la sua passione per la cucina pensate che avrebbe potuto tenerlo lontano dagli altri amici e colleghi? E la sera prima era a Taormina, ma questa è un’altra storia che a breve racconteremo… Li abbiamo tenuti per ultimi, ma non certo per minore importanza. Per cavalleria, citiamo subito Marianna Vitale, campana, più meridionale dei siciliani stessi, tanto impegnata con il suo ristorante da rinunciare alle tante ambite trasmissioni televisive sulla cucina. Ed infine Masaki Kuroda: no, tranquilli, non ha volato dal Giappone a Valverde, ma viene dalla Toscana. Figlio della buona borghesia nipponica, è rimasto folgorato dalla nostra cucina e, da bravo giapponese, ha studiato così tanto da averla fatta sua ed oggi ha un suo ristorante in una delle nostre regioni più belle: la Toscana. Altra parentesi: dice di non parlare bene l’italiano, ma ci ha rilasciato un’intervista che non ha avuto bisogno di correzioni e che abbiamo sbobinato così com’era.

Al dunque, si alza il sipario su questi cinque protagonisti e lo stupore arriva subito, il tutto presentato dalla brava e professionale Valentina Grippaldi. I cinque Chef si sono confrontati guardando al passato e alla tradizione siciliana, ma anche al presente e al futuro, con l’innovazione possibile senza turbare i gusti della tavola. Anzi, esaltandoli ai massimi livelli. E ancora tanto si può fare.
Così, Vincenzo Santalucia ha proposto la sua Arancina al ragù di tonnara; un’apertura azzeccata, il pubblico ha subito compreso la serietà della serata, nonostante battute e risate. Questi ragazzi facevano sul serio! “Si tratta di un’arancina antica – ha spiegato Vincenzo – con un ragù centenario che veniva fatto nella zona di Siculiana, nella mia famiglia, dai bisnonni pescatori. Troviamo il finocchietto tipico della nostra zona, al centro un cubo di primosale 100% pecora. I piselli, infine, richiamano alla classicità degli ingredienti. È ispirata al tonno, cioè al maiale del mare. Potrebbe considerarsi un gusto forte ma è molto delicato ed infatti è quello di apertura”.
Marianna Vitale ha optato, invece, per il suo Mondo Sud; la cuoca è originaria di Napoli. A Quarto, nei Campi Flegrei, ha il suo ristorante stellato “Sud” e l’arancino che ha proposto nasce da un risotto che ha in carta. “È un risotto alla pescatora – ha spiegato Marianna – alla moda di Reggio Calabria, non ha un cuore, è un risotto a tutto tondo con spuma di ricci di mare”.
Salvatore Vicari ha proposto la sua Arancina d’Oriente; è uno Chic Chef, reduce da Cibo Nostrum, e si definisce ormai “di lungo corso” a “Chicchi”: “Ho fatto tutte e tre le edizioni ed è sempre una serata di grande convivialità. Anche noi proponiamo un arancino che abbiamo in carta al ristorante. Allo zafferano con ripieno di gambero rosso di Mazara di Paolo Giacalone, con burrata, sotto un assoluto marino e sopra un ciuffo di cavolo cappuccio rosso marinato. Il cibo è un volano importante e rappresenta la terra nostra. Fare cucina buona significa chilometro buono e non per forza chilometro zero”.
Masaki Kuroda ha osato con Quel porco dell’arancino; “Ho lavorato mischiando proprio gli stili delle cucine giapponese, toscana e siciliana, proponendo riso con ragù di maiale. In Sicilia ero già stato ma non per lavoro. A Catania è la prima volta e mi ha conquistato”.
Simone Strano ha chiuso invece la serata e lo ha fatto secondo il suo stile, con stupore ed eleganza, preparando un arancino-non arancino: Ricotta, gelsi, pistacchio e limone. Ma lei non va mai in ferie, chef? È stata la nostra prima domanda. Ma sapevamo già che la risposta era: la passione è il primo ingrediente che uso. “Ho lavorato su tradizione e innovazione – ha detto Simone – proponendo qualcosa con la forma di arancino ma senza riso, con ricotta e crema, adagiata su un gelato di gelsi neri, limone candito, pistacchi di Bronte e… un po’ di magia”. Risultato? Almeno la metà del pubblico, se non di più, ha chiesto il bis e il piatto è andato subito esaurito.
Giovanni Samperi si è detto lieto che un evento, nato quasi per gioco, sia diventato ormai un appuntamento fisso e gradevole con l’estate dei Siciliani. Una serata in cui c’è sempre grande attenzione per le materie prime, a cominciare da quelle che “Bottega Bedduviddi” propone ai commensali. Gli arancini dell’evento sono stati accompagnati da etichette del territorio in abbinamento: Cantine Patria, Cantine Bonfiglio, Cantina Cottanera, Cantina Bedduviddi e, per finire, Amaro Ménnula.

(Foto: Brunella Bonaccorsi)

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Antonio Iacona

L’Accademia Italiana di Gastronomia Storica, guidata dallo studioso e presentatore Rai Alex Revelli Sorini, ha nominato Antonio Iacona “Ambasciatore e Questore del Gusto” per la città di Catania, per il suo impegno nel diffondere le tradizioni enogastronomiche del territorio come strumento di sviluppo culturale, economico e turistico. Poeta, scrittore e giornalista catanese, laureato in Lettere Moderne, Antonio Iacona è sommelier, assaggiatore di olio, cura uffici stampa di eventi legati all’agroalimentare e collabora con numerose testate giornalistiche nazionali di enogastronomia. Dal 2013 cura l’ufficio stampa dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei.

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