Degustazioni: 5 annate per 5 rose. Leone De Castris al Congresso AIS

C’era Piernicola Leone De Castris, attuale patron dell’azienda, a presenziare la verticale di Five Roses organizzata in occasione del cinquantunesimo congresso dell’Associazione Italiana Sommelier, a Taormina. Assieme a lui l’enologo Riccardo Cotarella e il delegato AIS di Palermo Luigi Salvo. In degustazione, le annate 2016, 2013, 2009, 1997 e 1993.

Forse il vino rosato pugliese più noto in Italia, il Five Roses deve il proprio nome al feudo Cinque Rose, storica proprietà della famiglia, a Salice Salentino, la cui origine deriva dalla casuale abitudine della famiglia di ritrovarsi puntualmente, generazione dopo generazione, con cinque figli.

Five RosesPrimo vino rosato imbottigliato in Italia, l’azzardata (e riuscita) anglicizzazione del nome, ormai da cinquant’anni bandiera di italianità nel mondo, proviene dalla prima grande commessa ricevuta dalla famiglia, nel lontano 1943, quando il generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese una ingente fornitura di vino rosato per le proprie truppe.

Se la generazione di Piernicola è la prima della famiglia ad avere interrotto la regola dei cinque figli, non si è certo fermata la straordinaria qualità dei vini dell’azienda, commentati da Riccardo Cotarella e Luigi Salvo. Nati da un uvaggio a base prevalente di negroamaro, con una leggera aggiunta di malvasia nera di Lecce, i Five Roses conservano nel tempo una gustosa vena floreale, un fruttato saporito persino nelle annate più mature, come la 1993 e la 1997, e una solida stoffa al palato. Una delle grandi bandiere della Puglia, il negroamaro è vitigno versatile e generoso, capace di conservare una acidità animata e un colore vivo, anche a distanza di parecchi anni. Non esattamente un “rosatello” facile, anzi, perfetto da abbinare, specialmente nelle annate più adulte, con grandi secondi di carne, complici le solenni speziature che emergono dal bicchiere. E se qualcuno dubita della tenuta di due rosati vinificati ai tempi della presidenza Clinton (giusto per rimanere in tema), è bene che faccia un salto dalla famiglia De Castris: il vino dura molto più dei mandati presidenziali.

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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