“A Tavula Cunzata” di Masseria Carminello: successo confermato
La formula era tanto semplice quanto straordinaria: unire letteralmente, nei gusti, nei profumi, nei colori, due “paradisi gastronomici” unici al mondo e che il mondo ci invidia, come l’agroalimentare ragusano con il territorio dell’Etna. Ed in questo Giovanni Samperi e Antonio Rosano, titolari di Masseria Carminello in quel di Valverde, nell’hinterland etneo, col tempo sono diventati dei maestri. Tanto che ogni loro evento (sarà perché, oltre che in cucina, sono bravi anche coi social!) registra quasi sempre il sold out. Bene, aggiungiamo noi, se si tratta di veicolare l’antica tradizione siciliana con la più avanzata tecnologia.
Facebook o Twitter a parte, però, il fatto comunque rimane: il sold out (in pratica un tutto esaurito che ha costretto Masseria Carminello anche nell’ultimo evento a rispedire al mittente centinaia di prenotazioni) c’è stato anche lo scorso 8 marzo, quando ha preso vita in serata la 6^ edizione del percorso enogastronomico “A Tavula Cunzata”. Spieghiamolo subito: non era un evento dedicato alla festa della donna, anche se Samperi e Rosano diplomaticamente e abilmente hanno ricollegato il mondo della cucina con quello delle mamme, delle nonne, delle mogli e, da qui allora, il volto femminile dell’evento e la data in concomitanza. Ma, a nostro avviso, se una prima donna realmente c’è stata, allora questa è stata la Sicilia in tutto il suo splendore, turistico e alimentare. Così proprio il territorio etneo ha ospitato tutta la ricchezza de “Il cibo degli iblei” (questo il tema dell’appuntamento). Ospiti d’eccezione i tre pasticceri Mattia Albertin, Francesca Tiranti e Luca Russo, tra i protagonisti di un noto programma televisivo dedicato ai dolci, Bake Off Italia – Dolci in forno, in onda su Real Time, e che per l’occasione hanno preparato dei tipici dolci siciliani, dando innanzitutto prova di simpatia e di stare al gioco, a maggior ragione per il fatto che nessuno dei tre è nato in Sicilia (Mattia Albertin è veneziano, Francesca Tiranti è romana e Luca Russo napoletano). Ma andiamo con ordine perché, prima di arrivare al dolce, i palati degli ospiti sono stati ben bene conquistati con sapori intensi e riconoscibili, soprattutto per chi ama quella fetta di mondo che è Ragusa e la sua provincia agricola. Così dagli antipasti con Cosacavaddu Ibleo, Salamino d’asino ragusano, Capunatina, Liatina, Scaccie ragusane, Cuipudda di Giarratana o funnu, Provola Iblea, Ova a muricaneda, Fasulina a pizzaiola, si è poi passati ai primi piatti con Cavati di ricotta con sugu di maiali, Turtera di pasta ricotta e sasizza; ai secondi, Cunigghiu a partuisa, Sausizza ccà sarsa; ad accompagnare il tutto, il Cerasuolo di Vittoria di Paolo Calì; ed infine i dessert, con i dolci siciliani realizzati a vista dai pasticceri ospiti, presentati da Valentina Grippaldi, cassata e cannoli, oltre a M’panatigghi dell’Antica Cioccolateria Bonajuto e Cioccolata modicana, su cui si è sposata perfettamente la degustazione dell’Amaro Ménnula.
A gestire abilmente il menù con centinaia di porzioni (doppio plauso per lui se si considera che nella stessa serata ha gestito due sale con menù diversi!), il cuoco di Masseria Carminello, Fabio Leocata, che vanta già, nonostante la giovane età, una lunga esperienza sul territorio etneo ed egli stesso chef catanese con radici a Nicolosi. Al termine dell’evento, abbiamo scambiato due chiacchiere con i pasticceri, per la prima volta in Sicilia come pastry chef, per tastare la loro simpatia a telecamere spente.
Mattia Albertin, ex rugbysta professionista cresciuto tra i pani e i grissini di uno zio panificatore, ha preso da lì lo spunto per la sua passione. Dalla durezza del rugby così è passato alla dolcezza della pasticceria. “La Sicilia – ha detto – è sempre stata per me un punto di riferimento per i dolci. La tradizione isolana è un bel punto di arrivo per chi vuole imparare. Qui stasera è stato un gioco per me appassionante, soprattutto perché da veneto ho realizzato un dolce siciliano e l’ho proposto a dei siciliani. Ancora ho tanta voglia di imparare”.
Affinità con la Sicilia le riscontra Luca Russo, partenopeo, che ha iniziato ad amare la pasticceria grazie alla compagnia delle sue nonne durante l’infanzia. “Spesso si mettevano a cucinare – ha raccontato – e allora chiedevo e curiosavo, soprattutto con i dolci. Da lì iniziai da solo a prepararli. Al programma di Real Time mi chiamarono come riserva. Adesso il mio obiettivo è aprire un’attività che possa proporre una tipologia di dolci fino ad oggi inediti”.
Anche Francesca Tiranti ha cominciato da bambina, con la nonna, ad amare e a realizzare dolci. La sua candidatura al programma è stata inviata quasi per scherzo, dopo che a dicembre ha realizzato oltre sette chili di biscotti. “Da un po’ di incoscienza è nata questa avventura – ha detto ai nostri microfoni – e sono anche stata licenziata per la mia troppa lontananza dal lavoro. Ma non importa, perché la mia vita è letteralmente cambiata. Amo follemente i dolci siciliani, tanto che nel programma sia la torta dei casting che il dolce della puntata finale li ho fatti ispirandomi alla “mia” Sicilia 2.0. Datemi crema di ricotta, arance, cioccolato e farete di me una donna felice. Ora il mio sogno è scrivere il libro che tutti mi chiedono, le mie ricette, ed aprire una pasticceria”.
Beh, che dire?! Anche la prova simpatia di questi tre ragazzi genuini è stata superata!