Donatella Cinelli Colombini racconta a EnoNews l’evento “Cantine Aperte”

Un appuntamento da non perdere quello che si svolgerà nell’ultima domenica di maggio e che metterà in fermento (mai parola fu più appropriata) molte cantine del Bel Paese. I custodi dei nettari di Bacco, infatti, apriranno le porte all’evento più atteso dell’anno: “Cantine Aperte”. La manifestazione, ideata nel 1993 da Donatella Cinelli Colombini, è diventata, in un quarto di secolo, la kermesse che ha segnato il cambiamento dell’accoglienza nello scenario enoico. Un mondo che si è aperto anche a chi del vino aveva solo l’idea ma non la consapevolezza dell’intenso lavoro svolto dai produttori. Quest’anno, appunto, si festeggerà l’edizione n. 25 e, come tutti gli anni, le cantine socie del Movimento Turismo del Vino accoglieranno estimatori, famiglie o semplicemente curiosi intenti a scoprire o approfondire gli “arcani” del magico mondo del vino. Sarà possibile degustare vini, sentire il profumo della natura, osservare tralci di viti che in pochi mesi regaleranno nettari pregiati, assaggiare prodotti tipici del luogo. Un tripudio e un omaggio al vino, e non solo! Una vera festa che unirà appassionati e neofiti, perché come sempre il vino crea unione e convivialità. E’ stato raggiunto un traguardo importante: accogliere sempre più numerosi visitatori appassionati o alla prima esperienza piena di curiosità. Non dimentichiamo che l’ideatrice di questa sempre più quotata esperienza è  Donatella Cinelli Colombini, che si racconta così al nostro giornale.
Quest’anno si festeggerà la 25° edizione di Cantine Aperte, la manifestazione creata da Lei nel 1993. Si aspettava tanto successo?
“Ci speravo, ma solo perché io sogno spesso ad occhi aperti. Sembrava impossibile nel 1993, c’erano 25 cantine aperte al pubblico in Italia ed ora sono 22.000”.
Cosa l’ha spinta a creare il “Movimento Turismo del Vino” e quindi l’evento “Cantine Aperte”?
“Avevamo fatto un sondaggio fra i visitatori delle cantine VIDE – Vitivinicoltori Italiani di Eccellenza – e risultava che l’unica comunicazione efficace per attrarre i visitatori in cantina era il passaparola. Quindi bisognava creare il primo anello della catena umana di propagazione portando fra le botti il maggior numero possibile di visitatori. Per farlo era necessario unire le forze e proporre un’iniziativa così nuova e grande da fare breccia sull’opinione pubblica. Da questo nacque l’idea di Cantine Aperte che nella sua prima edizione si chiamava “Operazione Cantine aperte” e riguardava 100 aziende toscane”.
Qual è il suo ricordo della prima edizione?
“Ricordo la preoccupazione, la paura di fare un buco nell’acqua. I giornalisti avevano scritto articoli per amicizia ma nessuno realmente credeva che i turisti avrebbero bussato alle porte delle cantine. Ci furono 5.000 visitatori che sembrarono un’enormità in quei luoghi ancora senza cartelli, senza personale formato, senza circuito per le visite, senza punto vendita…”
E’ cambiato, secondo Lei, il rapporto tra produttori e  visitatori negli ultimi anni?
“Come in tutte le offerte turistiche, siamo nella fase di passaggio dal prodotto “al naturale” a quello strutturato. Le cantine chiamano le ditte specializzate per arredare il punto vendita e assumono giovani poliglotti per migliorare l’accoglienza. I turisti del vino sono sempre più numerosi e più esigenti; gli stranieri arrivano con i wine tours organizzati, gli italiani non prenotano e arrivano in coppia o con gli amici durante il weekend, ma tutti usano Internet per cercare la cantina da visitare”.
Quali saranno le sue prossime iniziative?
“La proposta enoturistica più bella della cantina Casato Prime Donne a Montalcino è la degustazione itinerante enomusicale comprensiva dei video proiettati sui nuovi tini tronco conici. I visitatori si emozionano, è una cosa nuova, bella e studiata in ogni dettaglio. Alla Fattoria del Colle – dove abbiamo cantina, agriturismo vinoterapia e ristorante – proponiamo weekend interi dedicati ad assaggi, visite ed esperienze coinvolgenti come quella del “piccolo enologo”, che permette di creare il proprio vino supertuscan. Il prossimo passo sarà uno spazio sotterraneo di 450 m2 per l’affinamento del vino in bottiglia, dove ci sarà una sorpresa multisensoriale per i visitatori. Per concludere, vorrei dire due cose: il vino è cultura come il design e come la musica. Tutti possono capire il vino e il turismo del vino aiuta questa comprensione che avviene prima con il cuore e poi con il cervello: il vino va amato e rispettato”.

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Agata Faro

Ha seguito il richiamo della sua passione attraverso la serie di corsi per conseguire gli attestati dei vari livelli di sommelier AIS, fino al riconoscimento dell’abilitazione professionale. Iscritta dal 2012 nell’elenco generale degli esperti degustatori vini D.O., presso l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, il suo motto è “Degustare in viaggio”. Ritiene, infatti, che il modo migliore per comprende un vino e la storia di chi lo produce è quello di vivere il territorio. Dal 2011 collabora con EnoNews raccontando di viaggi, degustazioni, e di buona cucina.

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