Zafferana Etnea: una serata in rosa con cinque aziende e un fuori concorso
Nell’elegante enoteca Vin-Canto di Zafferana, con l’impeccabile e fantasiosa mise en place di Diana, titolare insieme a Renato, si è svolto domenica 8 aprile l’evento Etna’s Five Roses, un’amichevole “sfida” fra cinque cantine del versante nord dell’Etna, più precisamente del territorio compreso fra le frazioni del comune di Castiglione di Sicilia (Solicchiata, Passopisciaro ecc.) e Randazzo. Oggetto del cordiale contendere, i rosati di loro produzione, tutti ottenuti da nerello mascalese. Nei calici un’ampia gamma di sfumature di colore, quasi fossero cinque diverse tipologie di rose, alle quali non vogliamo attribuire descrizioni di tipo tecnico da scheda analitico-descrittiva. Ciascun vino degustato è il frutto di una determinata concezione e filosofia produttiva della cantina e dell’enologo. Il denominatore comune è il territorio Etna, che regala vini che riescono ad essere mediterranei e continentali allo stesso tempo, vini che beneficiano dell’altitudine di montagna, dei terreni tipici di un vulcano e contemporaneamente dei caratteri di una costa marina. Possono essere sapidi e fruttati, freschi e di facile beva, ma ancora, maestosi, profondi e, spesso, di grande corpo.
In degustazione Piano dei Daini 2016, Tenute Bosco, azienda nata nel 2011. L’agronomo Salvo Giuffrida ci ha raccontato che proviene da un vigneto molto vecchio a circa 700 s.l.m., è prodotto con vinificazione in bianco da nerello mascalese, non fa macerazione sulle bucce. Viene affinato sulle fecce fini (sur lie). Ha delle note minerali quasi sulfuree, piacevoli note agrumate; in bocca un’acidità sostenuta.
Terrazze dell’Etna, azienda nata nel 2008, quella sera rappresentata da Fabio Vassallo, responsabile commerciale. Degustiamo il rosato annata 2015. E’ prodotto mediante vinificazione in bianco con una notte di macerazione sulle bucce, l’affinamento avviene poi in acciaio e in bottiglia. Presenta sentori di mela rossa e pesca con accenni balsamici e minerali. In bocca è sapido, fresco e di buona struttura.
Tenuta delle Terre Nere, di Marco De Grazia, rappresentata quella sera da Marco Ciancio, responsabile pubbliche relazioni. Il rosato 2016 in degustazione è prodotto da nerello mascalese, fa vinificazione in bianco con macerazione sulle bucce per 12 ore a bassa temperatura in acciaio. Al naso presenta note di ciliegie e fragoline mature, non mancano le note minerali. In bocca una gradevole acidità.
Pietradolce, azienda nata nel 2005, i vigneti si trovano nella frazione di Solicchiata. L’agronomo Giuseppe Parlavecchio ci descrive un po’ la filosofia e la storia dell’azienda. Ci presenta l’Etna Rosato 2016, da uve nerello mascalese. Viene vinificato con pressatura soffice e alcune ore di macerazione sulle bucce. Affina in acciaio. E’ un rosato di ottima personalità, con note minerali e fruttate al naso, buona acidità e persistenza al palato.
Infine lo Zahra, annata 2014, dell’azienda Destro, cantina fondata nel 2000 con sede nella frazione Montelaguardia alle porte di Randazzo, prima vendemmia nel 2007. Giuseppe Destro ha rappresentato e illustrato per noi l’azienda di famiglia e il vino in degustazione, un rosato che fa macerazione a freddo sulle bucce da 12 a 24 h, molto complesso al naso, con note fruttate di lampone, ciliegia, fragoline e piacevoli sentori terziari. Perfetta corrispondenza al palato, ancora di buona acidità, struttura notevole e di una certa persistenza con note di piccoli frutti di bosco.
La serata si è conclusa con una cena offerta da Diana e Renato, durante la quale è stato abbinato un rosato fuori concorso, quasi uno special guest, il Primae Rosae dell’annata 2016 dell’azienda Primaterra, piccola realtà vinicola nata nel 2003 in Contrada Sciaranuova, fra Passopiasciaro e Randazzo dalla passione di Camillo Privitera e Tiziana Gandolfo per la terra e per il vino.
Un sentito ringraziamento va ai produttori delle tante aziende dell’Etna che con tanta passione, fatica e competenza lavorano per valorizzare sempre di più il territorio e i suoi frutti ma anche a chi, come Diana e Renato, fanno da entusiasti intermediari nella comunicazione e conoscenza di questa ogni giorno più viva e feconda realtà chiamata Etna.