Tutto quello che c’è da sapere sugli home restaurant

La Camera ha appena approvato la proposta di legge sugli home restaurant dopo una revisione delle commissioni parlamentari coinvolte nel tema. In teoria, chiunque voglia aprire una attività di home restaurant non dovrà fare altro che comunicare al comune competente la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA). Nessuna iscrizione al registro degli esercenti il commercio; nessuna burocrazia. Almeno in teoria.

Gli interessati, infatti, in attesa del parere del Senato, potranno ingannare il tempo con le decine di polemiche esplose, a partire da quella infelice locuzione inglese – home restaurant, appunto – subito contestata dall’Accademia della Crusca, a favore dell’italiano ristorante domestico.

Al di là delle questioni linguistiche, i problemi sono ben altri, a partire dall’oggetto stesso della legge.

Secondo quanto approvato dalla Camera, l’attività di ristorazione di genere home restaurant deve essere esercitata solo da persone fisiche, in abitazioni private,  garantendo trasparenza, tutela dei consumatori e leale concorrenza, nell’ambito dell’economia della condivisione.

Più specifico l’articolo 2, secondo il quale un ristorante, se vuol essere fedele alla propria caratteristica domestica, o home, deve esercitare tutte quelle attività che la rendono tale. L’attività deve allora essere finalizzata alla condivisione di eventi enogastronomici, pubblicizzati e prenotati esclusivamente su una apposita piattaforma su internet (no telefonate, no contanti). Dovrà essere esercitata da persone fisiche (escluse dunque le società), dentro abitazioni (non edifici commerciali),  non necessariamente di proprietà ma comunque in cui si abbia la residenza o il domicilio, all’interno delle quali vanno preparati i pasti previa prenotazione obbligatoria del cliente su apposita piattaforma digitale..

Gli attori coinvolti

Sono tre, secondo la legge, le tipologie di attori coinvolti: il gestore, l’utente operatore cuoco e l’utente fruitore.

Gestore è colui che gestisce la piattaforma digitale finalizzata all’organizzazione di eventi enogastronomici; siti papabili a svolgere il compito, come Gnammo, attualmente il principale portale. Chiunque voglia aprire un home restaurant dovrà iscriversi ad una piattaforma, il cui gestore avrà facoltà – non l’obbligo – di ottenere dal richiedente una forma di pagamento. Sul gestore ricadono una lunga serie di doveri.

  • Ottemperare alle disposizioni in materia di trattamento dei dati personali e fornire le informazioni ai soggetti competenti.
  • Verificare che gli utenti operatori cuochi abbiano stipulato un contratto di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dall’attività di home restaurant e che siano in possesso dei requisiti previsti dalla legge per lo svolgimento dell’attività di home restaurant.
  • Verificare che l’unità immobiliare ad uso abitativo sia coperta da un contratto di assicurazione per la responsabilità civile verso terzi.
  • Fornire al cliente le corrette informazioni relative al servizio offerto e ai contratti di assicurazione, chiarendo in maniera esplicita la tipologia non professionale dell’attività di ristorazione.

Utente operatore cuoco è il soggetto che, attraverso l’iscrizione alla piattaforma digitale, gestisce materialmente l’attività di home restaurant.

  • Può avvalersi di una non meglio specificata propria organizzazione familiare.
  • Può utilizzare una parte di unità immobiliare ad uso abitativo senza dovere mutare la destinazione d’uso. Tuttavia, la parte di immobile coinvolta deve possedere i requisiti di abitabilità e di igiene richiesti per una attività del genere.
  • Deve rispettare le procedure dell’HACCP.
  • Deve avere sottoscritto un contratto di assicurazione per la copertura dei rischi derivanti dall’attività di home restaurant e un altro di assicurazione del proprio immobile per la responsabilità civile verso terzi.

Utente fruitore è il cliente. Il cliente potenziale deve essere accettato dall’utente operatore cuoco, il quale – essendo pur sempre un padrone di casa – ha facoltà di rifiutare la prenotazione.

La piattaforma digitale

Forse il punto più contestato della legge. Una sorta di centro di gravità digitale attorno al quale ruota tutta l’attività: esercizio, pubblicità, pagamenti. In assenza di una piattaforma su internet persino la definizione di home restaurant perde di senso. Tutte le attività di ristorazione domestica  dovranno passare da una delle piattaforme disponibili in rete, sempre e comunque. Anagrafica, prenotazioni, eventuali cancellazioni: tutto dovrà essere gestito dalla piattaforma. I pagamenti? Ammessi solo in forma elettronica; il contante è escluso.

L’esclusione dei B&B

Un secondo punto assai discusso è quello del divieto di attività di home restaurant all’interno di strutture in cui sono esercitate attività turistico-ricettive in forma non imprenditoriale o attività di locazione per periodi di durata inferiore a trenta giorni. Chi ha un B&B non può svolgere attività di home restaurant; almeno non dove si trova il B&B.

Il limite dei proventi e dei coperti

Terzo punto di discussione, assai infuocato, è il limite posto dalla legge ai coperti realizzabili nell’arco dell’anno solare (massimo 500) e soprattutto ai proventi, i quali non devono essere superiori ai cinquemila euro.

Una proposta di legge, in sintesi, assai vincolante, che ha naturalmente incontrato il favore delle associazioni di categoria, come la FIPE, e dei ristoratori di professione. Scontenti, com’era prevedibile, i ristoratori “casalinghi”, vincolati da una alfabetizzazione digitale di cui non tutti godono (non solo tra i clienti) e soprattutto, da un tetto annuo di introiti troppo esiguo, almeno al netto degli adempimenti richiesti dalla legge. Tra HACCP, assicurazioni e tasse – dicono – rimarrebbe ben poco in tasca.

Solo il comma 1 dell’articolo 4, apre uno spiraglio: le disposizioni – dice – non si applicano alle attività non rivolte al pubblico o comunque svolte da persone unite da vincoli di parentela o di amicizia, in quanto attività libere e non soggette a procedura amministrativa. In questo caso niente home restaurant; si tratta solo di social eating.

C’è da aspettarsi un aumento esponenziale di table d’hôte tra amici perfettamente sconosciuti? In fondo, come diceva Gene Hackman ne Il Socio, la differenza tra elusione ed evasione fiscale non è quella fissata dal fisco, ma quella stabilita da un buon avvocato.

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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