Tasca D’Almerita e una visione del vino in Sicilia

“Siate affamati, siate folli”, è la frase che Steve Jobs rivolse ai neolaureati di Stanford nel 2005. Una delle personalità più visionarie della nostra epoca, esortava alla follia come mezzo per cambiare il mondo.
Giuseppe e Lucio Tasca d’Almerita sono stati i visionari del vino in Sicilia. Dal 1959, anno in cui Giuseppe impiantò perricone e nero d’Avola sulla collina di San Lucio, creando le basi per il primo vino da vigna unica in Sicilia, fino ai primi anni ’80, quando Lucio decise di scommettere su due vitigni internazionali, chardonnay e cabernet sauvignon.
La storia di questa famiglia si intreccia strettamente con quella della terra sicula che tanto le deve. Estremo rispetto per il territorio, un occhio di riguardo alla sostenibilità e una visione imprenditoriale avanti anni luce rispetto a quella diffusa in quegli anni, queste le armi della famiglia.
Fino a quando Lucio Tasca non rischiò, portando in Sicilia chardonnay e cabernet sauvignon, nessuno avrebbe investito su questi vitigni e sui vini che sarebbero nati.
Contrariamente a quanto si credeva circa 40 anni fa, questi due vitigni internazionali riuscirono a stupire e diedero vita a due vini d’eccellenza che diventarono capisaldi del panorama vinicolo regionale e fecero conoscere la Sicilia a livello internazionale.
Il 30 maggio, nella splendida cornice di Acitrezza, al Grand Hotel Faraglioni, si è svolta una suggestiva degustazione organizzata da Ais Sicilia che ci ha permesso di conoscere i due vini di Tasca d’Almerita nati da chardonnay e cabernet sauvignon. Tre annate per ciascun vino che sono riuscite a farci apprezzare anche l’evoluzione che questi vini hanno avuto nel tempo e la diversa modalità di produzione in base ai tempi e alle scelte stilistiche. Vini che hanno mostrato diverse peculiarità a seconda dell’annata; dalle caratteristiche evolutive delle annate più vecchie, alla forza e alla personalità di quelle più giovani. In degustazione le annate 2008, 2016 e 2019 dello chardonnay Vigna San Francesco e 2008, 2015 e 2018 del cabernet sauvignon Vigna San Francesco.
A guidare sapientemente la degustazione, due mattatori del vino, Camillo Privitera, presidente di Ais Sicilia e Corrado Maurigi, collaboratore storico dell’azienda che vide la nascita e lo sviluppo del progetto della tenuta di Capofaro a Salina.
Per concludere la serata, sulla bellissima terrazza vista mare, lo chef Simone Strano ha deliziato il palato dei presenti con sfiziosi stuzzichini.
La conduzione frizzante dei due relatori, i vini straordinari e la perfetta organizzazione di Mariagrazia Barbagallo e Tiziana Gandolfo, hanno reso questa serata di inizio estate un bellissimo ritorno alla normalità dopo due anni di restrizioni.

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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