Bacco in Porto: grande successo! La Sicilia raccontata con il vino

DSC_0239Dodici vini, 12 aziende, 12 sommelier e 150 wine lovers sono i numeri vincenti di Bacco in Porto, il Wine Tasting pubblico organizzato dall’Associazione italiana sommelier Sicilia, tenutosi presso il porto turistico di Marina di Ragusa il 21 agosto scorso.
La presenza della delegazione di Ragusa e l’impegno del delegato Giuseppe Bonaventura hanno permesso che la Sicilia e il suo territorio venissero raccontati in piazza attraverso un percorso, un viaggio immaginario di colori, profumi e sapori guidato dal presidente regionale dell’AIS Camillo Privitera. Un excursus che ha toccato punti chiave della storia della viticoltura siciliana, dall’Etna alla costa sud e dalla patria del Cerasuolo fino ai promontori palermitani. Abbiamo degustato i principali vitigni autoctoni, dal carricante al catarratto, dal grillo al moscato, per i bianchi, e dal nero d’avola al nerello mascalese per i rossi.
I produttori presenti, Marilina Paternò per la cantina Paternò Castello, Marco Calcaterra per l’azienda Avide, Davide Catania in rappresentanza della azienda Gulfi e i distributori Luigi Greco e Claudio Mazza hanno arricchito con spunti d’interesse la degustazione, raccontando storie di famiglie e di territori che costituiscono pezzi unici ed originali dello stesso puzzle.
Un solo intruso, non siciliano, ideale per iniziare con effervescenza e dinamicità la serata, il prosecco superiore DOCG Màs de Fer Extra Dry dell’Azienda trevigiana Andreola, un Cru selezionato dalla famiglia Pola dal perlage fine e persistente.
Il viaggio tutto siciliano è cominciato dall’Etna, un carricante dell’annata 2013, il Buonora di Tascante, il progetto della storica azienda Tasca d’Almerita approdata di recente sul versante nord della “muntagna” per scoprire la mineralità e le note di zolfo della terra vulcanica nella zona di Castiglione di Sicilia.
Dall’Etna alla costa d’Africa, nel territorio di Menfi dove l’azienda Mandrarossa, in una zona vocata anche per i vitigni internazionali, coltiva nell’omonima contrada Urra di Mare, un Sauvignon blanc tutto siculo, che gode dell’influenza del mare. Intenso, agrumato e con sentori di menta è fresco e presenta note minerali.

Abbiamo proseguito verso Camporeale (PA) in contrada Mandranova dove l’Azienda Alessandro di Camporeale produce Benedè, un bianco da uve catarratto, uno dei vitigni autoctoni più antichi del panorama vitivinicolo siciliano che rappresenta una delle varietà a bacca bianca di spicco dell’isola. Fragrante e fruttato ha un bouquet intenso e la sua freschezza ed eleganza donano piacevolezza al naso e in bocca.
Un salto verso la costa est ci ha portati da Flo, il moscato bianco secco vegano di Marilina e Federica Paternò prodotto a San Lorenzo, località marina tra le più belle dell’isola tra il barocco di Noto e la riserva di Vendicari. Aromatico e fresco, Flo è accattivante, incuriosisce e affascina anche chi ha un palato fine.
Per completare la batteria dei bianchi non si poteva non degustare il grillo, figlio di Catarratto e zibibbo è un vitigno potente, deciso ed illuminante, non per niente Baglio del Cristo di Campobello l’ha chiamato Laluci, e nasce in un terreno calcareo a 300 mt s.l.m. tra Licata e Agrigento, nella costa sud. I vigneti, vegliati dal Cristo Ligneo venerato dagli abitanti di Campobello di Licata, generano un vino elegante, floreale e agrumato con una interessante mineralità, uno degli orgogli della famiglia Bonetta, sempre attenta ad equilibrare tradizione ed innovazione.
L’anello di congiunzione tra i bianchi e rossi non poteva che essere un rosato, di quelli tosti, da uve nerello mascalese, le stesse utilizzate per l’Etna rosso, prodotto dall’azienda Primaterra, cara al nostro Presidente Camillo Privitera, che, nonostante il legame affettivo al Primarosa 2014, è riuscito a descrivere le note gusto olfattive con obiettività. Figlio del vulcano, Primarosa, accontenta  anche i più esigenti e facilita abbinamenti a volte insidiosi.


Hanno giocato in casa tre rossi, simbolo della produzione vitivinicola iblea: il Frappato dell’azienda Feudo di Santa Tresa, vitigno autoctono che insieme al fratello nero d’avola dà vita al Cerasuolo di Vittoria, unica DOCG siciliana ed orgoglio dell’omonimo Consorzio. Di pronta beva, accompagna i pasti, anche i meno elaborati, è fresco con una buona acidità.
Dal frappato al Cerasuolo di Vittoria  il passaggio è stato obbligato. L’azienda Gulfi e Massimo Catania realizzano nel territorio di Chiaramonte Gulfi, nella vigna Stidda, un Cerasuolo frutto del connubio tra la forza del nero d’avola e la gentilezza del frappato in un’agricoltura biologica che non prevede l’irrigazione dei vigneti. Forte e vigoroso al naso è intenso con prevalenza di frutta rossa, in bocca è fresco morbido con una buona sapidità.
Sempre nella patria del Cerasuolo, nel territorio di Comiso nasce il Cerasuolo di Vittoria dell’Azienda Avide rappresentata da Marco Calcaterra. Una storia di sigilli notarili ed una vinificazione presente già nel lontano 1882. L’annata  2013 ha una buona complessità olfattiva con prevalenza di sentori fruttati e conserva ancora freschezza.

Il nostro viaggio nella Sicilia del vino ha un punto di riferimento su cui siamo tornati più volte nel corso della serata: l’Etna. Annunciata più volte la sua presenza, il nerello mascalese è arrivato elegante e tannico con il Cavanera 2011 Firriato, azienda che, come tante altre realtà siciliane, da anni  ha investito nel territorio dell’Etna perché particolarmente vocato per produrre vini longevi. Il nerello ha bisogno di tempo per maturare, il colore è scarico e identificativo, ha un’intensità olfattiva notevole di frutta rossa e spezie. Il tannino deciso e morbido dona eleganza e persistenza.
Passando da una parte all’altra della Sicilia, il viaggio si è concluso nel territorio del Belice, nella provincia di Trapani, a Santa Ninfa dove l’azienda Barone Montalto produce Ammasso, un blend di nero d’avola, nerello mascalese, cabernet sauvignon e merlot, prodotto con la tecnica ancestrale dell’ammasso, praticata attraverso quattro fasi, che vanno dalla selezione delle uve alla vinificazione, passando per un periodo in cui le uve raccolte vengono poste in “fruttaia” per il processo dell’appassimento. Dal residuo zuccherino leggermente più elevato, determinato dall’appassimento, è piacevole e persistente, l’ideale per chiudere il cerchio.
Bacco in porto, però,  non si è concluso, sciolte le righe del Wine Tasting, è stato possibile degustare le delizie iblee messe a disposizione dalle aziende Agromonte, Bubalus, Colli Iblei, Hiblasus e Minardo.
Impeccabile, come sempre, il servizio dei sommelier Ais, capitanati per l’occasione da Salvo Di Bella e dalla delegata di Catania Mariagrazia Barbagallo.

@Flavia Catalano

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Flavia Catalano

Nata in quella che fu anche la città di Eschilo, vive a Catania da più di dieci anni. Laureata in giurisprudenza, perché nella Giustizia crede fermamente, completa il suo percorso formativo diventando Avvocato e Specialista in professioni legali. Oggi è un temutissimo liquidatore assicurativo. Donna volitiva, testarda e determinata affina le sue innate doti manageriali frequentando un master in gestione e sviluppo delle risorse umane. Le scommesse che ama vincere sono quelle con sé stessa. Considera gli ostacoli un’opportunità; dal corso di vela ha imparato che anche controvento “virando” e “strambando” prima o poi al porto si arriva. Ama esercitare le sue corde vocali guardando le partite della “Signora”. È un’appassionata collezionista di scarpe e borse. Non ha mai giocato con le bambole, e le principesse non rientrano tra le sue muse ispiratrici. Specialista in problem-solving, ritiene che il modo più veloce ed efficace per trovare una soluzione sia osservare il problema dalle isole caraibiche. Folgorata dall’incontro con Bacco, oggi il suo sangue ha un’alta gradazione alcolica. Sommelier e degustatrice ufficiale AIS, collabora con EnoNews dal 2013

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