Vita e opinioni del Marsala, vino gentiluomo
Se le pagine del disciplinare del Marsala necessitassero di una copertina, la più degna sarebbe quella di Houses of the Holy dei Led Zeppelin: percorrere con gli occhi le scoscese strade tracciate dai legislatori, infatti, non è poi così diverso dal seguire a piedi l’itinerario dei massicci pietroni altalenanti della Giant’s Causeway. Pubblicato per la prima volta nel 1963, sono in molti, oggi, a esprimere perplessità sulle menti allora chiamate a tracciarne il quadro normativo di tutela: uomini corrotti da patologica passione per la tassonomia estrema? pubblici funzionari in cerca di vendetta? lettori appassionati di Kafka? Il mistero rimane.
Schiacciato tra i labirintici meandri di fantasiose sigle (Italia Particolare, Superiore Old Marsala, London Particular, Garibaldi Dolce, Old Particular, Choice Old Marsala, Particular Genuin, Pale Dry, Italian Marsala), imbastardito con uova, nocciole, mandorle e creme, il Marsala ha generato nevrosi in generazioni di consumatori, finendo dimenticato tra i ripiani delle cucine, tra i filtri del tè e le boccette delle spezie.
Pur sottoposto a ripetute cure snellenti tra il 1987 e il 2011, il disciplinare del Marsala non è ancora quella Stairway to Heaven che vorrebbe essere. Ne sa qualcosa Michele Miceli, brand ambassador di Intorcia, storica azienda produttrice protagonista di un percorso di degustazione e abbinamento alle Ciminiere di Catania nell’ambito della manifestazione Expo Food & Wine.
Appassionato e preparato, Michele Miceli ha ritenuto opportuno fare da guida nel labirintico mondo del Marsala, declinandone le regole e la lunga storia, prima di presentare quattro prodotti della linea Heritage di Intorcia. Heritage, eredità, quella raccolta da Francesco, attuale conduttore dell’azienda, deciso a portare avanti la tradizione di famiglia.
Una degustazione, quella condotta da Michele, cominciata con un Marsala Riserva Vergine 1980, dal colore ancora giallo vivo, ricco di sensazioni legate al fieno, agli agrumi, alla frutta secca e dalla bocca salina e rinfrescante. Un prodotto versatile, diversamente combinabile al cibo giocando con le diverse temperature di servizio: a circa 8° ideale con una fetta di pane condita con olio, uova di ricci e bottarga di tonno; a 16° con un solido Parmigiano Reggiano DOP 60 mesi.
Segue, in anteprima, un Marsala Oro semisecco Riserva 2012, ancora vivido e profumato di fiori, sale e frutta gialla, morbido e lungo al palato, servito con formaggio Asiago con cipolle in agrodolce e miele di zagara.
Si passa poi al Marsala Superiore Ambra semisecco 1994, di un bel colore topazio e di grande intensità al naso, con note di torrefazione, spezie e frutta candita. Sontuoso e gentile in bocca, abbinato ad una caponata di melanzane con cacao amaro e mandorle tostate.
Chiude il Marsala Ambra dolce Riserva 1980, carico e brillante alla vista, esaltante nelle sue note balsamiche e fumé, alternate al caramello e alla frutta secca. Dolce ma non stucchevole, vivo al palato, assaggiato con una cialda croccante con ricotta e scorze di arancia candita.
Quale futuro, ci chiediamo, per un vino tanto importante e versatile come il Marsala? Confidando nella buona volontà di consorzi e ministeri, un futuro di speranze, affidate certamente a personaggi capaci come Francesco e Michele.