Significar Mangiando: quando il cibo diventa arte teatrale allo stato puro

Sulla scena del mondo il cibo è entrato quasi subito: la mela di Eva ci dice qualcosa? E già lì dovevamo capirlo che mangiare, e bere naturalmente, sarebbe stata la prima grande attività della nostra vita. Certo, che poi nei secoli il cibo si sia trasformato in arte, non c’è alcun dubbio. E così dai poeti ai filosofi passando per i tragediografi e commediografi, ma anche pittori, scultori, fumettisti… insomma possiamo ritrovare testimonianze antiche e moderne di quanto gli alimenti siano l’essenza stessa della vita. Non solo di quella fisica, ma anche di quella spirituale, se è vero che anche personaggi come Aristotele, Platone, Kant, Nietzsche, Montale, Trilussa, Tomasi di Lampedusa se ne sono occupati nelle opere e nelle loro esistenze. Ma un’arte siffatta e cotanto nobile ha bisogno di interpreti, di voci narranti che sappiano raccontare tutto il trasporto di questi cuori appassionati per il cibo. Il merito del Piccolo Teatro di Catania è quello di avere allestito un calendario che fino alla prossima primavera racconterà del cibo attraverso l’arte nell’ambito della rassegna teatrale Monofest ideata e promossa dall’associazione culturale NORA 2.0 e dall’associazione Città Teatro. Lo scorso 12 gennaio lo ha fatto con uno spettacolo all’apparenza divertente, rilassante ma che poi si è rivelato anche piuttosto profondo. Non solo per la pancia. Protagonisti di “Significar mangiando”, questo il titolo, sono stati l’istrionico Edoardo Siravo e l’affascinante Silvia Siravo. Padre e figlia, anima sublime (quest’ultima!) e corpo incandescente (il primo!), diavolo tentatore, Edoardo, e angelo incorruttibile, Silvia, che hanno impiegato non più di dieci minuti per avere tutto il pubblico divertito dalla loro parte. Eppure il grande lavoro di ricerca e di cucitura intorno al testo c’è e smaschera una cultura non indifferente dei due volti noti del teatro e della televisione italiani.

La performance cultural gastronomica, oltre agli attori, ha visto impegnato sul palco lo chef Danilo De Feo, cuoco professionista catanese, che ha realizzato dal vivo le ricette evocate dai due mattatori. Le degustazioni sono state curate con il supporto dell’Istituto  alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania, diretto da Daniela Di Piazza e rappresentato nella rassegna dalla docente Cinzia Viola.
Così attraverso la voce di Edoardo e Silvia Siravo hanno rivissuto sulla scena autori della letteratura e della filosofia mondiali: Achille Campanile, che in “Le seppie con i piselli” tra il divertente e lirico ci ragguaglia dell’alchimia del mare e della terra e descrive quest’accoppiamento e come “i loro destini siano legati ”. Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo” scrive della ricetta del timballo di maccheroni la sera in cui nella grande sala del ballo entrò Angelica in tutta la sua bellezza italiana. Non è mancata la lirica di Gozzano che nella poesia “Le golose” ha le idee chiare quando descrive le donne. Ed ancora Pablo Neruda ed Eugenio Montale con la sua poesia dedicata ai “Limoni”, Trilussa e le ricette di Gioacchino Rossini: “Per mangiare un ottimo tacchino – diceva il musicista pesarese – bisogna essere in due: io e il tacchino!”.
Ad accompagnare con maestria le scene con musiche originali il Maestro Alberto Asero. A conclusione della serata, gli ospiti hanno potuto degustare quanto realizzato in scena dallo chef Danilo De Feo e dal catering curato dall’Hotel Nettuno di Catania, partner ufficiale della rassegna Monofestfoodtheatre.
Al termine dello spettacolo (e della cena) abbiamo raccolto le testimonianze (e quanto restava dei loro pasciuti spiriti soddisfatti da cotanto cibo e da cotanto vino…) dei protagonisti. Che così ci hanno risposto!
“Divertente lo spettacolo – ha confessato Edoardo Siravo – ma un po’ più complesso cucirne le varie parti. Già gli odori della cucina ci preannunciavano che sarebbe stato uno spettacolo divertente. Di solito quando si divertono gli addetti ai lavori, si diverte di conseguenza anche il pubblico. Qui il cibo diventa anche arte. Da Proust ad Aldo Fabrizi, abbiamo scartato una enormità di cose che si potevano recitare. Mille e più racconti, a dimostrazione che il cibo fa parte della cultura di una nazione e sta vivendo un periodo buono”. E sulla nostra terra, Edoardo ha detto: “Sono romano di origini molisane, ma molti mi confondono per siciliano. Effettivamente la mia carriera per buona parte è stata ed è siciliana. Continuo a lavorare qui perché partecipo all’organizzazione del Teatro dei Due Mari a Tindari e ciò mi rende veramente felice”. E su quanti chili abbia preso quella sera, ci fa sopra una risata, mentre Silvia Siravo ha risposto: “Se papà continua a fare tournée in Sicilia, ne prenderà ancora, perché sono innanzitutto tour gastronomici. Conosce ogni luogo dove si mangia bene, ristoranti rinomati e genuini”. E su di lei, invece: “E’ stato anche per me divertente, anche se non so cucinare bene e ho improvvisato qualcosa ai fornelli. Una esperienza che ricorderò volentieri”. E poi, lo scoop giornalistico: “Sono stata concepita in Sicilia, esattamente a Siracusa, mentre papà lavorava al Teatro Greco per l’Inda”.
“Infatti la volevamo chiamare Linda…” ha detto ridendo Edoardo.
E alla domanda su quanto si possa innamorare una donna attraverso il cibo e il vino, Silvia ha detto: “Il fascino dipende anche dal gusto e dall’accoglienza, sicuramente. Ed anche una donna che mangia con appetito è altrettanto affascinante e gradevole”.
Infine, la domanda di rito per questa intervista esclusiva ad EnoNews: piatto e vino preferiti?
Silvia: “La mia passione per il gelato è innegabile, qui in Sicilia si traduce in passione per le brioches e le granite. Sul vino non mi pronuncio, bevo poco. Ma amo molto i vini dolci!”.
Edoardo: “Piatto preferito, il panino con la meusa, cibo da strada palermitano! Come vino, io sono più astemio di Silvia. Ma sono testimonial e proprietario di un filare di Sirah a Sambuca!”.
Poi è stata la volta dello chef Danilo De Feo: “La mia forza – ha detto – è stato il fatto che non riuscivo a vedere il pubblico e così mi sono concentrato solo sui piatti da realizzare. Vorrei ringraziare l’amico e collega Calogero Matina, che ci ha aiutato tantissimo nel progetto. Per la serata abbiamo iniziato con praline di fichi, noci e miele. Poi, seppie e piselli, con aggiunta di cioccolato al 70% grattugiato ed un cannolo scomposto. Poi, durante l’ode al pomodoro, abbiamo realizzato la classica bruschetta per concludere infine col timballo del Gattopardo”.
Cinzia Viola, referente del progetto, ha concluso: “I nostri ragazzi sono sempre pronti e preparati. Sono stati diretti in modo straordinario dagli chef De Feo e Matina. Avevamo già studiato i pezzi di stasera recitati e sono stati apprezzati. È bello avvicinare i nostri studenti anche all’arte teatrale!”.

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Antonio Iacona

L’Accademia Italiana di Gastronomia Storica, guidata dallo studioso e presentatore Rai Alex Revelli Sorini, ha nominato Antonio Iacona “Ambasciatore e Questore del Gusto” per la città di Catania, per il suo impegno nel diffondere le tradizioni enogastronomiche del territorio come strumento di sviluppo culturale, economico e turistico. Poeta, scrittore e giornalista catanese, laureato in Lettere Moderne, Antonio Iacona è sommelier, assaggiatore di olio, cura uffici stampa di eventi legati all’agroalimentare e collabora con numerose testate giornalistiche nazionali di enogastronomia. Dal 2013 cura l’ufficio stampa dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei.

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