“Tour de France” ad Etna samsara. Una passeggiata ideale tra i vigneti francesi
Dal debutto di Etna samsāra, lo scorso 1 agosto, sono passati pochi giorni, giusto il tempo di riprendere fiato. Questa terza edizione messa in atto dall’incubatrice d’arte che è Primaterra, riserva un vortice di emozioni e una qualità che si supera di anno in anno. Il tema scelto da Camillo Privitera e Tiziana Gandolfo ha il gusto orientale di culture e saperi lontani, in una dimensione che però appartiene a tutti noi. Dal sanscrito, la migliore traduzione del termine samsāra è “oceano dell’esistenza”, con riferimento all’intero ciclo vitale. Sintomo di un continuo scorrere, inafferrabile, irreprensibile. E nel vino l’unico comun denominatore, la corrispondenza di amorosi sensi, un sistema di valori e ideali in grado di resistere all’azione corrosiva del tempo, che ci eleva tutti ad uno stato più alto del sentire.
Il secondo appuntamento è distinto da un cambio di location. Causa maltempo, infatti, è stata l’azienda Firriato a ospitare l’evento presso la propria Tenuta di Cavanera, sita a Verzella sul versante nord est del vulcano. Un attestato di stima reciproco, nel segno di un territorio che può e deve crescere insieme.
Le parole del Presidente AIS regionale aprono l’incontro, una passeggiata lungo i vigneti francesi a più alta vocazione vitivinicola. Da Champagne all’Alsazia, dalla Borgogna a Bordeaux, è Francesca Scoglio, sommelier AIS, che ci conduce magistralmente nei luoghi dove la storia del vino è stata e viene fatta. Ripercorrendo i viaggi fatti grazie all’Associazione Italiana Sommelier, Francesca è in grado di portarci tutti lì, e le parole trasudano profumi e sapori, immagini di una forza suggestiva e magica. Al primo tintinnio di calici, siamo in Champagne, insieme.
A nord-est della Francia, si trova la regione a cui immediatamente attribuiamo l’immagine di lussuose bollicine. In degustazione viene proposto il Delamotte Le Mesnil sur Oger Brut. Delamotte è la sesta maison più antica di Champagne, fondata nel 1760 a Reims da François Delamotte e oggi di proprietà della Laurent-Perrier. La cantina si trova nel comune di Le Mesnil sur Oger, con 423 ettari vitati, nella Côte des Blancs, famosa per i suoi Chardonnay, che qui trovano le condizioni ideali fornite dal tipico terreno gessoso (la craie), che si comporta da perfetto regolatore termico e idrico. Composto da un’assemblage di 55% Chardonnay, 35% Pinot Noir e 10% Pinot Meunier, si distingue per l’elegante perlage e la qualità dei profumi, che variano dalle tipiche note di crosta di pane alla petite patisserie, da quelle floreali alle fruttate, poi di erbe aromatiche e fieno, chiudono refoli minerali. All’assaggio è sontuoso e raffinato, freschezza cremosa sottolineata dalla sua effervescenza delicata.
Proseguiamo verso una zona ancora più ad est, a confine con Svizzera e Germania, siamo in Alsazia, dove si producono “vini tedeschi in stile francese” in virtù del passato della regione. In particolare degustiamo un Riesling 2011 del Domaine Zind-Humbrecht. Dal 1600 la famiglia Humbrecht ruota attorno al mondo del vino ma la svolta si ha nel 1959, con l’arrivo della famiglia Zind. Le date che segnano la crescita di una delle realtà alsaziane più significative sono certamente il 1992, quando il processo produttivo viene spostato nella nuova cantina; nel 1993 viene abbandonata, quasi totalmente, la “chaptalisation” cioè l’aggiunta di zucchero; nel 2003 viene riconosciuta la certificazione di viticoltura biodinamica per tutti e 40 ha; ma la vera rivoluzione è il ritorno di Leonard Humbrecht da un viaggio nella Côte-d’Or in Borgogna, in seguito al quale intuisce che per ottenere vini eccezionali si devono creare cuvées diverse per ciascuna vigna, mentre in passato venivano mescolate uve dello stesso tipo indipendentemente dalla provenienza. La complessa trama olfattiva e il gusto confermano la qualità di un grande vino.
Un po’ più a sud, sempre sul lato orientale troviamo la Borgogna di cui degustiamo due eccezionali espressioni di vino bianco, uno Chevalier Montrachet Grand Cru, Domaine Jacques Prieur e un Corton-Charlemagne Grand Cru di Lucien Le Moine.
Il primo, con sede a Meursault dal 1865, può vantare di essere l’unica azienda a possedere parcelle in tutte le cinque denominazioni più prestigiose della Côte d’Or: Chambertin (0,84ha), Musigny (0,77ha), Clos de Vougeot (1,28ha), Echezeaux (0,36ha), Corton-Charlemagne (0,22ha), Chevalier-Montrachet (0,58ha), Montrachet (0,59ha). Chardonnay in purezza, affinato in legno di rovere per almeno 22 mesi, sprigiona una grande varietà di profumi al naso, fiori gialli appassiti, pompelmo, burro e nocciola, piccola pasticceria, timo e origano, dominati da un sentore di vaniglia che lega tutto, anche il palato, ancora fresco e sapido.
Il secondo, sito a Beaune dal 1999, dove Mounir Saouma e la moglie Rotem, ispirati da un grande amore per la Borgogna, scelgono di dar vita al loro progetto. Ogni anno si dedicano alla ricerca e selezione di piccolissime quantità di vini dei migliori crus. Impostazione coerente con le minime dimensioni della loro cantina e che consente loro di eseguire ogni singola pratica manualmente e personalmente, curando ogni più piccolo dettaglio. Dal 2009 possiedono alcuni vigneti nella Valle del Rodano. I loro vini sono fra i più ricercati da appassionati e collezionisti vini della Borgogna.
La passeggiata continua verso ovest, con i venti che spirano dall’Atlantico, questa volta siamo a Bordeaux, dove i caratteristici Château rappresentano da sempre il gotha del vino mondiale. Château Clinet Pomerol 2012, è il vino in degustazione, con un uvaggio che prevede un blend assolutamente a favore del Merlot 90%, Cabernet Sauvignon 9% e Petit Verdot 1%. I sentori vegetali arrivano immediati, corredati da frutti di bosco sotto spirito, poi spezie, fiori e erbe aromatiche. L’assaggio è potente e il tannino percorre la cavità orale in modo sublime.
Sulla rive gauche di Bordeaux, nella capitale del Médoc, Pauillac, lungo la Route des Châteaux du Médoc, si trova lo Château Pichon-Longueville, un deuxième cru classé del 1855. Dalla fine degli anni ’80 è di proprietà del gruppo AXA che ne ha ristrutturato il bellissimo castello. Al calice viene proposto una annata 2006, perfetta espressione del terroir. Apre su sensazioni di frutti scuri in confettura e note di sottobosco, spezie orientali, cioccolato, scatola di sigari. Potente il gusto, materia densa che dispiega in un finale lunghissimo e ricco.
Per concludere una serata perfetta ci vuole un gruppo di ragazzi romani, in trasferta in occasione del decennale appuntamento con Villa Pennisi in Musica ad Acireale. Per il secondo anno consecutivo torna il Quartetto Elsa, accompagnato questa volta da Diego Romano, che esegue brillantemente il Quartetto n.13 di Franz Schubert.
E sogniamo tra le note e sorseggiamo poesia.