Il diamante nel piatto: dall’incontro dei popoli la ricchezza della nostra Isola

N jornu ca Diu Patri era cuntentu
e passiava ‘n celu cu li Santi,
a lu munnu pinsau fari un prisenti…
e da curuna si scippau ‘n diamanti;
cci addutau tutti li setti elementi,
lu pusau a mari ‘n facci a lu livanti:
lu chiamarunu “Sicilia” li genti,
ma di l’Eternu Patri e’ lu diamanti.

Un giorno che Dio Padre era contento
e passeggiava in cielo con i Santi,
al mondo penso’ di fare un presente
e dalla corona si stacco’ un diamante;
gli diede in dote tutti i sette elementi,
lo poso’ a mare in faccia al levante
lo chiamarono “Sicilia” le genti,
ma dell’Eterno Padre e’ il diamante.

Sicani, Siculi, Elimi, Fenici, Greci, Romani, Vandali, Goti, Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Savoia, Asburgo, Borboni e di nuovo Savoia. Queste le dominazioni che nel corso dei millenni si sono succedute in Sicilia. Una così grande molteplicità di popoli, usi, costumi e tradizioni, non poteva non lasciare una traccia indelebile in questa bellissima isola. Ecco il segreto del successo della serata organizzata da Ais Catania, con la sua delegata Mariagrazia Barbagallo per presentare l’ultimo lavoro dell’esplosiva Anna Martano: Gastronoma, Gastrosofa, giornalista gastronomica e docente presso l’Accademia Italiana della Gastronomia e Gastrosofia, nonché direttrice de “I Monsù”, Accademia siciliana di enogastronomia e soprattutto grandissima conoscitrice della Sicilia, della sua storia e delle sue tradizioni. A completare l’intenso programma, la degustazione dei vini di Barone di Serramarrocco, guidata dal Presidente di Ais Sicilia Camillo Privitera e raccontata insieme al Barone Marco di Serramarrocco.

L’evento si svolge in maniera colloquiale, quasi fosse una tranquilla chiacchierata tra amici su un comodo divano davanti ad un camino. Proprio l’atmosfera e gli argomenti appassionanti catturano l’attenzione del nutrito pubblico, che ascolta, degusta, partecipa e si diverte con i protagonisti della serata. Si inizia con la presentazione del libro, che è un po’ come raccontare la storia del popolo siciliano e quindi quella nostra, dei nostri nonni e dei nostri avi.

Da sempre la Sicilia è stata definita come culla della cultura del Mediterraneo e del mondo intero, ma oltre a questo Anna Martano ci racconta il lato gastronomico dell’isola. “Culla della scienza Gastronomica” la definisce la nostra autrice. Terra di conquista e di integrazione, la Sicilia ha sempre accolto tutti i popoli, riuscendo ad integrare le tradizioni locali con le nuove, e facendo proprie le novità portate da questi “invasori”.

Per secoli la Sicilia è stata il più grande esempio di come possano pacificamente convivere le tre grandi religioni Monoteiste. Arabi, Cristiani ed Ebrei non solo condividevano l’amore per questo territorio ma avvolgevano, facendole proprie, le usanze di altri.

La cucina, o meglio, i filoni della cucina Siciliana, come ci insegna Anna Martano, sono un mix di tutte le genti arrivate sull’isola. In uno stesso piatto possiamo ritrovare ingredienti portati dagli arabi che contribuiscono a creare un piatto ebraico; piante importate, come il fico d’india, che i siciliani scelgono come rappresentante dell’isola. Potremmo continuare per ore e ore e milioni di parole ma la serata va avanti ed alle chiacchiere si aggiunge il vino.

La scelta della cantina Barone di Serramarrocco non è casuale, infatti Anna Martano ed il Barone Marco di Serramarrocco sono legati da una bella amicizia; oltre questo però, la cantina di Serramarrocco ha una storia antica che inizia nel 1624, quando Don Giovanni Antonio Marocco y Orioles, signore di Serramarrocco e Capitano di giustizia di Salemi, si spese per salvare la popolazione dalla peste. Per i meriti dimostrati, il Re Filippo IV di Spagna elevò la Signoria in Baronia e concesse al nuovo Barone, un privilegio su un Feudo Reale noto per l’estensione dei suoi vigneti e la qualità delle uve che vi si producevano. Da allora queste stesse terre producono degli ottimi vini che rappresentano perfettamente il territorio.

Il primo vino che viene servito è “Quojane 2017”: prodotto al 100% da uve zibibbo, è un vino intenso, elegante, ricco di profumi iodati, terrosi, sensazioni saline ed erbe aromatiche. In bocca è un’esplosione di aromaticità, intensità e finezza. Quojane è un vino che rappresenta la sontuosità della Sicilia. Quale miglior piatto in abbinamento per un vino regale, se non una “Corona di Riso in cassa di melanzane dorate”. Piatto dal gusto intenso che originariamente nacque in onore di una delle donne più influenti che la Sicilia ricordi: Donna Franca Florio.

Tra un cunto e l’altro andiamo avanti e degustiamo il secondo vino: “Sammarcello 2016”. Vino che nasce solo da uve Pignatello, tipico vitigno del trapanese, e da una doppia vendemmia. Durante la prima, chiamata “vendemmia negativa”, gli anziani setacciano le vigne alla ricerca di grappoli che non possono essere usati per la vinificazione, mentre la seconda riguarda le uve da cui nascerà il vino. Sentori eleganti e discreti di marasca, ribes, rosa appassita, china, tamarindo ed infusi di tè. Gusto pieno e piacevole, tannini presenti ma piacevolmente arrotondati ed un equilibrio sorprendente per la giovane età. Da abbinare a questo vino un piatto di “Purpetti ricchi”, ovvero polpette impastate con frutta secca e amaretto, di retaggio nordico.

Passiamo adesso ad un altro vitigno siciliano, un vitigno che per molti anni è stato bistrattato ma per fortuna è riuscito a conquistarsi il posto nell’Olimpo del vino che gli è sempre spettato: il Nero d’Avola. Il vino è “Nero di Serramarrocco 2012”. Anche questo viene prodotto con un unico vitigno. Le uve che concorrono a produrre queste bottiglie vengono da una vigna chiamata “Vigna Lagnusa”, ovvero pigra, per la poca produzione che vi si riesce a fare. Unico motivo per cui ancora si lavora questa vigna è la straordinaria qualità delle uve che produce anche grazie al suo particolare terreno roccioso-calcareo. Portando al naso il bicchiere si nota subito la differenza tra questo vino e quelli prodotti con lo stesso vitigno in altre parti della Sicilia. Profumi resinati e balsamici si uniscono perfettamente a quelli tipici del vitigno, conferendogli uno straordinario carattere che si unisce al suo fascino spontaneo. Cosa abbinarci? Arriva in nostro aiuto Anna Martano che suggerisce “Mpanata I Palùmmu”, Un piatto a base di pesce tipico della zona di Vittoria.

Raccontando leggende siciliane e storie vere arriviamo all’ultimo calice di vino.

“Serramarrocco 2014”. Questa volta si tratta di un blend, ma non un blend qualunque: parliamo di taglio bordolese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Dopo aver passato 12 mesi in barriques nuove di Rovere Troncais di Allier di media tostatura e almeno 8 mesi in bottiglia questo vino ci offre la possibilità di gustare un pezzo di Bordeaux in Sicilia. Al naso sentiamo note fumè iniziali che lasciano poi spazio a frutti rossi, mirtilli, lamponi, more e gelsi, il tipico peperone verde e profumi speziati. Gusto intenso, morbido, tannini eleganti, persistenza straordinaria ed una piacevolezza e sontuosità sorprendente concludono ogni sorso di questo vino. Connubio perfetto con questo vino, un piatto ricco e barocco: “Sciabbò di Castrogiovanni”. Una pasta condita con un ragù preparato con della carne di maiale e speziato con cannella e cacao.

La serata volge al termine anche se tutto il pubblico non smette di ascoltare curioso i racconti di Anna Martano e le degustazioni di Camillo Privitera e del Barone Marco di Serramarrocco.

Sicuramente la maggior parte dei presenti a questo evento è andato a casa pensando di voler provare al più presto uno dei meravigliosi e particolari abbinamenti suggeriti tra i vini di Barone Serramarrocco ed i piatti storici e tradizionali che ci racconta Anna Martano.

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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