Mille e una Notte e Ben Ryé: la promessa del 2009

Dal 1995, prima annata immessa sul mercato, Palazzo Filangeri di Cutò fa mostra di sé sull’etichetta del Mille e una Notte. Tra le sue mura, nel 1812,  aveva soggiornato Maria Carolina d’Austria, in compagnia del marito Ferdinando I, durante gli anni di soggiorno in Sicilia, successivi alla conquista napoleonica di Napoli. E a modo suo, anche il Mille e una notte fu opera di un grande stratega, Giacomo Tachis, che raccolse la sfida di realizzare un grande rosso a Contessa Entellina. A distanza di un quarto di secolo, possiamo dire che la sfida è stata abbondantemente vinta.
Ben Ryé, dall’arabo “figlio del vento”, nasce invece a Pantelleria nel 1989, e racconta della passione di Giacomo Rallo per i suoli vulcanici, da cui ha tratto un vino ormai iconico nel mondo dei passiti italiani.
A celebrare entrambi, durante la presentazione dell’edizione 2021 della guida regionale ai vini di AIS Sicilia, Orazio Di Maria, referente regionale della guida Vitae, e Francesco Ferreri, che hanno degustato e raccontato le annate 2009, 2011 e 2017 del primo e 2009, 2011 e 2018 del secondo.
Mille e una Notte – Terre Siciliane IGT

  • Annata 2009. La piovosità superiore alla media stagionale (844 millimetri di pioggia) non ha minimamente danneggiato il vino, anzi, le ampie escursioni termiche e l’andamento tutto sommato regolare rivelano un campione vivido di rubino. Finissimo già al naso, con piccoli frutti rossi ancora turgidi, uva passolina, cacao e soffi mentolati, che col passare del tempo si arricchiscono di funghi secchi, pepe nero e liquirizia. Eccellente al palato, con tannini ben presenti ma fusi armoniosamente a un’acidità ancora viva e a una salda sapidità. Lunghissimo al palato.
  • Annata 2011. Decisamente più asciutta della precedente (513 millimetri), il campione mostra un rubino più fitto e cupo. All’olfatto si mostra prima reticente, poi rivela la sua decisa generosità: la frutta si fa più soda, la balsamicità più evidente. All’assaggio conferma le aspettative: rispetto alla più affilata 2009, la 2011 è più avvolgente, con un tannino meno incisivo che lascia maggiore spazio di manovra alle morbidezze.
  • Annata 2017. Nonostante una piovosità superiore alla 2011 (555 millimetri), verrà ricordato come uno degli anni più caldi in assoluto. Purpureo di gioventù, si esprime con un floreale carnoso di violetta, humus, ribes ben maturo, gelsi, vaniglia e cioccolato al latte. Avvolgente in bocca, rivela la calorosità decisa dell’anno.

Ben Ryé – Passito di Pantelleria DOC

  • Annata 2009. Un’annata eccellente. Il più concentrato alla vista, con un colore ambra profondo al centro del bicchiere. Profuma di limone candito, datteri, fichi secchi, uva passa, funghi e salsedine, insieme ad accenni mentolati. L’acidità, ancora ben percepibile, ha sposato felicemente la sapidità, regalando un assaggio lungo e saporito.
  • Annata 2011. Frutto di una estate molto lunga. Meno concentrato alla vista, orienta i suoi profumi su albicocca e agrumi, accompagnati da una percepibile salsedine. Più generoso in bocca, è avvolgente, quasi debordante.
  • Annata 2018. Affine al 2011 dal punto di vista dell’aspetto, mostra sentori tipici di un campione di Passito di Pantelleria ancora in pieno stato di gioventù: florealità, zenzero fresco, pesca, salsedine e uva in fase di appassimento. L’acidità, ben presente, deve ancora trovare un punto di equilibrio con gli zuccheri.

Tirando le fila della doppia degustazione, emerge, tra l’altissima qualità di tutti gli assaggi, un’annata, la 2009, di grande interesse. A fronte dell’incalzante mutamento climatico, infatti, pluviometrie più generose della media hanno risparmiato alle uve lo stress di anni più caldi, donando ai vini una finezza e una eleganza foriere di sviluppi futuri.

 

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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