Duca Enrico alla prova del tempo

La storia di Duca di Salaparuta inizia nel 1824 con Giuseppe Alliata, Principe di Villafranca, che iniziò a produrre vino nei suoi terreni di Casteldaccia. Duca Enrico, prodotto per la prima volta nel 1984, è presto diventato non solo il vino più iconico della cantina, ma una delle etichette più prestigiose della storia dell’enologia internazionale. Per la prima volta, infatti, il nero d’Avola, allevato in alcune vigne attentamente selezionate, poteva rivelare il proprio talento da solista. Durante la presentazione dell’edizione 2021 della guida regionale ai vini di AIS Sicilia, Barbara Tamburini, enologa consulente di Duca di Salaparuta, e Cristiano Cini, presidente regionale di AIS Toscana, ne hanno indagato e raccontato cinque annate.

Annata 2017
Nato da un’annata estremamente calda. Alla vista è rubino trasparente. Al naso emerge subito la speziatura, poi viola, frutta rossa, vaniglia, tabacco da pipa e cenni balsamici. Generoso in bocca.
Annata 2016
Inverno avaro di piogge e media termica sensibilmente più bassa di quella degli anni precedenti hanno suggerito di vendemmiare con un ritardo di circa un mese. Rubino più cupo del campione 2017, al naso è meno gridato: i frutti rossi si fanno più piccoli, e più fini; la speziatura più garbata. Seguono tabacco, cacao, vaniglia, succo d’arancia, liquirizia e rabarbaro. La vena acida è maggiormente percettibile, il tannino ancora saldo. Promette longevità.


Annata 2015
Inverno piovoso, primavera asciutta, estate dal caldo intenso. Il colore rubino è più trasparente dell’annata 2016. Profumi canforati, vegetali, arricchiti da agrumi e ciliegia sotto spirito. All’assaggio si fa più sottile, e perde un pelo in lunghezza rispetto ai campioni precedenti

Annata 2009
Buon andamento climatico, regolare e caratterizzato da una estate non troppo torrida, anzi toccata da abbondanti piogge alla fine del suo ciclo. Rubino trasparente, appena granato. Profuma di terra, funghi, humus, tamarindo; poi frutti rossi. Al palato vive ancora di acidità: appena dolce, sa di frutta e vaniglia.

Annata 1999
A un inverno e primavera mediamente piovosi è succeduta un’estate decisamente torrida e siccitosa, che ha ritardato il ciclo vegetativo delle piante. Il colore è granato, appena aranciato. I riconoscimenti sono di camomilla, fieno, cuoio, tabacco, macchia mediterranea e funghi. In bocca è ampio: meno acido della 2009, ha trovato un punto di equilibrio perfetto.

 

Facebooktwittermail

Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

Potrebbero interessarti anche...