TRA PALME DI PLASTICA E TRIVELLE NEL MARE
Sono davvero numerose le notizie di questi giorni che vorremmo commentare. Molte di esse suscitano tanta indignazione. Altre, solo tristezza. Qualche esempio? Trivelle nel Canale di Sicilia! Già solo l’annuncio fa diventare attivisti integralisti di Green Peace! O ancora, il premier Renzi che in conferenza a New York (leggi, dunque, stampa internazionale!) dichiara: “Stiamo stupendo il mondo con il fatto che avevamo preso degli impegni e li stiamo mantenendo…” Mah! Le persone per bene questo lo imparano tra l’asilo e le elementari! Ma proseguiamo: Volkswagen… auto truccate dagli impeccabili tedeschi, che poi sono pure bravi nei motori. Eppure hanno bisogno di barare. Sfogliamo ancora i giornali, restiamo in tema di ecologia e leggiamo che Baoding è la città più inquinata della Cina: solo quest’anno si prevedono 9 mila morti per le particelle tossiche che si respireranno e l’amministrazione comunale ha deciso di piantare nel viale principale della città delle… palme di plastica, perché le piante vere muoiono dopo pochi giorni.
C’è da scriverci, insomma, editoriali e commenti per settimane, cercando di non sbottare per come le cose vanno nel mondo e, purtroppo, anche a casa nostra. Fortuna, però, che in alcuni settori si è compreso qual è il sentiero da seguire, si è capito che noi italiani (noi sì, in certi campi davvero impeccabili!) non abbiamo bisogno di barare, non abbiamo necessità di copiare nessuno e i nostri ulivi, le nostre vigne, le nostre palme (punteruoli rossi e xylellae a parte…) sono i paesaggi più belli da ammirare, da coltivare e da respirare.
Per questo ci piace sottolineare come nei giorni scorsi anche i Giovani Imprenditori di Federalimentare, nel contesto dell’Expo di Milano, hanno ribadito che l’industria alimentare italiana si candida al rilancio del’intera economia del Belpaese. Nessuna palma di plastica, nessun morto annunciato in vista, ma solo tanta, tantissima qualità su cui finalmente puntare per ripartire. Lo scriviamo da mesi, l’agroalimentare per il nostro Paese è un dono, una dote naturale che nessuno ci può togliere. Potremo dibattere su come sfruttarla, su come costruirci miti, leggende e turismo concreto tutt’attorno, ma il dato rimane: sono bravi, bravissimi i nostri produttori, i nostri viticoltori, i nostri contadini, i nostri chef e pasticceri… insomma gli artefici e i fautori di queste eccellenze!
“Anche durante la crisi non abbiamo mai smesso di puntare sulla qualità – ha detto Francesco Divella, presidente dei giovani industriali di Federalimentare – perché l’industria alimentare investe ogni anno 10 miliardi di euro, l’8% del fatturato, in ricerca e sviluppo, e l’1,8% in innovazione di processo e prodotto. Il saper fare che il mondo riconosce all’alimentare italiano nasce da un sapere tradizionale che continua a guardare al futuro. Noi giovani imprenditori sappiamo che sarà questa la chiave per competere nel mercato globale”.
Un intervento spalleggiato da altre prestigiose presenze, come il vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, il Presidente Ice Riccardo Monti, i presidenti dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Marco Gay, Alessandra Guffanti, presidente dei Giovani Imprenditori di Sistema Moda Italia, e di Marta Anzani, presidente dei Giovani Imprenditori di Federlegno-Arredo. Insomma, settore alimentare messo a confronto con le categorie del settore manifatturiero che veicolano meglio nel mondo l’eccellenza italiana (Food, Fashion e Forniture). Titolo superlativo, infine, di una ricerca commissionata al Centro Studi Confindustria: “Esportare la Dolce Vita”!
Occorre aggiungere altro? Fra trivelle nel Mediterraneo e palme di plastica dall’altra parte del mondo, a noi e solo a noi la scelta di quale strada seguire! Meglio, certamente, tutta l’eccellenza di cui l’Italia, quella vera, è capace!