LO SVILUPPO DEL FUTURO? È NELL’ENOTURISMO
Lo sviluppo passa anche dall’enoturismo, che unito al comparto dell’agroalimentare di eccellenza può davvero fare la differenza per la nostra economia. A confermarlo non sono soltanto i recenti dati illustrati alla Bit di Milano dal Rapporto sul Turismo del Vino n. 12, dove è emerso che l’appeal di turisti, sia italiani che stranieri, sembra ormai orientato verso regioni affascinanti come la Toscana, ma anche una previsione quanto mai veritiera su questo boom economico che non tarderà ad arrivare. La vera e propria esplosione dell’enoturismo in Italia è stata annunciata, infatti, all’evento milanese e presentata ufficialmente nei giorni scorsi (www.bit.fieramilano.it). Secondo i dati, “il primo semestre 2015 si è chiuso con oltre 2,5 miliardi di spesa da parte dei turisti del vino, cifre che, se ben supportate, possono crescere ulteriormente. Da questo punto di vista l’ultimo Rapporto sul Turismo del Vino può rappresentare uno strumento valido per capire le criticità del comparto”.
Dati davvero significativi, mentre da una lettura attenta dei numeri emerge anche che tra le aziende prese in esame dal Rapporto, “la maggior parte sono concentrate sulla produzione uva/vino (74%), mentre un restante 26% diversifica la propria produzione offrendo anche altri prodotti agroalimentari; il 63% offre “altri servizi”: visite in cantina, ai vigneti, degustazioni, winetour, vendita diretta. Sono molte meno quelle impegnate in ricettività diretta: B&B, ristoro, alloggio agrituristico, fattorie didattiche; il 40% delle aziende tende a ridurre il proprio impatto ambientale ricorrendo all’utilizzo di fonti di energie alternative; diverse certificazioni di produzione sono presenti nel 39% del campione; finanziamenti e contribuzioni istituzionali hanno interessato il 75% degli intervistati; il 69% ha fatto ricorso a corsi di formazione per aggiornamento e perfezionamento (che in molti casi però è un cursus obbligatorio). Più bassa la percentuale di aziende che ha investito in formazione del personale in materia di marketing e comunicazione del vino”.
Fa tristezza, invece, pensare che ancora grandi limiti ci sono, come “nell’accoglienza ai disabili (in vigna e in cantina), nelle cucine non attrezzate per allergie/intolleranze e nella scarsa possibilità di pernottamento in azienda”.
E adesso che le cifre sono lì, alla portata di tutti, si pensa (giustamente!) ad organizzare il gioco di squadra. Lo stanno facendo ad esempio il Movimento Turismo del Vino (www.movimentoturismovino.it) e Città del Vino (www.cittadelvino.it), con la firma di “un protocollo per azioni e strategie condivise, con l’obiettivo di migliorare offerte e servizi sul territorio, accrescere le opportunità di formazione e promozione”. (Fonte: www.winenews.it)
E le istituzioni? È lecito domandarselo, visto che con un annuncio così importante di nuovi introiti per la nostra economia dovrebbero essere le prime in prima linea ad organizzare questo nuovo sviluppo. Staremo a vedere e a raccontare!