LO SPRECO ALIMENTARE NON È SOLO CIBO
La coscienza di ciascuno di noi la citiamo alla fine, perché è fin troppo facile “predicare bene”… Ma con un’immagine vogliamo aprire l’editoriale: ancora oggi, 2015, miliardi di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura. E questo cozza con tutto ciò che è razionale, non ha alcun senso! Miliardi di tonnellate di mangiare, e non milioni (che già sarebbe grave!), secondo un’analisi realizzata dalla FAO, dove si evince che gli sprechi alimentari nel mondo ammontano a più di 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, pari a circa un terzo della produzione totale. Insomma, su 3,9 miliardi di tonnellate di alimenti prodotti, 1,3 finiscono nella spazzatura.
Alcuni dati: “Dal 1974 a oggi lo spreco alimentare nel mondo è aumentato del 50% ma solo di recente, complice la crisi economica globale, la questione è trattata come un vero problema. II 40% del cibo prodotto negli Stati Uniti finisce in discarica. In Gran Bretagna si buttano tra i rifiuti 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente consumabile, per un costo annuale di 10 miliardi di sterline. In Svezia, mediamente ogni famiglia getta via il 25% del cibo acquistato”. In Italia, poi, non siamo messi meglio: “Nel nostro Paese, nel giro di un anno, si spreca tanto cibo quanto potrebbe soddisfare il fabbisogno alimentare di tre quarti della popolazione italiana. Un anno di spreco alimentare in Italia sfamerebbe (…) quasi 44 milioni e mezzo di persone. Non c’è da meravigliarsi, allora, nell’apprendere che gli sprechi alimentari nel mondo potrebbero arrivare a sfamare l’intera Africa!”
L’analisi dà anche alcuni chiarimenti su come avviene questo immenso e immorale spreco e da essi comprendiamo come potremmo già intervenire noi, che scriviamo e leggiamo: “Lo spreco alimentare nel mondo vede tre punti critici: FOOD LOSSES, si riferisce alle perdite che si determinano a monte della filiera agroalimentare, durante la coltivazione o l’allevamento, la raccolta e il trattamento della materia prima; FOOD WASTE, vale a dire gli sprechi che avvengono durante la trasformazione industriale, distribuzione e le produzioni in eccedenza (prodotto invenduto); SPRECHI DOMESTICI, ossia gli alimenti acquistati ma che non finiscono sulla tavola dei consumatori perché lasciati scadere nel frigo o nella dispensa”.
Ecco, se già partissimo dagli “sprechi domestici”, se facessimo attenzione a “come” consumiamo i nostri prodotti alimentari, porteremmo quel piccolo mattoncino di miglioramento in una situazione ancora inaccettabile. E qui la coscienza si fa sentire! Aggiungendo, poi, che “lo spreco alimentare non è solo una questione di cibo. Per arrivare sulle nostre tavole, gli alimenti di cui ogni giorno ci nutriamo, hanno visto l’investimento di numerose risorse naturali con un altrettanto importante impatto ambientale. Con il cibo sprecato vengono, infatti, gettate via risorse come acqua, fertilizzanti, suolo, combustibili fossili e fonti energetiche di ogni tipo; per non parlare dello spreco economico e dello spreco in termini di risorse umane. Gran parte del fabbisogno idrico mondiale è legato proprio alla produzione di cibo e lo spreco alimentare è sinonimo di spreco d’acqua”.
Occorre aggiungere altri dati? Speriamo proprio di no!
(Fonte: www.asa-press.-com ; Anna De Simone, www.ideegreen.it)