L’indimenticabile Giacomo Tachis nel ricordo di Camillo Privitera

tachis 2Lo scorso 7 febbraio si è spento Giacomo Tachis, definito l’enologo del rinascimento del vino italiano, un uomo lungimirante che ha influenzato, o meglio determinato la storia del vino italiano dal Piemonte alla Toscana e fino alle isole. Forse i più giovani possono non sapere chi è stato e non hanno avuto la fortuna di incontrarlo, anche se oggi hanno la possibilità di degustare i gioielli frutto del suo lavoro. Abbiamo allora chiesto a Camillo Privitera, che ha conosciuto Giacomo Tachis, di raccontare la sua figura per meglio comprendere cosa ha rappresentato per la Sicilia e per quali scelte dobbiamo ringraziarlo.

– Lui si definiva umilmente un “mescolavino”, i più lo ritengono l’artefice del Rinascimento del vino italiano, chi era secondo il suo punto di vista Giacomo Tachis?

“Un uomo che metteva assieme una grandissima competenza, per la sua formazione non dimentichiamo il suo rapporto con Emile Peynaud, assieme quasi ad una infantile curiosità che lo portava ad un atteggiamento continuo di ricerca, una particolare attenzione a quanto accadeva intorno a lui; un enologo dotato anche di una buona dose di coraggio che lo ha portato a esplorare nuovi orizzonti enologici”.

– Più volte nei suoi racconti e durante le sue lezioni ha citato il suo nome, in che occasione lo ha incontrato e cosa ricorda di più di lui?

“Il ricordo più presente risale al 2002 quando a Catania, in occasione della manifestazione Enopolis, abbiamo consegnato a Giacomo Tachis il premio “Sicilia terra di Vino” per il lavoro svolto nella nostra regione e per l’amore che dimostrava per la nostra terra.
Il ricordo è legato al rapporto familiare che riusciva a instaurare con chi aveva la fortuna di confrontarsi con lui, alla sua umiltà e disponibilità; un grande uomo, mai sfuggente o supponente; nonostante lui fosse il “grande Tachis” riusciva a mettere a proprio agio il suo interlocutore e non celava le risposte; ricordo anche, in altre occasioni d’incontro, alcune piacevoli discussioni sul pinot nero etneo”.

– Quale è stato il genio di Giacomo Tachis?

“Esiste una viticoltura italiana prima Tachis e dopo Tachis, basterebbe già questo. Ma restringere il suo lavoro solo all’ambito nazionale è riduttivo. Tachis ha creato dei modelli di vino a cui tutti in qualche maniera si devono rifare; mettendo insieme la profonda conoscenza tecnica, legata ad una solida cultura, ha saputo andare oltre e ha realizzato progetti che potevano essere concretizzati solo grazie alla fusione di questi elementi, unita ad una particolare innata sensibilità”.

– Padre del Sassicaia, Tignanello e Solaia ma anche dei grandi vini siciliani; perché anche la Sicilia deve dire grazie al suo contributo e quale eredità lascia?

“Lascia un metodo, un modo di svolgere il lavoro dell’enologo. Ha dato profondo significato al fatto che il lavoro dell’enologo si svolga in diversi ambiti e con incisive collaborazioni di quanti fanno parte della filiera produttiva; Tachis ha sempre ritenuto di fondamentale importanza il continuo lavoro in vigna. Ci lascia il suo amore per le nostra isola, per la terra, per i suoi valori, per le possibilità di economie sane, mi ha fatto sentire ancora più orgoglioso di essere siciliano. Percepire come si possa amare una terra e portare un contributo alla sua valorizzazione, ecco cosa lascia e che fortunatamente è stato compreso e ripreso. Ricordo le sue parole relative alla possibile nascita del syrah, e faceva comprendere di come bisognasse essere orgogliosi di tanta storia, lui che di storia ne era anche appassionato”.Camillo Privitera

– I giovani che si affacciano al mondo del vino e non hanno avuto la fortuna di conoscerlo cosa devono sapere di lui e quali scritti possono leggere per conoscere meglio la sua persona?

“Esistono delle sue pubblicazioni che si trovano con una facile ricerca in rete.
Ma conoscere Tachis significa conoscere i suoi vini, berli e capire il territorio di provenienza. Non significa carpirne chissà quali segreti tecnici, ma che il vino è frutto di ricerca, impegno e un pizzico di follia e azzardo che solo chi si lega intimamente alla terra, intesa anche come luogo di storie e di identità, può far suo”.

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Flavia Catalano

Nata in quella che fu anche la città di Eschilo, vive a Catania da più di dieci anni. Laureata in giurisprudenza, perché nella Giustizia crede fermamente, completa il suo percorso formativo diventando Avvocato e Specialista in professioni legali. Oggi è un temutissimo liquidatore assicurativo. Donna volitiva, testarda e determinata affina le sue innate doti manageriali frequentando un master in gestione e sviluppo delle risorse umane. Le scommesse che ama vincere sono quelle con sé stessa. Considera gli ostacoli un’opportunità; dal corso di vela ha imparato che anche controvento “virando” e “strambando” prima o poi al porto si arriva. Ama esercitare le sue corde vocali guardando le partite della “Signora”. È un’appassionata collezionista di scarpe e borse. Non ha mai giocato con le bambole, e le principesse non rientrano tra le sue muse ispiratrici. Specialista in problem-solving, ritiene che il modo più veloce ed efficace per trovare una soluzione sia osservare il problema dalle isole caraibiche. Folgorata dall’incontro con Bacco, oggi il suo sangue ha un’alta gradazione alcolica. Sommelier e degustatrice ufficiale AIS, collabora con EnoNews dal 2013

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