Dr. Wine e la selezione di 14 grandi vini del centro-sud Italia di Daniele Cernilli
Ha la flemma del narratore, Daniele Cernilli, ed è piacevole ascoltare le storie che ha da raccontare, perché le sue non sono solo degustazioni guidate ma esperienze di vita vissuta insieme ai produttori e vignaioli, diventati anche amici. Per la degustazione di Taormina Gourmet di domenica 25 Ottobre, Doctor Wine, l’alter ego di Daniele Cernilli, ha selezionato 14 grandi vini del centro – sud Italia, che, secondo la ricca esperienza del Doc nel mondo della viticoltura nazionale, rappresentano dei punti fermi nel panorama vitivinicolo a sud della Toscana. Il percorso degustativo è un excursus di 8 regioni e l’atmosfera è quella di una chiacchierata tra amici perché la platea è composta principalmente dai produttori dei vini scelti per la degustazione: Gianfranco Fino e la moglie Simona, Renato De Bartoli, Alberto Aiello Graci, Francesco Liantonio ed è quasi un privilegio farne parte. I vini, peraltro, sono gli stessi selezionati per la cena di gala che seguirà di lì a poco la degustazione, quindi viviamo il racconto con l’aspettativa e l’entusiasmo che merita un’anteprima. Il centro – sud ha affascinanti storie da raccontare, storie di territori, di qualità diffusa non solo delle grandi aziende vinicole ma anche e soprattutto delle piccole realtà. Ci lasciamo allora guidare e con attenzione seguiamo ogni passo della degustazione che comincia con due vini bianchi.
Il primo è “un fiano che sa di fiano”, il Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2013 – Villa Diamante. Un vino che nasce nel territorio di Montefredane dai sentori fruttati di pesca gialla con un’acidità salata molto tartarica e poco malica. Solo 4000 bottiglie, il vino non fa legno per scelta di Antoine Gaita, che nonostante la sua scomparsa continua a vivere nei suoi vini che sanno di eterno. Proseguiamo con “il più grande vino contadino italiano”, il Trebbiàno d’Abruzzo Valentini 2012. Nasce a Loreto Aprutino, sotto il Gran Sasso, ma a 20 km dal mare. La vinificazione viene effettuata a contatto di buccia e la fermentazione avviene in tini di legno. Al naso si sente una coda di malolattica, lievemente percettibile che dona complessità e unicità. La capacità di invecchiamento è spaventosa, non viene prodotto tutti gli anni ma solo nelle annate migliori. A detta di Doctor Wine, è un vino contadino di una volta, fatto da Dio!
È il momento del Montevetrano 2013, un sassicaia del sud prodotto da uve cabernet sauvignon al 60%, aglianico 30% e merlot da una grande donna, Silvia Imparato, nel territorio di San Cipriano Piacentino in provincia di Salerno. Appartiene alla categoria dei vini borghesi, rosso rubino intenso dai sentori complessi di frutta rossa, con note balsamiche tipiche e speziatura di tabacco e cacao. In bocca i tannini sono molto belli e sorridono. Per anticipare il quarto vino in degustazione, Daniele Cernilli racconta una storia d’amore, quella tra Gianni Masciarelli e la moglie Marina, perchè a lei è dedicata la linea migliore prodotta da Gianni e porta il suo nome di battesimo il Montepulciano d’Abruzzo Marina Cvetic 2013 – Masciarelli. Oggi, che Gianni non c’è più, è Marina a guidare l’azienda, seguita dall’enologo Carlo Ferrini. Il Montepulciano è un vino tardivo.
Ci spostiamo in Puglia, nelle Murgie, per degustare il Castel del Monte Nero di Troia Ottagono Riserva 2012 – Torrevento. Già il nome anticipa la gloria di questo vino; l’otto é il numero dell’incontro tra Dio e l’uomo e Castel del Monte è legato a Federico II. Francesco Liantonio, presente in sala, produce questo vino a 500 mt d’altezza; il vitigno di riferimento è il nero di Troia, che può essere assimilabile alle caratteristiche del siciliano perricone. La produzione è di 20000 bottiglie. È rosso rubino e ha sentori di bacche rosse aspre non dolci, il fruttato è primario, il tannino è presente ma ha anche una buona acidità. È un equilibrio dinamico e non statico.
Dalle Murgie al Molise per degustare un Montepulciano, il Molise Rosso Don Luigi Riserva 2012 – Di Majo Norante, contado di Molise. Vinificato tradizionalmente con un lungo contatto del mosto con le vinacce, matura in piccole botti di rovere. Rosso rubino, tendente al granato, ha sentori di scorza di arancia rossa, sanguinello, un po’ amarognolo sul fondo, in bocca il tannino è piacevole anche in abbinamento col capretto.
È il sud della Sardegna la patria del Turriga 2011 – Argiolas. Il cannonau, parente prossimo del francese grenache, si esprime ai massimi livelli. Ha un cuore rubino intenso, con sentori di frutta sciroppata, è speziato con note di cuoio, cacao e speziature dolci. Elegante e persistente il 2011 è un’ottima annata.
Torniamo sulla penisola nel territorio dove ebbe il comando nel Duecento Re Manfredi, figlio di Federico II. Siamo a Venosa, in provincia di Potenza, terra di Aglianico. Qui nasce l’Aglianico del Vulture Re Manfredi 2011 – Terre degli Svevi. Dal colore rosso rubino deciso, i sentori fruttati cedono il posto alle spezie e al sottobosco. Ha nota austera, quasi fume. Non molto tannico ha una morbidezza e lunghezza che lo rende armonico.
Attraversiamo lo stretto per giungere sull’Etna, definita una piccola Borgogna mediterranea, un posto magico dove nasce Quota 1000 Contrada Barbabecchi 2013 – Graci, da uve nerello mascalese coltivate ad alberello vecchio. Alberto Aiello Graci, in fondo alla sala, aggiunge qualche curiosità alla degustazione, e se ci voltiamo per ascoltarlo notiamo alle sue spalle “a muntagna” in bella vista dalla finestra panoramica della sala Belvedere dell’hotel Diodoro.
Non lontano da Taormina, un’altra espressione della Sicilia e del nerello mascalese, insieme a nerello cappuccio e nocera per il Faro Palari 2010 dell’architetto Geraci, prodotto già nel 1990, è stato commercializzato solo nel 1996. Un vino straordinario dove la nota speziata al naso dona unicità.
Torniamo sulla penisola in Irpinia per conoscere il Taurasi 2007 di Michele Perillo, un vino romantico. Il proprietario, un contadino dalla testa dura non riusciva a vendere le bottiglie. Nonostante gli anni trascorsi il vino si presenta in splendida forma.
Es 2013 di Gianfranco Fino. Il primitivo di Manduria per eccellenza nato da Vigneti ad alberello piantati dopo la fillossera 1920. Daniele Cernilli racconta della sua visita in cantina o meglio nel garage di Gianfranco e di Simona Fino, entrambi presenti alla degustazione. Nonostante l’elevato grado alcolico, 16 gradi quasi 17, il vino tiene il frutto; straordinario nella sua tipicità, è lineare e non ha barocchismi.
Sul finale della degustazione addolciamo il palato con il Moscato Passito di Saracena 2014 – Viola. Prodotto da Luigi, maestro in pensione, in Calabria a Saracena principalmente da uve guarnaccia e malvasia è fatto con la bollitura del mosto. Non ha neanche un grammo di solforosa e al palato si presenta meraviglioso.
Ogni degustazione che si rispetti si conclude sempre in bellezza ed allora è il momento del Marsala Vergine Riserva 1988 – De Bartoli. Renato, anche lui presente, in famiglia conserva l’estro di papà Marco, produce e conserva un vino perpetuo, il marsala, prodotto nella parte occidentale della Sicilia principalmente da uve grillo. L’annata 1988 imbottigliata da poco con una nuova etichetta, sa di storia, sa di casa.
È un vino ossidato che ha un’anima.