Formaggi e vino per cena? Perché no?
Franco Saccà, esperto con Master sui formaggi, ci ha raccontato che i francesi a volte per cena comprano degli ottimi formaggi e una bottiglia di un buon vino e così trascorrono la serata piacevolmente. In effetti, a ben pensarci, perché no? Mi trovavo all’evento “Cheese, naturale è possibile”, venerdì 1 novembre 2019, in Agriturismo Vultaggio, un luogo immerso nella splendida campagna tra Marsala e Trapani e ho vissuto una esperienza unica all’insegna della qualità dei formaggi, grazie alla iniziativa di Slow Food, condotta di Trapani, fiduciario Giuseppe Raineri. La serata era organizzata come continuità alla XII edizione di Cheese, Fiera Mondiale del formaggio che si è svolta nel mese di settembre 2019 a Bra (Cuneo).
I formaggi in degustazione provenivano da piccoli produttori che lavorano secondo pratiche tradizionali nelle malghe, i pascoli alpini in cui si tengono gli animali d’estate. Questa attività detta anche alpeggio, è fondata sulla lavorazione del latte in montagna nello stesso luogo in cui pascola il bestiame, soprattutto bovini, effettuata spesso dai medesimi pastori (malgari o malghesi) nei mesi dell’anno da giugno a settembre. Poiché la malga è dotata di tutte le attrezzature e strutture, compresi i fabbricati per le varie fasi previste dalla tradizione casearia, si realizza tutto lì. Questa filosofia è ben descritta nel motto di una di queste malghe che recita così “Vacche felici, formaggi sani e gustosi”.
Prima della cena Franco Saccà nel ruolo di relatore ci ha narrato la storia dei formaggi, accompagnando successivamente la degustazione degli ospiti con la descrizione delle caratteristiche organolettiche.
Sono state sei le specialità assaggiate, tutti “presìdi Slow Food”: il Formaggio del Maso di razza Rendena del Trentino Alto Adige, il Cuc di Mont del Friuli Venezia Giulia, il Monte Veronese di Malga del Veneto, il Castelmagno d’alpeggio del Piemonte e infine due formaggi inglesi il Cheddar artigianale del Somerset e lo Stichelton o Stilton.
In abbinamento i vini della ditta Augustali di Alcamo, man mano descritti dall’enologo Vincenzo Bambina, in tutto quattro etichette, un vino bianco, il Contrasto del bianco 2015 (dal vitigno vermentino), e tre vini rossi, Terza nota 2018 (un blend di nero d’avola e merlot), Nero d’Avola 2017 (dal vitigno nero d’avola), Contrasto del rosso 2014 (dal vitigno nero d’avola).
Questo evento realizzato grazie a Slow Food ha contribuito a diffondere una importante realtà, e cioè che con questo tipo di attività agro-zootecnica effettuata nei luoghi montani, che peraltro ci ricorda poeticamente la transumanza decantata da Gabriele D’Annunzio, viene garantita non solo una sana crescita degli animali, alimentati in modo naturale e non con insilati e mangimi che contengano OGM, ma anche una qualità della produzione scevra di additivi chimici, artificiosi se non addirittura nocivi alla salute dell’uomo, che spesso sono utilizzati nelle industrie dei prodotti in commercio.
L’evento “Cheese, naturale è possibile” è stato un invito non solo a considerare la cena con formaggi e vini come un’ottima proposta, ma anche a riflettere sulla necessità di intraprendere il sentiero della naturalezza e a riflettere sul futuro di uno sviluppo sostenibile che parte proprio dalla semplicità nella coltivazione di piante e nell’allevamento degli animali.
D’altronde siamo alle porte della prima scadenza dell’Agenda 2030 che comprende 17 obiettivi e raccomanda entro il 2020 il raggiungimento dei primi Target all’interno degli obiettivi 14 e 15, che ci riguardano in questo ambito e che recitano rispettivamente così: Utilizzare in modo sostenibile mari e risorse marine, Ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri. Quindi perché no, accogliamo questo inno alla purezza e auguriamoci che questa esperienza si estenda il più possibile nei futuri coltivatori e allevatori.