Storia del vino 8

Philip_II_portrait_by_TitianPrima che la furia del re di Spagna Filippo II si estinguesse sotto le gelide secchiate della regina Elisabetta, scagliate per mano del pirata Francis Drake, i due paesi vissero un breve interludio di pace, unite dal comune interesse anti-francese. Fu così che nel 1491 il potente duca di Medina Sidonia, padrone dell’Andalusia, abolì le tasse sull’esportazione di vino dalla cittadina portuale di Sanlùcar de Barrameda, favorendo ampiamente i commercianti inglesi e dando vita ad un massiccio traffico del miglior vino della zona: lo sherry.  I tempi erano ideali: la scoperta delle Americhe, infatti, aveva messo in ombra i commerci nel Mediterraneo, trasformando l’Atlantico in un enorme crocevia. Vino robusto, lo sherry nacque forse proprio per soddisfare la necessità di chi si ritrovava a trascorrere mesi in mare senza poter approfittare di un goccetto. In cinquant’anni, lo sherry invase il suolo britannico col nome di sack, un’invasione destinata ad una epocale impennata nel 1585, allo scoppio della guerra anglo-spagnola. Il pirata Drake, infatti, come formula di benvenuto, scelse di entrare nel porto di Cadice, distruggendo 26 navi e ritardando l’attacco spagnolo di un anno: in quella sortita quasi 3000 botti di sherry preseroelisabetta-I il largo alla volta dell’Inghilterra. In questa guerra durata quasi un ventennio, non mancarono, come sempre, colpi bassi e tentate alleanze: come Filippo II non lesinava aiuti ai ribelli irlandesi, ansiosi di separarsi dagli invadenti inglesi, così Elisabetta riforniva i secessionisti olandesi, al tempo sotto il tacco spagnolo. Una secessione, quella olandese, che formerà la Repubblica delle Sette Province Unite, destinata ad occupare un posto importante nella storia del vino. Esperti navigatori, gli Olandesi rifornirono per tutto il XVII secolo sé stessi e i vicini paesi baltici, acquistando enormi quantità di vino bianco dalla Loira e dal Bordeaux (ben lieto di assimilare la loro larga esperienza nel campo della bonifica dei terreni) e di vino rosso da Cahors (rinomato ancora oggi), inviandolo ai clienti tramite l’attrezzato porto di Rotterdam. Non è un caso che da allora, e solo da allora, a Sauternes si coltivassero varietà a bacca bianca: è la domanda che fa la produzione. Tra i beni commerciati dagli Olandesi figurava anche un distillato scadente di vino prodotto nella regione della Charente e di cui erano assai ghiotti: il brandy. Tra poco la Francia sarebbe tornata a ruggire.

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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