La cantina dei vulcani: Patria, la viticoltura fra tradizione e futuro
Tra Solicchiata e Passopisciaro, in mezzo a due formazioni vulcaniche, quella spenta di Monte Mojo e l’Etna, sorgono le cantine Patria. In cantina ci accoglie Bartolo Di Miceli, che inizia a raccontarci la storia della sua famiglia e come nel giro di nemmeno vent’anni si arrivi alla bella e complessa struttura che stiamo visitando, insieme ad altri vigneti sparsi per la Sicilia dalle cui uve nascono i loro vini.
Il nome deriva dalla contrada Patrìa sita a Monreale dove la famiglia Di Miceli acquistò un feudo nel 1950 e fondò la prima società con questo nome.
Trasferitosi a Castiglione di Sicilia, Francesco Di Miceli nel 1998 rilevò la vecchia cantina Torrepalino e cambiò il nome in Patria.
Interessante anche la storia del nome Torrepalino che riconduce alla presenza, nei luoghi in cui sorge la cantina, di una torre fortificata aragonese con in cima un “palino” che fungeva da indicatore direzionale per far orientare mercanti e viandanti tra il porto di Riposto e quello di Milazzo, nodi strategici per il commercio dell’epoca.
La bellezza del luogo lascia senza fiato, soprattutto quando si arriva all’anfiteatro Palici; creato nel 2005, può ospitare fino a 3000 persone offrendo loro un panorama mozzafiato tra il Parco dell’Etna, il Parco Fluviale dell’Alcantara e quello dei Nebrodi.
Purtroppo la pioggia non ci permette di visitare il meraviglioso vigneto e quindi la nostra visita continua all’interno della cantina.
Particolarmente suggestivo è il percorso sotterraneo tra le colate laviche.
Lasciatoci il passato alle spalle ci addentriamo nel “futuro”; macchinari moderni ed un laboratorio di analisi fanno sì che l’azienda Patria sia assolutamente indipendente dal punto di vista produttivo.
L’altalena continua perché passiamo dal moderno laboratorio alla cantina, impreziosita dall’opera di un maestro falegname che con i suoi intarsi ha dato un tocco personale e suggestivo alla balaustra.
Passiamo adesso alla degustazione all’interno della struttura ricettiva della cantina.
Sempre accompagnati da Bartolo Di Miceli, iniziamo con un Metodo Classico Rosè, ottenuto dalla vinificazione di nerello mascalese.
Le cantine Patria furono tra le prime aziende a produrre spumante metodo classico sull’Etna.
La nostra degustazione continua con un Etna Bianco 2016, un Grillo 2015 proveniente dai vigneti di Palma di Montechiaro per poi passare al rosato ottenuto da nerello mascalese, fino al fiore all’occhiello dell’azienda, l’ Etna Rosso 2013 e poi anche il 2005.
Tutti questi vini sono chiara espressione del territorio, profumi minerali, fruttati di carrubba, mela dell’Etna e speziature leggere e piacevoli per i vini nati sul vulcano; frutta esotica e fiori gialli per il grillo.
Concludiamo con una grappa da nerello mascalese distillata in provincia di Messina da vinacce della cantina Patria.
Ciò che colpisce tutti i visitatori sono le bellissime e particolari etichette sulle bottiglie; quadri di Salvatore Incorpora, versi di Salvo Calì e scrittura Braille, in ricordo della matriarca della famiglia, rendono ancor più unici questi vini.
Un giorno qualunque ed una visita improvvisata si trasformano così in un’esperienza piacevole ed educativa che difficilmente si potrà dimenticare.