I “Vini Reliquia”: progetto dell’Irvo per la biodiversità delle specie autoctone

Recupero, ricerca e tutela. Ecco i tre assunti fondamentali dell’interessantissimo progetto dell’Istituto Regionale Vite ed Olio, che da alcuni anni si è fatto carico di un impegno tanto ambizioso quanto appagante. Si tratta di un impianto che potremmo definire un campo sperimentale, dove sono state inserite, o meglio reinserite, circa 30 varietà autoctone provenienti da tutto il territorio siciliano. Il campo è ubicato a circa 550 metri s.l.m. in piena Sicilia centrale ed è uno di quei beni confiscati alla mafia, il vigneto infatti è intitolato al sindacalista Placido Rizzotto: è bello sapere che questi terreni strappati alla criminalità partecipano a dei progetti così tangibili e così nobili, a protezione e tutela di un patrimonio culturale che ha a che fare con la nostra identità. “Piante destinate ad essere dimenticate, talvolta in condizioni di abbandono, delle quali è stato difficile anche ricostruirne l’antico nome” hanno raccontato l’agronomo dott. Sparacio e l’enologo dott. Spalla venuti dall’Irvo a narrare di questa entusiasmante avventura in occasione della degustazione che si è tenuta lo scorso 27 giugno presso il ristorante Ikebana a Catania, e che di fatto è stata l’ouverture della serata di cerimonia di consegna degli attestati per 32 nuovi Sommelier in forza all’Ais. “Abbiamo girato i territori più impervi – ha detto Sparacio – e chiesto informazioni quasi porta per porta, attinto a quel vino ‘familiare’ che anticamente veniva fatto in casa e trovato qualche formidabile anziano che ancora aveva memoria di queste varietà antiche”.

Un’operazione, quella del recupero di queste “reliquie”, che non ha solo il sapore della nostalgia ma è uno studio che ha già fornito risposte concrete ad esigenze presenti e future che riguardano la biodiversità ma anche un adeguamento ai veloci cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo, come il necessario adattamento ai climi siccitosi e la resistenza alle malattie. Inoltre immettere sul mercato qualcosa di nuovo ed unico potrebbe essere stimolante per l’intero comparto vitivinicolo: si tratta di piante il cui profilo genetico non somiglia affatto a nessuna varietà conosciuta. Stiamo parlando di un vino che solo per questo motivo esercita un fascino incredibile, ed una volta degustati l’appeal si moltiplica grazie ai colori luminosi, vividi, vibranti, ai profumi complessi, all’eleganza sprigionata in bocca.

La degustazione condotta dal Presidente Ais Sicilia Camillo Privitera si è articolata in 9 vini tutti dell’annata 2017 di questi 8 vinificati in purezza: Reliquia bianca, Minnella bianca, Inzolia nera, Lucignola, Prunesta, Racinedda, Catanese nera, Ervi, e infine un blend formato da Bracau, Ervi ed Inzolia Nera. Fra tutti una menzione va alla Lucignola: un rosso rubino impenetrabile, un’intensità  di profumi legata ai frutti a bacca rossa, ma anche spezie orientali, sentori di sigaro e cuoio, ed un tannino già avvolgente, ammaliante, interessante. La prospettiva è davvero stimolante: chissà quali espressioni potranno mostrare con un po’ di affinamento!

Mentre rimaniamo in attesa di vedere queste bottiglie sul mercato, le prove di vinificazione vanno avanti e si stima per il 2020 di ottenere il massimo risultato. Nel frattempo ciò che ci auguriamo accada a breve è che questi vitigni vengano presto iscritti al catalogo del Registro Nazionale delle varietà di Vite, riconoscendoli formalmente: il primo passo verso la custodia della memoria che, chissà, potrebbe essere anche la soluzione alle esigenze dell’immediato futuro.

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Valeria Lopis

Nativa etnea, sommelier AIS e giornalista pubblicista che ha all'attivo numerose collaborazioni con magazine e riviste di settore, cura uffici stampa per eventi e aziende. Una grande passione per la campagna e le vigne la spinge ad esplorare il terroir locale, e non solo, con entusiasmo. Da buona siciliana ama il cibo di qualità e la condivisione di esso, un immenso patrimonio culturale da valorizzare e comunicare.

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