Può il vino essere una forma d’arte? Le risposte tra calici e uve a Etna samsara

Arte e vino, un connubio non scontato e al tempo stesso imprescindibile. Primaterra wine emotion è stato il quarto appuntamento dei 5 incontri di degustazione di #EtnaSamsara, la manifestazione enoculturale di Primaterra che ha saputo sposare l’emozione del vino con le più alte espressioni dell’essere umano: la musica, la scrittura, l’immagine, la comunicazione e l’arte, grande protagonista di questa serata. È stata l’occasione per approfondire un territorio che conosciamo, l’Etna sullo sfondo così vicino da poter sentire il suo cuore pulsante, e approfondire l’aspetto di terroir dal grande potenziale e con caratteristiche uniche al mondo. Un incontro tenuto come di consueto in mezzo ai filari di Nerello Mascalese, durante il quale si è scelto di raccontare in un flusso narrativo appassionato la genesi di Primaterra, dagli esordi ad oggi, e man mano nello scorrere delle parole la storia ha preso forma fino a diventare materia fluida, vino. Camillo Privitera e Tiziana Gandolfo, proprietari e produttori di Primaterra, hanno plasmato un sogno fino a dargli vita, coltivandolo con impegno e inseguendo il cuore, proprio come si fa con la terra, e anche con l’arte: l’artista crea, inventa, sogna e poi traduce quel sogno in qualcosa di tangibile o di visibile.

Le premesse del quarto appuntamento di Etna samsara erano tutte attorno all’interrogativo “Può il vino essere una forma d’arte?”, fulcro del dibattito tra Filippo Leonardi, artista e sommelier, Chiara Vigo, appassionata d’arte, autrice e produttrice vitivinicola, e Camillo Privitera, ideatore della manifestazione dedicata al vulcano e produttore.
L’incontro (che ho avuto il piacere di moderare personalmente) è iniziato con il fondamentale e necessario contributo di Tiziana Gandolfo, che ha voluto ricordare l’origine del nome della cantina, una simpatica assonanza con il cognome di Camillo, ma non il motivo per il quale si è scelto di battezzare così l’azienda, infatti quei vigneti sono per loro davvero la prima terra, il primo terreno dove coltivare desideri e modellare un’idea di vino.
Il dibattito è partito dalla definizione letterale dell’arte, estrapolata dal vocabolario, per poi arricchirne il significato aggiungendo un tassello per ogni concetto ad essa correlato. È emerso subito il ruolo degli artisti-artigiani come Filippo Leonardi, che ha raccontato i suoi primi passi nel percorso artistico che oggi lo vede coinvolto più vicino a lavori con la materia e piuttosto slegato dalle arti figurative, Filippo ha sottolineato come certe forme d’arte siano manuali e altre assolutamente no, facendo cenno al relativismo che caratterizza l’arte.
Chiara Vigo, autrice di un interessante volume che approfondisce le forme d’arte presenti sulle etichette delle bottiglie di vino, ha prima trasferito informazioni storico culturali su come sono nate le prime etichette e sul loro valore identitario e su come spesso l’artista sia una sentinella di un’epoca e di un popolo, Chiara ha inoltre portato la sua esperienza di piccola produttrice, affermando che il rispetto per la natura e per i suoi cicli vitali è fondamentale per un produttore.
Camillo Privitera ha concluso esprimendo la sua continua ricerca nel tradurre la bellezza delle sue vigne in piacere e godimento in ogni bottiglia che Primaterra etichetta, ha poi condotto gli intervenuti a visitare l’opera creata ad hoc da Filippo Leonardi, ubicata in uno dei terrazzamenti del vigneto e ribattezzata “Site Specific”: un’installazione luminosa ispirata ai graticci d’appassimento delle uve.

Non sapevamo prima di questo momento che l’azienda producesse  uno spumante brut che non commercializza ancora, ma la cui eleganza e persistenza ci ha rapiti. Con questa novità si è aperta la degustazione guidata da Camillo Privitera, un focus sui grandi vini di Primaterra: 2013 Etna doc Primarosae, 2014 Etna doc Primarosae, 2016 Primarosae, 2005 Rosso Rivarello, Rosso igt Primaterra, 2012 Etna doc Primaterra, 2013 Etna doc Primaterra, ed infine il 2016 PrimoPasso una prova di appassimento che ha superato il test a pieni voti sparendo in pochi istanti.
Ad arricchire la degustazione dei vini l’immancabile piatto della casa, sublimato dall’assaggio delle marmellate Zocco, un variopinto carosello di colori e sapori, in cui la confettura extra di Nerello è stata fra le più apprezzate.
Un dolce finale con il panettone d’agosto appena sfornato dalla ditta Distefano di Raffadali, è la nuova tendenza: a 800 mt in quota si può anche celebrare la tradizione di un grande prodotto senza aspettare, solo per il gusto di assaporare, sempre in connessione con la montagna.

 

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Valeria Lopis

Nativa etnea, sommelier AIS e giornalista pubblicista che ha all'attivo numerose collaborazioni con magazine e riviste di settore, cura uffici stampa per eventi e aziende. Una grande passione per la campagna e le vigne la spinge ad esplorare il terroir locale, e non solo, con entusiasmo. Da buona siciliana ama il cibo di qualità e la condivisione di esso, un immenso patrimonio culturale da valorizzare e comunicare.

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