L’affinamento sotto il mare: al Vinitaly degustazione AIS con Antonello Maietta

Anche quest’anno si è chiusa la kermesse veronese riscuotendo uno strepitoso successo: 4600 espositori da 35 Paesi, su 100 mila metri quadri di superficie espositiva. All’interno della fiera l’Associazione Italiana Sommelier si è distinta come sempre per la grande professionalità, organizzazione e competenza dei suoi associati. All’interno di questa grandissima manifestazione c’è stata una degustazione, organizzata proprio da Ais Italia, che per la prima volta in assoluto ci ha permesso di conoscere uno dei trend più interessanti del mondo vitivinicolo: “L’affinamento sotto il mare”.

L’evento, naturalmente sold out, si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 8 Aprile. A presentare questa prima degustazione comparativa incentrata solo su vini che affinano in fondo al mare è stato il Presidente di Ais Italia Antonello Maietta. Con l’intervento di tutti i produttori, enologi e le degustazioni di alcuni tra i migliori sommelier d’Italia si è cercato di capire se questa nuova tendenza fosse solo una questione di marketing o se ci fossero, come realmente è, dei fondamenti tecnici che portano alcuni produttori a sperimentare questo particolare tipo di affinamento.

Lo stile odierno nasce circa dieci anni fa ma gli antichi greci in particolare conoscevano bene ed usavano sovente questa tecnica per conservare il vino.

I vini protagonisti della degustazione passano un periodo che va dai 18 ai 6 mesi sott’acqua, a profondità che variano dai -60 ai -30 metri.

Ma cosa ha di diverso questo ambiente rispetto alla superficie? Presto detto: totale assenza di luce, temperatura costante, pressione maggiore rispetto alla terraferma e quindi, per quel che riguarda gli spumanti, uguale o maggiore rispetto a quella della bottiglia e per ultimo, ma non meno importante, la costante presenza delle correnti che cullano piacevolmente le bottiglie. Naturalmente ci sono anche dei piccoli accorgimenti tecnici che si adattano alla diversa situazione ambientale, come i tappi rivestiti di gommalacca o le gabbiette degli spumanti fatte di un materiale più resistente e meno facilmente ossidabile.

L’ambiente marino dona ai vini, in questi mesi di affinamento, dei sentori piacevolmente salini e salmastri che però si differenziano sia olfattivamente che gustativamente dagli stessi sentori che ritroviamo in vini prodotti in maniera tradizionale. Questi profumi sono più pungenti ed in bocca la sapidità gioca un ruolo decisamente importante nella piacevolezza del sorso.

Oltre alla tecnica di affinamento sotto il mare che prevede la posa delle bottiglie, c’è un altro modo di produrre vino con l’ausilio del mare.

Anche in questo caso torniamo indietro nel tempo ed arriviamo sull’isola di Chio, piccolo paradiso delle isole greche che si trova nell’Egeo orientale. Qui si producevano vini dolci e molto alcolici per affrontare le lunghe traversate che li aspettavano per arrivare fino ai ricchi signori greci. Questi però non erano vini prodotti in maniera tradizionale, le uve infatti venivano poste in ceste di vimini ed immerse per qualche giorno in mare. L’immersione favoriva la rimozione della pruina favorendo l’appassimento. Questo segreto venne tramandato fino ai nostri giorni. L’antica tecnica venne ripresa nel 2018 sull’Isola d’Elba, dove la Cantina Arrighi, con la consulenza del Professor Attilio Scienza, ha ripercorso le fasi della lavorazione usando il vitigno Ansonica, geneticamente molto simile al Rhoditis ed al Sideritis provenienti proprio dalla zona dell’Egeo orientale.

Durante questo esclusivo evento sono stati presentati sia spumanti che vini fermi per far capire come, questo tipo di tecnica si presti perfettamente ad entrambe le produzioni.

Il primo vino degustato è forse quello che ha dato per primo visibilità a questo tipo di affinamento:

Abissi 2016, Cantina Bisson, spumante pas dosé prodotto con vitigni Bianchetta genovese, Vermentino e Cimixa. Questo spumante fa 18 mesi di affinamento a -60 metri nel mare di Sestri Levante.

Ci trasferiamo in Sardegna : Akènta Sub , Cantina Santa Maria della Palma, metodo charmat extra dry prodotto con Vermentino di Sardegna; 6 mesi di affinamento a -40 metri nel mare del Parco naturale di Porco Conte ad Alghero.

Torniamo sulla penisola e degustiamo due vini fermi dell’azienda Tenuta del Paguro: il primo è Squilla Mantis 2015, prodotto con vitigno Albana, passa 18 mesi a -30 metri nel mare antistante l’ Emilia Romagna.

Il secondo vino di tenuta del Paguro è invece un rosso: Pagurus 2015, 100% Sangiovese, anche lui passa ben 18 mesi ad una profondità di -30 metri nel bel mare della costa romagnola.

Torniamo adesso alle bollicine ma questa volta non si parla di spumante bensì di champagne: Champagne -52 underwater privilege 18 mesi Cloe Marie Kottakis, di Jamin. Dalla Cote de Bar questo vino, Blanc de Noir, 100% Pinot Nero, pas dosé, arriva fino in Liguria, a Portofino, per affinare 18 mesi ad una profondità di -52 metri appunto.

Ultimo ma primo per la sua particolarità, il vino della Cantina Arrighi, ottenuto con l’immersione delle uve Ansonica nel mare cristallino dell’Isola d’Elba e poi sistemato nelle anfore nel pieno rispetto della tradizione degli antichi greci. Una prova di botte, non ancora etichettata, che è una vera esperienza ed una piacevole scoperta.

Questi vini, ognuno con le sue peculiarità, hanno in comune senza dubbio degli stuzzicanti profumi marini ed una sapidità gustativa persistente ed estremamente piacevole.

Questo evento è la conferma che non è il marketing a guidare questa nuova tendenza ma la consapevolezza di alcuni produttori di presentare dei prodotti nuovi al mercato, prodotti che non sono facilmente gestibili e che dietro hanno una ricerca che lega le antiche tradizioni alle novità tecnologiche.

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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