“Tenute di famiglia”: successo per la masterclass dedicata a Cantine Pellegrino
Una storia di imprenditoria femminile ante litteram che ha viaggiato dalla Sicilia sulle rotte del Marsala e una lunga tradizione di famiglia che va avanti con la stessa passione da 7 generazioni lega a doppio filo il nome dell’etichetta Pellegrino alle campagne della Sicilia occidentale, sin dal 1880 anno di fondazione di Cantine Pellegrino.
In quasi 140 anni di produzione l’azienda ha sperimentato e ricercato sul territorio, costruendo un identikit di vino per ogni terroir dei 150 ettari di proprietà, oggi definiti come Tenute di famiglia, 4 aree fortemente vocate, ciascuna con un’anima e una voce propria.
Per ogni ogni tenuta un grande vino: Kelbi, Salinaro, Gazzetto, Rinazzo, sono stati i territori d’elezione e i vini al centro della masterclass “Tenute di Famiglia” organizzata al SAL – Spazio Avanzamento Lavori di Catania lo scorso 4 aprile all’interno dell’evento Coast to Coast che ha visto protagonista assoluta l’etichetta Pellegrino con la sua storia e suoi prodotti.
A condurre il numeroso ed interessato pubblico intervenuto, il sommelier di lungo corso Camillo Privitera, Presidente Ais Sicilia che insieme all’enologo della cantina Gaspare Catalano, ha guidato i winelovers alla riscoperta del versante ovest dell’isola, dove Cantine Pellegrino attua i più moderni sistemi di coltura green finalizzati ad ottenere un vino biologicamente orientato ed anche sostenibile, grazie alle scelte ecologiche a ridotto impatto ambientale che riguardano tutte le fasi produttive.
Il primo assaggio è Kelbi, catarratto in purezza, che rivela subito la grande tessitura di un vino di corpo, un bianco intenso che nasce da una terra fertile e rigogliosa, circondato dalla macchia mediterranea.
In sequenza ancora un bianco, il Salinaro accarezzato dalla brezza marina che ritroviamo nel calice, le cui uve 100% grillo maturano al sole della costa trapanese, con radici ben salde ad un terreno calcareo sabbioso che conferisce al vino leggerezza, eleganza ed equilibrio.
Il passaggio ai rossi avviene con Gazzerotta, 90 ettari principalmente vitati a Nero d’Avola, dove le uve affrontano nella prima fase del loro ciclo vitale uno stress idrico dovuto ad una carenza di acqua, che rende gli acini meno polposi e con le bucce più spesse, premessa ideale per un rosso tannico dal sorso succoso.
A chiudere la degustazione Rinazzo, un Syrah che vive condizioni pedoclimatiche estreme affondando le radici nel terreno sabbioso (rina, in dialetto siciliano: sabbia) di una paleospiaggia, un suolo povero dove gli acini rimangono piccoli e concentrati, originando un vino strutturato che fa una lunga macerazione e affina 24 mesi in vasche d’acciaio e barrique.
Un impegno di famiglia che continua ad appassionare anche le nuove generazioni, un raro esempio nel quale la qualità sposa l’ampia varietà grazie all’alta specializzazione e alla valorizzazione delle competenze.