Dolcetto o scherzetto?

Dolcetto o scherzetto? Questa è la frase che ormai più di frequente sentiamo pronunciare ai bambini in questo periodo. Caramelle, cioccolatini, dolcetti di vario genere rallegrano le nostre tavole tra il 31 ottobre ed il 2 novembre. Nonostante in molti ritengano questa frase legata a culti che poco ci appartengono, in realtà la festa di Halloween è più vicina a noi di quanto pensiamo.

Il nome Halloween infatti deriva da All Hallows Eve, dove Hallow è un termine arcaico inglese che significa Santo. La festa di Halloween ha origini in Irlanda dove per i Celti il 1 Novembre era l’inizio del nuovo anno ed è quindi simbolo di cambiamento. La morte era il tema principale della festa, in sintonia con quello che accade in natura in questo periodo: la vita sembra morire in superficie ma in realtà si rinnova sottoterra, dove riposano i nostri cari defunti.

Sciascia diceva che “il cristianesimo consentiva quelle esplosioni propriamente pagane, nel senso più corrente che ha la parola paganesimo; quei riti, quelle feste, quella proiezione e personificazione di materiali e carnali istanze dei miti; quella scelta e designazione dei mitici, ma al tempo stesso protettori”.

Questa definizione calza a pennello per le feste di Ognissanti e dei Morti.

Nell’anno 835 d.c. Papa Gregorio II, non riuscendo a sradicare l’usanza Celtica, decise di spostare la Festa di Tutti i Santi dal 13 maggio al 1 novembre e le nuove disposizioni della Chiesa cattolica unite alle tradizioni pagane hanno dato vita alla Festa dei Morti siciliana. La tradizione vuole che i genitori regalino qualcosa ai bambini dicendo che questi doni sono stati portati dalle anime dei cari defunti che vengono così ricordati dai più piccoli.

Un tempo i bimbi ricevevano in regalo i dolci tipici della festa che cambiano di città in città.

Ogni dolce rappresenta il posto in cui viene fatto. In Irlanda per esempio, per la festa di Halloween viene preparato un pane dolce di nome “Barmbrack”. Gli ingredienti principali sono frutta secca e canditi lasciati in ammollo nel tè nero e nel whisky. Il pane viene poi profumato con varie spezie tra cui chiodi di garofano, cannella e noce moscata. Secondo la tradizione nel pane si trovano delle sorprese che annunciano il futuro dei destinatari. Chi lo preparava inseriva nell’impasto un pisello, un bastoncino, un pezzo di stoffa ed un anello per annunciare rispettivamente la solitudine, la guerra, la povertà ed un matrimonio.

Tornando sulla nostra isola troviamo tanti dolci tipici di questo periodo come per esempio Le Rame di Napoli. La tradizione vuole che il popolo catanese, volendo omaggiare i Borboni, avesse creato un dolce che riprendesse la forma della moneta di rame che circolava a quel tempo. Le Rame sono dolcetti morbidi e speziati, ricoperti con una glassa al cioccolato fondente ed un ripieno di albicocca. Belli, buoni e colorati sono i “Pupi ri zuccaro” (bambole di zucchero), preparate interamente con lo zucchero e dipinte a mano, rappresentano di solito i paladini di Francia.

Tipiche di questi giorni anche le “ossa di morto”, ovvero dei biscotti di farina e zucchero aromatizzati alla cannella e chiodi di garofano. Le ossa di morto sono composte da due parti di consistenza e colore diversi: la parte inferiore è scura e dura, mentre la parte superiore è bianca e friabilissima.

La frutta di Martorana è un dolce tipico siciliano composto da una pasta molto simile al marzapane e alla pasta di mandorle, a base di farina di mandorle e di zucchero, che però al palato risulta più dolce e saporita.

La frutta di Martorana, prende il nome dal convento omonimo, il monastero della Martorana, situato al centro di Palermo e fondato nel periodo normanno nel 1143.

Le suore del convento un giorno di novembre, dovendo ricevere la visita di un altissimo prelato, abbellirono il loro giardino, in quel periodo dell’anno spoglio, con tanti fruttini colorati fatti con le loro mani con un impasto che prevedeva albume d’uovo, zucchero e mandorle tritate.

Sembra però che la ricetta derivi da un dolce arabo diffusosi in sicilia durante la dominazione Musulmana dell’Isola.

Questi e tanti altri dolci popolano le nostre tavole in questi giorni, i Tetù e Teio, Nucatoli e tanti altri, tutti da assaggiare magari abbinati ad un buon vino nel segno della tradizione di Halloween e della Festa dei Morti.

Se un bimbo suona alla vostra esclamando “dolcetto o scherzetto?” riempite il suo cesto con i nostri dolcetti tipici.

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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