Intorcia Heritage: la storia e il vino di un grande territorio

Sabato 30 Novembre, nella splendida location di Radicepura, a Giarre (CT), con sullo sfondo una magnifica Etna coperta dalle prime nevi e un mare calmo che lascia sperare giorni ancora assolati, ha preso vita la I edizione della Guida ai vini di Sicilia 2020. Sulla scia della prolifica attività nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier, che annovera già 6 pubblicazioni della guida Vitae, i soci siciliani si riuniscono allestendo una passerella con le più importanti firme della produzione vinicola dell’isola. Una manifestazione sentita non soltanto dal copioso numero di delegati, relatori e sommelier sopraggiunti da diverse città, ma confermata soprattutto dalla straordinaria presenza di circa 80 aziende, che hanno trovato uno spazio libero e tutto nuovo per mostrare i risultati del duro lavoro svolto, e da quella di appassionati e amici venuti a trovarci. I tre cerimonieri, il presidente nazionale AIS Antonello Maietta, il presidente regionale siciliano Camillo Privitera e il relatore nonché referente della guida, nazionale e regionale, Orazio Di Maria, salutano il gremito parterre con la fierezza di chi ha fatto un buon lavoro e l’umile consapevolezza che si può e si deve fare sempre meglio.

Tra gli appuntamenti organizzati nel corso della giornata, alle ore 17 ha inizio l’incontro “Gli uomini e il vino. Intorcia Heritage” animato dal racconto del delegato AIS Trapani, Franco Rodriquez, e moderato dalla delegata AIS Catania, Mariagrazia Barbagallo. Il legame tra Franco e la sua amata Marsala rende la narrazione a tratti tenera, ad altri crudele, e le parole si cadenzano come quelle di un padre che rimprovera un figlio. Così è.

Marsala, il porto di Allah, sorge sulle rovine dell’antica città punica Lilibeo, all’estrema punta occidentale della “grande isola”. Conosciuta per le famose saline e per essere stata il punto di sbarco in Sicilia dei Mille guidati da Garibaldi, oltre che per essere parte della più grande provincia vitivinicola d’Italia, quella di Trapani, con i suoi 117.658 ettari destinati a vigneto e con un infausto 70% destinato, ancora, alla produzione di vino sfuso. Questo è il contesto nel quale i vini del marsalese si son fatti strada nei decenni, dimostrando resilienza anche dinanzi alle circostanze più avverse. E resilienti furono, e sono, i caparbi produttori che hanno deciso di investire nel brand Marsala, confinato in una DOC (che compie quest’anno 50 anni) non sempre all’altezza della grandezza del vino che ne porta il nome, tra i più conosciuti e apprezzati al mondo.
Lo scopo diventa perciò quello di rendere indipendente, e di nuovo grande, un vino la cui genitorialità viene affidata al popolo inglese e, in particolare, a John Woodhouse. Un mercato già florido per i cugini Sherry, Madeira e Porto segnò le sorti di questo fortificato siculo. Ma bisogna pur ricordare che, da molto prima del “wine scout” britannico, sulle stesse terre si produceva già un vino dalle caratteristiche uniche e sorprendenti, il Perpetuum. Forte e corposo, invecchiato in botti di legno che ogni anno venivano ricolmate con del vino giovane, in perpetuo, in una sorta di versione semplificata del metodo soleras adoperato dagli spagnoli. Fu proprio questa bevanda della tradizione contadina a suscitare l’attenzione dell’armatore. Venne aggiunta acquavite di vino per garantirne la salubrità durante il lungo viaggio verso il Regno Unito e il resto appartiene alla storia.

Tra questi coraggiosi viticoltori che ne hanno ripreso in mano il destino, un giovane si fa strada rincorrendo un ideale. Francesco Intorcia diventa tra i maggiori interpreti della rinascita del Marsala, e ritrova le sue origini nell’eredità lasciatagli da una tradizione di famiglia lunga 90 anni. Così il suo progetto, Heritage, prende forma.

Il primo assaggio è lasciato proprio al Vino Bianco Pre British Metodo Perpetuo Tradizionale, cioè a un “non-marsala”. In effetti l’assenza di qualsivoglia fortificazione lo libera dalla formale classificazione di origine, restituendoci un sorso dal sapore atavico.

Si prosegue con l’Heritage Marsala Vintage 2004 Vergine Secco, il vitigno è grillo in purezza, ma qui intervengono le regole della denominazione a delinearne forma e contenuti. Vergine indica un periodo minimo di invecchiamento di 5 anni e secco fa riferimento al residuo zuccherino, <40 g/l. Il bouquet è ricco e ci avvolge con note di legno e vaniglia, agrumi canditi, miele e spezie dolci. Consigliato con biscotti e frutta secca.

E’ la volta dell’Heritage Marsala Vintage 1980 Riserva Vergine Secco, che ha trascorso gli ultimi 35 anni in fusti di rovere. Le note di cedro candito e noci, cacao e liquirizia si accompagnano a un gusto secco e fresco, di incredibile persistenza. Ottimo da servire con ricci e bottarga di tonno adagiati su crostino all’olio EVO.

Continuiamo con l’Heritage Marsala Vintage 2012 Riserva Superiore Oro, più moderno e giovanile, qui il merito va tutto a Francesco. Sentori di albicocca e pesca sciroppata, delicatamente amabile da gustare con formaggi a pasta semi dura con miele e marmellate a una temperatura di 8°-10°.

L’Heritage Marsala Vintage 2015 Rubino Superiore si presenta con un color rubino vibrante, per l’appunto, ottenuto da uve nero d’Avola. Frutti di bosco, carrubo e note erbacee lasciano sul palato una scia di amabile freschezza da assaporare con cioccolato fondente.

A seguire l’Heritage Marsala Vintage 1994 Superiore Ambra Semisecco. Qui il residuo zuccherino, compreso tra 40-100 g/l, suggerisce una beva sicuramente più dolce da provare con formaggi erborinati o foie gras.

Chiude, quella che più che una degustazione è stata una passeggiata alla riscoperta di un territorio e di uomini straordinari, l’Heritage Marsala Vintage 1980 Riserva Superiore Ambra Dolce. L’ampiezza olfattiva tocca le note della sicilianità più vera e profonda: albicocca, miele, uva sultanina, pinoli, torrone di mandorle, fichi secchi. Dolce ma non stucchevole, sostenuto da freschezza e sapidità. Da godere con le più alte espressioni della tipica pasticceria, come la cassata o, semplicemente, da solo.

Ringraziamo Franco Rodriquez per averci portati con lui in questo viaggio affascinante e per averci ricordato che Marsala appartiene alla storia del nostro Paese, alla storia di tutti noi, e che non dovremmo trattarlo come quei grandi artisti che vivono in miseria tutta la vita per poi godere di gloria e fasti nella morte, abbiamo il dovere di riconoscerne la dignità hic et nunc.

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Federica Milazzo

Nata e cresciuta nella bella Piazza Armerina (Enna), vive oggi a Giarre, nel Catanese. Maturità classica, iscritta in Economia, Sommelier AIS dal 2017, si definisce un’anima in evoluzione, poliedrica. Determinata e curiosa, forse nevrotica, a tratti romantica. Definita da amici, e non, una piccola furia con la risposta sempre pronta. Ogni esperienza l’ha segnata, modellata e formata. Così dall’amore per le arti passa a quello per i numeri, la gestione e l’organizzazione. E dalla passione per le serie tv a quella per il vino. Quest’ultimo la rapisce, raccontandole le più affascinanti storie della terra, a cui inesorabilmente appartiene, e gliene acuisce i sensi, che non possono più rinunciare alla ricerca dei profumi e dei sapori più veri. Il viaggio, in tutte le sue forme, è il fine ultimo a cui tutto è vocato. Alla ricerca del suo posto nel mondo, continua il suo percorso formativo in attesa della prossima sfida.

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