A Milo alla scoperta di vini, vigneti e personaggi dell’Etna
L’atmosfera è rilassata e serena. Non è cosa da tutti i giorni poter abbandonare gli impegni lavorativi e concedersi un bel giro tra alcune delle aziende storiche dell’Etna.
L’appuntamento è a Milo, l’occasione la fornisce un “press tour” organizzato nell’ambito dell’edizione numero 40 della Vinimilo, di domenica mattina.
Arriviamo di buonora, quando ancora il paesino sonnecchia e la bella e grande piazza Bellavista, assolata e con un leggero velo di cenere vulcanica sul pavimento, è del tutto sgombra.
Ritrovo, saluti, convenevoli e si parte. La comitiva è guidata dagli amministratori locali: il sindaco Alfio Cosentino e il giovane e dinamico assessore Luca Patanè che, più avanti, scopriremo anche in un’altra… veste.
Direzione la prima azienda, I Vigneri, dove ad attenderci c’è Salvo Foti, enologo e profondo conoscitore delle terre vulcaniche, accompagnato dal figlio Simone, impegnato a seguire le tracce del padre. La vigna dell’associazione ospita su un lato i “nidi” realizzati dall’artista Alfio Bonanno, installazioni di “land art” realizzate con materiale naturale sugli alberi, inserite nel progetto “Mindart Alle Radici” dello stesso artista a cura di Laura Cavallaro.
Salvo Foti ci guida lungo la vigna assolata e silenziosa raccontando aneddoti e stili di vita in vigna e sull’Etna. Ricordandoci anche che qui non si parla di ettari ma di ‘migghiara’ (mille viti) per definire la grandezza di una vigna e che l’aspetto umano ha da sempre prevalenza sugli altri.
Sullo sfondo il pennacchio fumoso della Montagna, visione che ci accompagna per tutto il tour.
Un breve trasferimento in auto e si arriva in contrada Rinazzo, dove si raggiunge la bella vigna della famiglia Benanti; ad attenderci c’è Antonio, che è anche l’attuale presidente del Consorzio Etna Doc e che insieme al fratello Salvino guida oggi questa bella realtà. Ci parla della storia della pluripremiata azienda nata nel 1988 per volontà del padre Giuseppe, imprenditore farmaceutico con la passione per il vino, ed oggi arrivata ad esportare in oltre 50 Paesi del mondo, il 75% della produzione, ed anche dell’Etna Bianco Superiore doc che qui nasce da uve carricante al 100%.
Blogger e giornalisti tutti attorno ascoltano in religioso silenzio. “Senza il Covid –spiega- il 2020 sarebbe stato l’anno della definitiva consacrazione per questa “regione vinicola” (che si distingue dal resto della Sicilia per clima, suolo e produzione) e per i suoi produttori”. Anche qui a lavorare nel campo sono solo operai di Milo ed “autoctono” (o quasi, perché viene dal vicino centro di S. Alfio) è anche l’enologo, Enzo Calì.
Una leggera e piacevole brezza, la stessa che soffiando dal mare ‘accarezza’ costantemente la bella vigna, rende sopportabile la forte calura che non sembra neanche quella di una fine estate.
E’ piacevole a questo punto infilarsi letteralmente tra i filari della vigna e dopo pochi metri giungere nella confinante proprietà degli Eredi Di Maio, nuova tappa del nostro giro domenicale.
Giovani, giovanissimi, appassionati e preparati, i cugini Andrea Di Maio e Luca Patanè (rieccolo, ma qui nelle vesti di produttore) insieme ai fratelli più piccoli guardano al futuro custodendo quella che può essere definita una vigna storica (alcune viti hanno anche 120 anni). Un vero e proprio museo viticolo a cielo aperto che guarda dall’alto il mare. Gli Eredi Di Maio rispettano la storia, il loro primo vino è stato chiamato Affiu in onore e in memoria del loro nonno Alfio che per anni ha qui lavorato e portato avanti la tradizione, ma non disdegnano l’innovazione; tanto che sono riusciti a convincere la famiglia a produrre vino piuttosto che a conferire e vendere l’uva come da sempre era stato fatto.
Passato mezzogiorno il press tour fa tappa finale presso la storica azienda Barone di Villagrande, dal 1727 tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri, oggi guidata da Marco Nicolosi, enologo e direttore della produzione.
E’ ora di pranzo e sotto l’ombra di tigli e castagni (anche qui è presente un’opera di land art, Radici, del maestro Alfio Bonanno, lo chef Vittorio Caruso pensa a rifocillare la stanca ma soddisfatta combriccola. Ad accompagnare le squisite pietanze proposte l’immancabile vino delle Aziende visitate e protagoniste del bel tour.
Milo e la Vinimilo quest’anno avranno forse perso il loro affezionato e caloroso pubblico, che rimane comunque in “ascolto” e in trepidante attesa. Ma non hanno perso certo lo spirito e la forza di sempre, quella che viene direttamente da una lunga storia, dalla tradizione e dal caro, vecchio, fumante Vulcano.