L’Alsazia, che bel giardino!

ColmarChi nel vino ha incontrato una passione non può che desiderare di varcare i confini italiani per esplorare anche altri Paesi di grande interesse enologico.

Non c’è da sorprendersi all’esclamazione di Luigi XIV: “L’Alsazia, che bel giardino”. Si può solo aggiungere l’incanto che questa piccola lingua di terra verde, che da Strasburgo si estende fino a sud dell’Alto Reno, mostra col suo tappeto decorato di vigneti.

A Colmar ha inizio il nostro viaggio fra luoghi che profumano di vino e raccontano storia. Ci soffermiamo, come prima tappa, nella vivacissima e animata cittadina con un trascorso storico importante, contesa per molti anni fra il popolo tedesco e quello francese; una città colorata con le sue case pittoresche, la maestosa cattedrale gotica di “San Martin”, il quartiere “Petite Venise” affollato di turisti intenti ad ammirare il magnifico paesaggio fiorito e il lento scorrere dei “bateau” per una passeggiata romantica lungo il fiume che attraversa le suggestive case allineate da una parte e dall’altra della riva, e poi i numerosi ristorantini che propongono piatti che richiamano sia la robusta cucina tedesca sia le eleganti preparazioni francesi. Non possiamo quindi non onorare un piatto di “Choucroute”, una preparazione a base di crauti accompagnata da salsicce e carne di maiale affumicata, o la squisita “Tarte Flambe”. E che dire poi del famoso “Foie Gras”? Pare che sia stato creato proprio in Alsazia. Vi chiederete: e da bere? Lo scopriremo più avanti.

L’esplorazione della città si conclude con uno spettacolo serale mozzafiato fatto di luci e musiche che, proiettate sulla maestosa cattedrale, danno vita a qualcosa di sbalorditivo! Ritorniamo al nostro obiettivo principale, ovvero quello di scoprire i profumi e la freschezza dei decantati vini alsaziani. Colmar è il cuore pulsante, è il luogo dal quale è possibile, facendo pochi chilometri, raggiungere i tantissimi paesini produttori di nettari. Ed infatti, partendo proprio da lì, la nostra prima tappa è la visita alla cantina Domaines Schlumberger con rotta verso Guebwiller Cedex a sud dell’alto Reno.

Rigogliosi vigneti occupano la visuale a 360°, partendo dalla pianura con i suoi filari lunghi e allineati che si arrampicano verso le dolci colline come a voler ingoiare i boschi soprastanti. La natura è esplosiva e, sebbene i nostri occhi siano abituati a questi paesaggi, lo stupore non smette mai di sorprenderci! Il raggiungimento della nostra prima meta è visibile ben presto con la grande scritta “Schlumberger” che impera sulla collina.

La storia della famiglia ha inizio nel lontano 1810 con Nicolas Schlumberger il quale si stabilì a Guebwiller impiantando un’industria tessile ed acquistando 20 ettari di vigneto. Il suo spiccato spirito imprenditoriale e i profitti del Domaines iniziarono a farsi strada. Tre generazione dopo, Ernest continuò ad espandere i vigneti e continuò l’opera iniziata dai suoi lungimiranti predecessori. Purtroppo, i disastri causati dalla fillossera e dalle Guerre Mondiali distrussero molti vigneti. Ernest non volle arrendersi, impegnò tutte le sue energie acquistando nuove parcelle e procedendo all’immediato reimpianto. Non voleva perdere il suo storico vigneto! Impiantò le viti su terrazzamenti introducendo così la tecnica di allevamento orizzontale. Nel 1971 il Dominio passò a Eric Beydon-Schlumberger il quale continuò a rendere grande la fama della cantina portandola a livello internazionale. Dietro una storia così ricca di avvenimenti e di fermenti non potevano che esserci prodotti potenti per onorarne il passato. Iniziamo la nostra prima degustazione con vini che rappresentato un’autentica espressione di passione e di territorio; i nostri calici si inebriano di profumi e di freschezza, ma anche di mineralità, sapidità e dei famosi sentori di benzina che si accentuano sempre di più con le annate più vecchie. I nettari passati in rassegna sono stati il Grand Cru di Pinot Gris (parcelle Spiegel, Kessler, Kitterlé), il Grand Cru di Gewurztraminer (parcelle Kessler, Kitterlé) e i tanto attesi Grands Cru di Riesling (parcelle Saering, Kessler, Kitterlé).

La nostra spedizione enoica continua verso Ribeauvillé a nord dell’alto Reno. Ci attende un altro colosso che affonda le radici nel lontano1626: il Trimbach. Ben 44 ettari, 50 parcelle disseminate in 7 paesini. La filosofia dell’azienda è la selezione rigorosa dei grappoli raccolti manualmente, stesso rigore che si applica anche quando le uve sono acquistate da produttori locali. I vini prodotti rappresentano l’eleganza e lo stile alsaziano nel mondo! Restiamo affascinati ed incantati nel degustare il Riesling 2009 “Clos Ste Hune” e ammaliati con la vendemmia tardiva di Riesling. La giornata è volata troppo in fretta ma siamo certi che altri calici ci attendono.

Il nostro terzo incontro è a Wettolsheim con la cantina Barmes-Buecher. Sebbene relativamente giovane, fondata nel 1985, mostra un carattere deciso nel produrre vini di qualità in un contesto bio-dinamico. Sophie ci dà il benvenuto nell’elegante sala degustazione rivestita di un caldo legno. Il suo entusiasmo è luminoso, traspare la passione per l’attività creata dai genitori Geneviève Buecher e François Barmès e adesso condotta insieme alla madre e al fratello Maxime.

Inizia ad intrattenerci con il superbo Crémant Brut Zéro dosage 2012 e si prosegue poi con i Grands Crus di Gewurztraminer prodotti in varie parcelle (Hengst, Steingrubler, Pfersigber): un trionfo di fiori, spezie, mineralità e tanta freschezza. Si continua con il Pinot Gris Rosenberg e infine il nostro olfatto incontra quei sentori tanto attesi, inconsueti, ma coinvolgenti, del Riesling. Provenienti da territori diversi (Hengst, Steingrubler), degustiamo i Grands Crus annate 2009, 2010, 2012: vini freschi, sapidi, minerali con accenno di idrocarburi con l’annata 2012 ma decisi nel 2009. Il Domaine Barmès-Buecher possiede 16 ettari di proprietà della famiglia sin dal 17° secolo: 80 parcelle che producono 100.000 bottiglie.

Lasciamo la cantina a malincuore, siamo stati accolti con molto calore e ci dispiace interrompere l’incontro con Sophie che si è mostrata disponibile ed attenta durante la degustazione.
Altre mete ci attendono, altri produttori ci renderanno partecipi di momenti piacevoli. E’ stata una bella esperienza, un viaggio che ha arricchito più che mai la passione per questo mondo!

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Agata Faro

Ha seguito il richiamo della sua passione attraverso la serie di corsi per conseguire gli attestati dei vari livelli di sommelier AIS, fino al riconoscimento dell’abilitazione professionale. Iscritta dal 2012 nell’elenco generale degli esperti degustatori vini D.O., presso l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, il suo motto è “Degustare in viaggio”. Ritiene, infatti, che il modo migliore per comprende un vino e la storia di chi lo produce è quello di vivere il territorio. Dal 2011 collabora con EnoNews raccontando di viaggi, degustazioni, e di buona cucina.

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