I GHIACCI ARTICI SALVERANNO LA TERRA
Se fosse una trama letteraria, sarebbe degna del miglior James Ballard o di Lee Correy (al secolo lo scienziato G. Harry Stine) o ancora di un giovane Isaac Asimov alle prese con nuovi intrecci intriganti. Ma la fantascienza di questi famosi autori c’entra ben poco, perché il progetto che lo Svalbard Global Seed Vault sta portando avanti ormai da anni tra Norvegia e Polo Nord è del tutto reale.
Secoli e secoli di agricoltura hanno “indebolito” le piante commestibili. La soluzione? Creare un vero e proprio caveau dove custodirle, contro le principali minacce del Pianeta Terra (cambiamenti climatici, catastrofi naturali, guerre…).
La notizia, ripresa in questi giorni da giornali di settore e tg nazionali e internazionali, parla di “oltre 860mila semi di piante diverse conservati in una “banca” nella profondità dei ghiacci artici”, con la missione (davvero impegnativa!) di salvare l’umanità. La prima “cassaforte” sotterranea è stata così situata “sull’isola di Spitsbergenin, mille chilometri a nord della Norvegia, per preservare la biodiversità agricola in caso di catastrofi o cataclismi. Le cosiddette banche del germoplasma hanno però cominciato a diffondersi anche in molti altri Paesi del mondo, facendo crescere le chance di sopravvivenza alimentare per le generazioni future. L’obiettivo delle banche dei semi è insomma quello di garantire la sopravvivenza delle più importanti colture della Terra, tra cui riso, mais, frumento, manioca, patate e mele. E salvaguardando tutte le loro varietà e il loro patrimonio genetico originario. Per far sì che questo avvenga (e duri potenzialmente in eterno) gli scienziati hanno stabilito una temperatura interna fissa di -18 gradi Celsius”.
Anche la prestigiosa rivista scientifica Nature ha riportato uno studio, dove “spiega come in secoli e secoli di agricoltura, le sementi si siano “abituate” a un dato ritmo produttivo, adattandosi alle caratteristiche ambientali di un Paese piuttosto che un altro e a quelle indotte dall’uomo. Tale meccanismo ha determinato una sorta di “indebolimento genetico”, che con l’avvento degli effetti dei cambiamenti climatici ha messo a repentaglio la sopravvivenza di varie specie vegetali. Da qui la necessità di preservare i semi di milioni di piante alimentari in vista di un futuro che dire apocalittico è dir poco, stando agli studi scientifici recentemente prodotti”.
“Tra pochi decenni, i sistemi alimentari del nostro pianeta dovranno soddisfare i bisogni di due miliardi di persone in più e produrre più cibo e più nutriente sarà reso ancora più arduo a causa del cambiamento climatico”. A rivelarlo è José Graziano da Silva, direttore generale della Fao, che aggiunge: “La biodiversità agricola, come quella racchiusa dentro i semi di patata che vengono oggi depositati qui, è essenziale per affrontare queste sfide, aiutando a sviluppare colture migliori e più resistenti”.
(Fonte: www.asa-press.com ; www.tgcom24.mediaset.it )