GLI CHEF AMBASCIATORI DEL MADE IN ITALY
Forse ci voleva un evento universale come Expo Milano. Forse si doveva attendere un periodo come l’autunno, quando escono le nuove guide ai ristoranti, ai vini, alle osterie. E forse si doveva arrivare al punto in cui in ogni canale televisivo c’è almeno un programma, una rubrica, un angolo dedicato alla cucina. Il fatto è che un messaggio positivo sta finalmente passando ed è quello che gli Chef, cioè i Cuochi vengono adesso riconosciuti come veri ambasciatori del Made in Italy nel mondo. Anche dalle Istituzioni, che cominciano a comprendere come dietro questa professione e questa categoria vi sia un forte legame con l’economia, il turismo, la cultura, le tradizioni del nostro Paese e quindi una grande potenzialità su cui puntare.
Nessuna critica negativa sulla tempistica nel capire queste potenzialità, ci mancherebbe. Anzi, chi in questo mondo ci lavora (non solo gli Chef, ma anche gli operatori dell’agroalimentare, i buyers, i comunicatori, i giornalisti di settore…) ringrazia, incassa e porta a casa questo bel successo di prestigio.
Però vorremmo sottolineare come i segnali positivi ci fossero da molto più tempo dell’arrivo dell’Expo ed in tutte le stagioni che non fossero il promozionale autunno per le guide e che i Cuochi (sempre quelli con la “C” maiuscola”!) questo ruolo di ambasciatori lo rivestono da decenni.
Non citeremo nomi, non apriremo e chiuderemo virgolette su ciò che ha affermato lo stellato di turno o il noto volto televisivo del momento. A nostro avviso tutti meritano e tutti hanno il loro ruolo sul palco di questa vicenda. Come giustamente sottolineato da un interessante articolo di Wine News dei giorni scorsi, anche il cosiddetto “Food Porn” ovvero il dilagante fenomeno del cibo tra televisione, riviste e social, potrebbe avere i suoi lati positivi cioè aver fatto comunque parlare del mondo della cucina. Sta poi al telespettatore o al lettore comprendere chi realmente è il serio professionista che ai fornelli spende giornate di fatica e sudore e chi invece è soltanto un personaggio pubblico che firma autografi.
Il ruolo comunque rimane ed è una grossa opportunità per l’Italia: farsi rappresentare nel mondo da chi indossa toque e grembiule e può raccontare la storia, i miti, le leggende della propria regione a Pechino piuttosto che a New York, a Londra piuttosto che a Singapore.
Adesso, brevissimo “patriottismo” tutto siciliano: non ci stancheremo mai di sottolineare come la nostra Isola sia un Paese nel Belpaese, con innumerevoli problemi (disoccupazione alle stelle, autostrade disastrose, illegalità diffusa, burocrazia ridicola e ottocentesca…) ma che della storia della cucina italiana ha tutto il diritto di essere tra le capostipiti e le guide più prestigiose. Crediamo fermamente che la cucina siciliana possa risollevare le sorti sue e dell’Italia, prendendo parte a questa grande svolta che possiamo definire epocale. Uno schiaffo, insomma, a quel tentativo attuato decenni addietro di globalizzare, appiattire, asfaltare nel medesimo modo le culture, le espressioni, le voci dei singoli popoli. Il popolo siciliano deve lavorare tanto per uscire da un tunnel più che oscuro. Eppure ancora migliaia di turisti ogni anno scelgono i tours enogastronomici tra Modica e Ragusa Ibla, tra Cefalù e Castellammare del Golfo, tra Siracusa e Menfi… e dall’Australia, dagli Usa, dall’Inghilterra non chiedono altro che di scoprire quest’Isola meravigliosa e maltrattata.
Forse perché qui, nel centro del Mediterraneo, ci sono luoghi, storie, tavole e paesaggi da farci una Esposizione Universale permanente!