Una verticale di “Kaid” per raccontare il Syrah
Di origini controverse, sembra che la provenienza del Syrah si attribuisca all’antica Persia ed esattamente alla città di Schiraz, per poi successivamente arrivare in Sicilia nella città di Siracusa. Altre tesi sostengono che in tempi non molto lontani (metà Ottocento), pare che dalla Francia siano arrivate le prime barbatelle in Italia trovando un territorio particolarmente ospitale e fertile.
E’ risaputo che le eccellenze prodotte nella Valle del Rodano sono rinomate in tutto il mondo ma anche nel nostro territorio. In particolar modo in Toscana e in Sicilia, questo vitigno ha fatto parlare di sé, riscuotendo un notevole successo negli anni passati. Forse oggi non è più “trend” bere un calice di Syrah come qualche decennio fa, afferma Andrea Gori, conduttore della verticale che si è tenuta in occasione della manifestazione Taormina Gourmet, insieme all’enologo Benedetto Alessandro, ma partecipare alla degustazione di Kaid, dell’azienda Alessandro di Camporeale, ci farà scoprire lo splendore che questo vino ha mantenuto negli anni, a dispetto delle mode, con la sua travolgente e complessa essenza.
L’azienda, sebbene relativamente giovane, è nata nel 2000, anno in cui avviene la prima vinificazione, anche se le origini della tenuta risalgono agli inizi del ‘900. Purtroppo fino al 2000 non si vinificavano le proprie uve e solo nel 1989 l’azienda inizia con il Syrah un processo di cambiamento. Il vecchio vigneto ha accolto con un reimpianto varietà di uve più idonee che, nelle colline di Camporeale, hanno trovato le condizioni pedoclimatiche ottimali per la produzione di vino di qualità.
Alessandro di Camporeale deve tutto alla produzione di Kaid, in quanto segna l’inizio dell’attività di famiglia con questa prima ed unica etichetta. Agli inizi la produzione di bottiglie era di appena 10.000, numero che è cresciuto notevolmente fino a toccare oggi vette di 160.000 inserendo nel corso degli anni altre etichette e rimanendo comunque il Kaid, la cui origine araba indicava il nome del capo villaggio quando il piccolo centro di Camporeale era sotto la dominazione araba, il vino che ha fatto la storia della cantina.
La verticale di sette annate ha messo in luce le diversità di questo bacco pur restando sempre alta la qualità anche in annate particolari.
Note di degustazione:
Annata 2013. Si degusta in anteprima in quanto il vino non è ancora in commercio. Il naso è catturato da profumi di frutta: ribes nero e mirtillo. La nota speziata è appena accennata per via della giovane età. La freschezza è piacevole così come la nota salina. E’ un vino snello, elegante che darà emozioni con qualche mese di affinamento.
Annata 2012. Ci fa intuire l’evoluzione dell’annata 2013. La componente fruttata è interessante: fragola, ciliegia matura e frutta di bosco dominante. Le note speziate cominciano ad essere più presenti. Evidenti sentori di note balsamiche, menta, eucalipto. Il tannino è aggraziato ed attribuisce al vino struttura senza essere troppo aggressivo.
Annata 2010. E’ un vino più marcato, si sente la presenza della barrique francese e di una piccola quantità di legno americano che attribuisce una nota dolce. Frutta matura e sotto spirito di more ed amarena. Al palato è avvolgente e di lunga persistenza.
Annata 2007. Annata dei contrasti; piogge frequenti tra maggio e giugno e poi la peronospora ha fatto dei disastri con una resa in vigneto bassissima. I sentori che si avvertono sono quelli di gomma bruciata, note affumicate. E’ un vino equilibrato, elegante, profondo, persist
ente. L’uso della barrique ha dato al vino un buon apporto perché utilizzata nella maniera più equilibrata.
Annata 2004. E’ l’annata che si identifica con un tannino presente più del frutto, più dell’acidità portandolo ad essere squilibrato. Anche il colore appare più ossidato. Sicuramente risulta essere un’annata più stanca. Un vino che è arrivato a fine carriera pur mantenendo note di sottobosco, di alloro, rosmarino, di frutta, spezia evidenti più al naso che al palato.
Annata 2002. Il frutto è un po’ smagrito, nota di pece, sentori balsamici, rosmarino. Un vino ancora piacevole al bicchiere. Al palato tuttavia è un po’ piatto. Il legno in questa annata non è sovrastante. Comunque è un vino che riesce a mantenere una certa grazia, una certa finezza.
Annata 2001. E’ stata l’annata più fresca ed equilibrata. E’ il periodo in cui il legno e la barrique sono protagonisti. Il colore ancora è affascinante. Siamo in piena evoluzione del frutto che si è integrato perfettamente con il legno in un abbraccio armonioso.