Luis Sepùlveda a Catania riceve il Premio Sicilia

sdrLuis Sepùlveda, il più conosciuto degli scrittori contemporanei cileni, ha presentato a Catania, in anteprima nazionale, il suo nuovo romanzo – La fine della storia (Guanda) – nell’ambito della rassegna Paesaggi di Mare, promossa dall’Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana.

Nel suo ottimo italiano, Sepùlveda ne ha tratteggiato in breve la trama. Juan Belmonte, ex combattente della schiera di Salvador Allende, ha ormai smesso di combattere, ritirandosi in una casa sul mare all’estremo sud del Cile, a Puerto Carmen, sull’isola di Chiloé, assieme alla compagna Veronica, una donna mai completamente ripresasi dalle torture del regime di Pinochet. Sarà il servizio segreto russo a richiamare in servizio Belmonte, pronto ad accettare, nonostante la stanchezza e la disillusione, per un motivo strettamente personale.

Nonostante il riferimento al servizio segreto russo, il romanzo è ancora una volta legato profondamente alla storia del Cile, e alle vicende di Sepùlveda stesso. Tutto parte dalla reale storia di un cosacco del Don, tale Pëtr Nikolaevic Krasnov, comandante supremo di un drappello di zaristi prima e comandante di uno squadrone di SS ai tempi della Seconda guerra mondiale poi, reo di massacri in Jugoslavia e poi impiccato a Mosca per crimini di guerra, assieme al figlio  Simon. Il nipote, spedito al sicuro in Sudamerica grazie alla famosa Operazione Odessa, mutò il proprio nome in Miguel Krassnoff, arruolandosi nell’esercito e partecipando al colpo di stato contro il presidente Salvador Allende. Ben presto, fedelmente ad una certa inclinazione familiare, divenne il capo dei torturatori di Villa Grimaldi.  In quella Villa, tra le tante vittime, figurava anche la moglie di Sepùlveda, poi sopravvissuta.

Nato in Cile nel 1949 e ormai stabilmente trasferitosi in Spagna, nelle Asturie, Sepulveda hala-fine-della-storia-cover duramente scontato la lotta politica condotta nel suo paese al tempo del regime di Pinochet, finendo incarcerato. Durante la conferenza stampa, in compagnia di Antonella Ferrara, già promotrice del Taormina Book Festival, Sepulveda si dilunga volentieri sulla storia del proprio paese d’origine e sul saccheggio sistematico perpetrato dal regime militare: i cavi elettrici di mezza Europa sono fatti col rame proveniente dalle miniere del Cile, nazionalizzate da Allende e poi privatizzate dopo il golpe, gettando migliaia di famiglie sul lastrico. Per Sepulveda, Belmonte ha una identità ben definita, un uomo della seconda metà del Novecento, quello dell’arrivo della pace dopo la seconda guerra mondiale e dell’inizio di un’altra forma di guerra, la guerra fredda, col suo carico di rivoluzioni e controrivoluzioni. Un periodo di cui non si può dare una definizione precisa ancora, a differenza del precedente cinquantennio, segnato dall’arrivo di una voglia di cambiamento raccolta con esiti diversi dal socialismo e dal comunismo.

Personaggio vigoroso, come il suo quasi alter-ego Belmonte, Sepulveda è scrittore esemplare sotto ogni punto di vista. Andare in libreria e scoprire per intero le vicende dell’ex combattente Belmonte è il miglior modo di omaggiarlo.

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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