A lezione di innesto con Marco Nicolosi e l’azienda Barone di Villagrande

Condividere l’esperienza della nascita di una nuova pianta di vite, praticando la tecnica dell’innesto, significa partecipare ad un momento significativo e delicato; Marco Nicolosi ha voluto rendere partecipi di questa fase del ciclo vitale della vite coloro che, sabato 25 marzo, hanno aderito alla interessante iniziativa, sul tema dell’innesto, organizzata dall’azienda Barone di Villagrande, realtà storica del mondo vitivinicolo etneo.
Lo scopo dell’incontro era proprio quello di scendere in vigna e realizzare manualmente questa operazione chirurgica della vite per capire quanto delicato ed importante sia questo momento per il futuro della pianta e come non sia per niente scontata tale operazione che necessità la mano esperta dell’innestatore. Innestare significa in agraria letteralmente inserire un ramo o una gemma di una pianta su un’altra pianta di diversa varietà, per ottenere un nuovo individuo; è ciò che avviene per la vite americana che dopo essere messa a dimora per un periodo di tre anni, circa, subisce l’innesto della vitis vinifera; questa tecnica viene utilizzata in Europa da circa un secolo per combattere la fillossera, un parassita che, giunto dall’America nel 1836, ha colpito la vite europea distruggendola.
Dopo l’abbandono delle vigne e dopo vari tentativi, intorno agli anni ’20 del Novecento, si è scoperto che la vite americana alla radice era più resistente alla fillossera, pertanto si è pensato di impiantare la vite americana e successivamente innestarla con le varietà delle piante europee. Esistono diverse tipologie di innesto; quella realizzata dell’innestatore Saro Vasta e dal suo team e dettagliatamente spiegata da Marco Nicolosi consiste nel capitozzare del tutto con un taglio sotto terra, appena sopra il nodo, una pianta di vite americana radicata all’incirca tre anni prima.
Dopo il taglio-incisione, viene messo un filo di rafia, un tessuto naturale, legato intorno alla pianta di vite americana per evitare che a causa della incisione la pianta si tagli del tutto. Nella fase successiva si prepara il tralcio di vite che ha vegetato l’anno precedente, incidendolo in modo deciso in modo da far emergere la linfa ed inserendolo ad incastro all’interno del taglio realizzato. La pianta sotto è leggermente più larga per garantire i nutrimenti; a conclusione delle operazioni, l’innesto viene sigillato dall’argilla e la pianta viene coperta dalla terra.
Oggi sull’Etna la tecnica dell’innesto viene utilizzata da molti e fino a dieci anni fa era l’unico modo per moltiplicare la variabilità genetica, facendo una selezione massale delle piante più sane da innestare. È stato possibile conservare le varietà perché non vi erano vivaisti che si occupavano di praticare gli innesti.
Si conserva ancora sul Vulcano la riproduzione delle viti franche di piede, cioè senza l’utilizzo dell’innesto ma per talea, radicando rami di altre viti europee. Mettere a dimora piante a piede franco è una scelta rischiosa per la vita della vite perché soggetta all’attacco della fillossera, anche se non si possono ignorare i vantaggi della mancanza del portainnesto sia in termini di costi di impianto che di qualità delle uve. Peraltro, in alcune situazioni, è possibile trovare viti a piede franco per le particolari condizioni dei terreni che rendono le piante resistenti all’attacco della fillossera come nel caso di un vigneto di Alicante nel territorio di Randazzo che in inverno è inondato dall’acqua, oppure nel caso di terreni sabbiosi.
Nel video realizzato da EnoNews in vigna, grazie alla partecipazione dell’innestatore ed alla attenta spiegazione di Marco Nicolosi, la procedura appare semplice anche se è stato molto impegnativo cimentarsi nella pratica dell’innesto di carricante.
L’iniziativa lodevole dell’azienda ha attratto i winelovers che oltre ad avvicinarsi al mondo del vino attraverso le degustazioni sono sempre più curiosi di sapere come nasce e come viene prodotto il vino; avvicinare alla vigna ed alle varie fasi della produzione costituisce un’attrattiva vincente anche per i turisti che scelgono di visitare l’Etna per l’offerta enogastronomica di qualità.

foto e video di Flavia Catalano

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Flavia Catalano

Nata in quella che fu anche la città di Eschilo, vive a Catania da più di dieci anni. Laureata in giurisprudenza, perché nella Giustizia crede fermamente, completa il suo percorso formativo diventando Avvocato e Specialista in professioni legali. Oggi è un temutissimo liquidatore assicurativo. Donna volitiva, testarda e determinata affina le sue innate doti manageriali frequentando un master in gestione e sviluppo delle risorse umane. Le scommesse che ama vincere sono quelle con sé stessa. Considera gli ostacoli un’opportunità; dal corso di vela ha imparato che anche controvento “virando” e “strambando” prima o poi al porto si arriva. Ama esercitare le sue corde vocali guardando le partite della “Signora”. È un’appassionata collezionista di scarpe e borse. Non ha mai giocato con le bambole, e le principesse non rientrano tra le sue muse ispiratrici. Specialista in problem-solving, ritiene che il modo più veloce ed efficace per trovare una soluzione sia osservare il problema dalle isole caraibiche. Folgorata dall’incontro con Bacco, oggi il suo sangue ha un’alta gradazione alcolica. Sommelier e degustatrice ufficiale AIS, collabora con EnoNews dal 2013

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