Doppiozeta: tutte le sfumature del Nero D’Avola della cantina Zisola
Un percorso sensoriale fra le sfumature derivanti da annate diverse di uno dei vitigni autoctoni per antonomasia di Sicilia, vinificato secondo la concezione di una azienda giovane ma creata da sapienti cultori del mondo del vino: il Nero d’Avola Doppiozeta della cantina Zisola è stato il protagonista di una delle masterclass tenutasi sabato 30 Novembre a Radicepura, in occasione della Presentazione della Guida ai Vini di Sicilia curata da Ais Sicilia.
Insieme ad Orazio di Maria, curatore della guida ai vini di Sicilia, e Filippo Mazzei, amministratore delegato dell’azienda, si è preferito modificare quella che è la classica “scaletta” di una degustazione, partendo quindi dall’annata meno recente fra le presenti – ovvero la 2010 – sino ad arrivare a quella che è stata invece un’anteprima assoluta, l’annata 2017, in commercio solo a metà del prossimo anno.
“Quello che ci ha spinto ad investire in Sicilia è la presenza di molte similitudini con la terra toscana – dice Filippo Mazzei, che nel 2003 decise, insieme al resto della famiglia, di creare una nuova azienda vitivinicola e affiancarla alla storica cantina del Chianti Classico che porta il loro cognome, presente sul mercato da oltre 600 anni.
La grande tradizione di vitigni autoctoni è stata di certo una delle motivazioni principali, e fra questi il Nero d’Avola può essere considerato uno dei capostipiti; anche per questo che l’azienda è sorta a Noto, zona vocata per la produzione del vitigno a bacca rossa.
I vigneti della famiglia Mazzei, 21 ettari in tutto, si estendono a 3 km da Noto, circondati da agrumeti, uliveti e mandorleti: anche la biodiversità e la sostenibilità giocano un ruolo fondamentale per le scelte aziendali.
La prima vendemmia di Doppiozeta avviene nel 2006 con una produzione di circa 5 mila bottiglie; oggi la produzione è cresciuta più del doppio non superando comunque le 13.000 bottiglie, numeri che comunque permettono di lavorare molto sulla qualità del prodotto.
“Quello che cerchiamo di fare con le nostre produzioni di Doppiozeta – afferma Mazzei – è creare dei vini che possano essere eleganti ed identitari allo stesso tempo, per ridare valore e dignità ad uno dei grandi vitigni siciliani che oggi non è valorizzato come invece dovrebbe.”
Inizia la degustazione e si intraprende un viaggio armonico e molto intenso fra le diverse annate di Doppiozeta che ci conducono sino alla nascita del Nero d’Avola in purezza: se infatti nel 2010 sono presenti in percentuali diverse ma minime di Sirah, Cabernet Franc e Petit Verdot, i tre vitigni si riducono ulteriormente sino a scomparire nel 2014, prima annata di Doppiozeta con uve esclusivamente da Nero D’Avola.
Si inizia con l’annata 2010, che nonostante i quasi 10 anni di vita sia alla vista che al naso che al palato potrebbe sicuramente essere considerato più giovane per l’eleganza e il grande equilibrio che presenta: un granato molto luminoso che denota la grande vivacità di questo vino; al naso la prima cosa che arriva è la nota fruttata – confettura di prugne e ciliegie – per poi dare spazio alle sensazioni speziate; in bocca arriva lungo, con un tannino setoso ma presente e una freschezza significativa: una buona corrispondenza gusto olfattiva, grande finezza e grande capacità evolutiva;
Nell’annata 2011 scompaiono Caberet Franc e Petit Verdot e resta un 80% di Nero d’Avola e un 20% di Sirah; quello che colpisce subito, al di là del colore poco differente rispetto al precedente, è l’aspetto olfattivo che invece ci riporta alla terra bagnata e al sottobosco con sentori meno spiccati di frutta ma in compenso una leggera nota minerale e in parte anche balsamica; in bocca i tannini sono meno rotondi, più lineare come approccio, ha comunque una grande finezza e una grande capacità evolutiva: due stili diversi a distanza di una singola annata a dimostrazione che nella realizzazione di un grande vino non ci sono omologazioni, si asseconda la natura;
Nel 2013 cresce ulteriormente la percentuale di Nero d’Avola che raggiunge il 90% mentre il Sirah di conseguenza si riduce a 10%: il colore da granato inizia a diventare più rubino e quindi più giovanile, ma permane una grande luminosità e trasparenza; al naso torna più evidente la nota fruttata – ciliegia, prugna – ma si può percepire anche una sensazione minerale, una speziatura più presente -pepe nero e chiodi di garofano – e una nota di tostatura; un’annata calda quella che ha condotto alla vendemmia e alla successiva produzione di Doppiozeta 2013, un pò più maturo rispetto alle due annate precedenti e con un’acidità totale leggermente minore.
Il 2014 è la prima annata di Doppiozeta con uve solo di Nero d’Avola. Il colore è sempre più rubino, è un vino più complesso, i sentori di frutta diventano più freschi e meno maturi e si uniscono ai sentori erbacei e quasi balsamici prendendo quindi le caratteristiche migliori del 2010 e del 2011; in bocca troviamo una buona morbidezza e tanta freschezza, i tannini sono più presenti rispetto ai precedenti ma non sono invasivi ma equilibrati; ottima la persistenza e grande gradevolezza del finale con una leggera nota sapida;
Il 2015 è l’annata attualmente in commercio ed è quella che ha segnato una nuova svolta nella produzione di Doppiozeta in quanto si iniziano ad usare, oltre alle barrique, anche i tonneaux per avere maggiore rotondità in maniera più delicata e puntare quindi ad un’evoluzione diversa; un vino di grandissima gradevolezza, il tannino è sempre più presente ma non è mai aggressivo; in bocca ha un grande equilibrio, ha buona una capacità evolutiva e una notevole persistenza;
Il 2017 è una grande anteprima che Filippo Mazzei ha concesso al pubblico di Radicepura: verrà infatti presentato al Vinitaly 2020 ma sarà in commercio solo tra Maggio e Settembre prossimi.
“Potrebbe essere un infanticidio – dice Filippo Mazzei – ma rappresenta un nuovo corso per il nostro Doppiozeta per due motivi: il primo, come accennavo prima, riguarda un maggiore utilizzo di tonneaux per conferire più finezza e più eleganza, e il secondo è un’ulteriore modifica che avviene dopo il passaggio in legno, ovvero 4 mesi in vasche di cemento e non acciaio, il che permette al vino di respirare e amalgamarsi al meglio”
Un’anteprima sulla quale a livello degustativo non possiamo dire molto essendo ancora un vino che deve sprigionare tutte le sue qualità ma che rappresenta di certo una bella scommessa e che dalle prime percezioni ci fa pensare che questo nuovo corso possa offrire ulteriori grandi soddisfazioni alla Famiglia Mazzei, all’azienda Zisola e al suo Nero d’Avola.
Angela Amoroso
Ais Agrigento