Ritrovarsi a Milo, momento magico per celebrare il vino
Milo d’estate è una brezza leggera che arriva dal mare, è le chiacchiere davanti al bar in piazza, il fumo bianco che esce dai crateri, tutti e quattro insieme.
A Milo, tutto intorno, c’è l’eco di una storia antica, fatta di gente con le mani sporche e i cuori sinceri, che giorno dopo giorno ha coltivato la terra dura della montagna. I contadini sono gli architetti del paesaggio, ne disegnano le curve e gli donano i colori, una zappa in mano nobile quanto un pennello et voilà, un capolavoro di perpetua bellezza.
Ritrovarsi, dopo un così lungo e surreale periodo, è stato magico. Eravamo tutti lì per una sola e unica ragione, una piccola e fondamentale certezza della nostra vita, il VINO. E per questa, ormai non più banale, opportunità dobbiamo ringraziare, su tutti, Gioele Micali, delegato di AIS Taormina e il suo braccio destro Gianluca La Limina, responsabile di segreteria della medesima delegazione. Negli intenti c’era, di base, la voglia di regalare ai neodiplomati sommelier una giornata indimenticabile che celebrasse un momento sì bello quale è l’ingresso ufficiale nella grande famiglia AIS. E per fare il più bello dei doni ai neo sommelier, coadiuvati da Alfio Cosentino, sindaco di Milo, e da Luca Patanè, assessore allo sviluppo economico, si è organizzata una splendida passeggiata in vigna seguita da una epica degustazione.
Di buon mattino si va alla volta di Contrada Caselle. Ad attenderci Salvo Foti, enologo tra i primi a credere nelle potenzialità dei vitigni tradizionali etnei, un mentore ribelle che va dove gli altri non vanno e vede prima che gli altri vedano. Durante la passeggiata in vigna, tra le sabbie vulcaniche, rosmarino e la gorna (ginestra endemica), Foti ci fornisce dettagli sul luogo, le piante, il clima, la geologia e ci sentiamo parte di quel tutto attorno a noi. I terreni sabbiosi misti a “ripiddu” (detta la pioggia del vulcano) insieme ai terrazzamenti, aiutano il drenaggio della terra in un’area nella quale c’è un’alta concentrazione di pioggia, anche per quello conosciuto come “effetto stau” (si verifica quando le correnti atmosferiche impattano perpendicolarmente contro una catena montuosa generando pioggia, neve e anche grandine).
In un clima così controverso e che cambia repentinamente (si registrano escursioni termiche anche di 20°C soprattutto nel periodo estivo) la resistenza della pianta e l’estro dei viticoltori è strettamente necessaria. Foti individua nella coltivazione tradizionale ad alberello un sistema in cui la vite è forte e risponde bene alle variazioni del tempo; a Caselle la vite cresce alta, con attacco a 80 cm, lontana dal suolo e con un ciuffo di foglie a coprirne i grappoli. Tutto questo richiede una poderosa manodopera e il monte ore di lavoro sale a 200 giornate a ettaro. Nel percorso ci fermiamo ad ammirare l’opera site specific di Alfio Bonanno, milese di nascita (ha vissuto in Australia, Roma e ora Danimarca), considerato l’artista italiano più influente e conosciuto all’estero nell’ambito della Land Art.
Milo è un paesino di montagna con affaccio sullo Jonio in una posizione ideale per la viticultura, unico comune nel quale si produce Etna Bianco Superiore DOC. Secondo il disciplinare, in questa versione la percentuale minima di Carricante, re indiscusso dei bianchi etnei, sale all’80%. Il restante 20% può pervenire da uve catarratto, minnella bianca, vespaiola e altri vitigni non aromatici coltivati in Sicilia. Ma la grandezza della tipologia non si esaurisce in una lista di vitigni. Qui, avviene qualcosa di magico. Possiamo dire a gran voce che questo è uno dei territori più interessanti al mondo per i bianchi. Le vesti non sono quelle di un vino caldo di Sicilia, ricco in alcol e profumi; ma di un vino di montagna, caratterizzato da acidità importante, note sapide, una lunga persistenza e dal naso sottile ed elegantissimo.
Spostandoci al centro servizi di Milo, ci attende una degustazione unica e mai realizzata prima, dieci Etna Bianco Superiore per la prima volta insieme. Al banco dei relatori troviamo, oltre al già citato Gioele, Claudio Di Maria delegato per AIS Jonico Etnea e Federico Latteri, giornalista e amico del vino e perciò di tutti noi. I vini presentati hanno mostrato tutte le anime del Carricante, o forse no? Dentro ogni vino c’è una storia diversa e allora le possibilità sono infinite. Tra i tanti, che troverete elencati di seguito, uno voglio citarlo, per sincero affetto e sorpresa: il Vigna don Paolo di Alfio Cosentino, una fortuna immensa averne potuto assaggiare una bottiglia delle 400 totali prodotte.
I vini in degustazione:
Benanti – Contrada Rinazzo, Etna Bianco Superiore DOC 2018
Eredi Di Maio – Affiu, Etna Bianco Superiore DOC 2018
Tenuta delle Terre Nere – Etna Bianco Superiore 2018
Federico Curtaz e Eredi Di Maio – Kudos, Etna Bianco Superiore DOC 2018
Calcagno – Primazappa, Etna Bianco Superiore DOC 2018
Barone di Villagrande – Etna Bianco Superiore DOC 2018
Barone di Villagrande – Contrada Villagrande, Etna Bianco Superiore DOC 2017
Tenute di Nuna – Etna Bianco 2016
Alfio Cosentino – Vigna don Paolo, Etna Bianco Superiore DOC 2017
I Vigneri – Vigna di Milo Caselle, Etna Bianco Superiore DOC 2017