La storia del marsala, un vino “che dà più gioia ai parsimoniosi”

La viticoltura a Marsala è stata sempre la base dell’economia locale; nell’Ottocento ebbe un impulso maggiore grazie ad una vera e propria organizzazione vitivinicola dei Woodhouse, Ingham, Whitaker e Florio. L’origine del “vino marsala” si deve proprio a quel periodo in cui si perfezionò la tecnica di conservazione, consentendone il trasporto verso i paesi anglosassoni.
Il “vino marsala” proviene dai vitigni autoctoni grillo, cataratto e insolia che erano quelli coltivati principalmente, tuttavia da allora sono cambiate molte cose, come ad esempio l’aumento delle tipologie di vitigni, le tecniche di coltivazione, il disciplinare per la DOC del 1969, il numero di aziende vitivinicole che si è ridotto purtroppo negli ultimi anni di oltre il 90% dalle più di 200 prima esistenti e il fatto che vengono prodotte molte altre tipologie di vini.
Sono convinta che il “vino marsala” costituisce una delle più importanti unicità di questo territorio e ne rende caratteristica la sua fama. Quindi a mio parere bisogna salvaguardare il procedimento di produzione, in tutti i vari passaggi, dalle vigne all’imbottigliamento.
La preoccupazione di chi ama questo vino, conosciuto e utilizzato in tutto il mondo, è che venga inficiato il suo uso e dunque il valore perda la sua originaria particolarità, perciò la domanda che si pongono gli amatori e i cultori del “vino marsala” è: “Che sarà di questa zona conosciuta per lo storico prodotto?”.
Conversando con alcuni miei amici sommelier di queste tematiche, un giorno ho avuto l’idea di stilare una specie “Decalogo del vino marsala”, nato per scherzo, ma poi perfezionato per mettere nero su bianco i passi per la “tutela e salvaguardia” di questo prodotto speciale.

Il vino marsala è un vino liquoroso (vino con aggiunta di alcool), che viene prodotto nella città di Marsala con le uve dei vitigni autoctoni (grillo, cataratto, inzolia ed altri). È la più antica DOC (Denominazione di Origine Controllata) d’Italia, il riconoscimento è del 1969.
Le aziende vinicole del territorio marsalese devono produrre vino marsala, secondo il relativo disciplinare, per mantenere l’enfasi della produzione di questa unicità conosciuta in tutto il mondo.

Il vino marsala si presenta in diverse categorie, a seconda degli anni di invecchiamento minimo, si distingue in: Fine (1 anno), Superiore (2 anni), Superiore Riserva (4 anni), Vergine (5 anni), Vergine Riserva (10 anni), con la specifica che il Vergine è diverso non solo per l’invecchiamento ma anche perché prevede soltanto l’aggiunta di una piccola quantità di alcool, mentre il Fine e il Superiore sono conciati con mistella e/o mosto cotto.
Per l’imbottigliamento del vino marsala si dovrebbe usare la bottiglia chiamata appunto “marsalese” una bottiglia di vetro marrone scuro o nero, con spalle pronunciate e collo che si allarga al centro.
Per la degustazione del vino marsala è consigliato il bicchiere tipico per i vini liquorosi, quindi un bicchiere dalle dimensioni ridotte che favorisce la concentrazione dei profumi nelle narici, in particolare sono consigliati i bicchieri piccoli (tulipano) che si restringono in alto già dalla base e convogliano meglio gli aromi.
Una curiosità: il colore del vino marsala è stato scelto nel 2015, dal Pantone Color Institute, come colore dell’anno creando il Pantone Marsala identificato col numero 18-1438, e definito come un colore dalla leggera sfumatura di bordeaux con un’intonazione tra il colore della castagna e il color terra.
Il vino marsala, come i cosiddetti vini da meditazione, si potrebbe bere anche da solo, tuttavia, a seconda della tipologia del residuo zuccherino e dell’invecchiamento, può essere abbinato convenientemente a grandi formaggi stagionati e anche ai dolci, meglio se secchi o di mandorla.
Il vino marsala, come i vini liquorosi bianchi, si dovrebbe bere alla temperatura che va tra gli 8 e 10 gradi, ma servitelo più freddo come aperitivo e tra i 10 e 12 gradi per accompagnare dolci o in alternativa ad un distillato.
Il vino marsala si può considerare un prodotto aggregante, cioè un mezzo per rinforzare il momento conviviale o amicale, ma attenzione! Darà più gioia ai parsimoniosi.
Il vino marsala, se non bastasse, porta bene! Lord Orazio Nelson, ammiraglio della Royal Navy, grande bevitore, lo definì “Victory Wine”.

(foto di Maria Grazia Sessa)

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Maria Grazia Sessa

Di origine palermitana, vive nel paese in cui il sole si riflette sulla splendida Laguna dello Stagnone. Pittrice e fotografa, scrittrice e poetessa, unisce a queste sue passioni quella per il giornalismo. Consegue la laurea in letteratura, studia pianoforte e contemporaneamente svolge il ruolo di docente e dirigente nella scuola di Stato. Convinta che le arti non abbiano confini, inizia ad avvicinarsi alle tematiche di enogastronomia nel 2014, intraprende la formazione nel mondo del vino, diventa sommelier e attualmente svolge il ruolo di Responsabile della formazione presso la delegazione AIS di Trapani. Considera la sua mission il diffondere i "tesori" della Sicilia, affinché siano conosciute le loro unicità e genuinità, facendo sì che la fama di questa terra possa "volare" in tutto il mondo ed essere apprezzata per il suo valore

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