Vino, dolci, maschere, divertimento. A Carnevale ogni degustazione vale…

Per alcuni è già iniziato, per altri non finisce mai, per i più attenti e fedeli alla tradizione sta per arrivare: il Carnevale. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, miste a storia e leggenda. Già nell’Antico Egitto si trovano tracce di riti in onore della dea Iside con gruppi mascherati, consuetudine simile a quella delle “dionisiache” in Grecia e dei “saturnali” romani. L’Europa cattolica rielaborò la festa del carnevale trovandogli un significato all’interno del calendario cristiano, in cui il tutto assume la forma a noi più nota. Il periodo è legato a quello della Pasqua e, inevitabilmente, della Quaresima (la parola carnevale deriva dal latino carnem, levare ossia “eliminare la carne” riferito al periodo che precede la Pasqua in cui i fedeli fanno penitenza digiunando); quest’anno i festeggiamenti avranno ufficialmente inizio l’8 febbraio (giovedì grasso), l’11 è Carnevale e la fine il 13 febbraio (martedì grasso). Impossibile non pensare a coriandoli, travestimenti e ai carri allegorici che animano le strade di tutta Italia (e non solo). Al Carnevale vengono associati momenti di assoluta spregiudicatezza, di eccessi, un vero e proprio sfogo per la popolazione in cui il vizio può farla da padrone sollevandola da ogni moralismo. In effetti nel passato uno dei significati più importanti era quello del ribaltamento dell’ordine sociale, lo scioglimento dagli obblighi di classe e dalle gerarchie, in cui il servo poteva, simbolicamente, diventare padrone e viceversa, almeno per un giorno attraverso uno dei riti a cui più si collega il Carnevale: quello delle maschere, suggestive e misteriose, attraverso il cui anonimato poter dar voce alle più bieche trasgressioni, consacrate in teatro con la nascita della Commedia dell’Arte a partire dalla seconda metà del XVI secolo fino al XVIII. Nota anche come “Commedia del teatro all’improvviso”, gli attori seguivano un semplice canovaccio e costruivano il personaggio con la loro creatività, dando vita ai “tipi”, specchio della società.
E come non citare i numerosi contributi artistici dedicati al Carnevale: dal simbolismo del Carnevale di Arlecchino di J. Mirò alla Lotta tra Carnevale e Quaresima di Bruegel, dal Martedì Grasso di P. Cézanne all’ Arlecchino con chitarra di J. Gris o all’Arlecchino di P. Picasso. I ricordi d’infanzia ci riportano a una serie di costumi tipici di ogni regione e città che colorano la nostra Penisola vestita a festa. Arlecchino, Pantalone, Pulcinella, Balanzone, Colombina sono solo alcune di esse. Sarà un viaggio, il nostro, che ci porterà, di volta in volta, a scoprire le tradizioni dello stivale in occasione del periodo più divertente dell’anno.
Partiamo dal Veneto, in particolare Venezia, famosa in tutto il mondo per lo sfarzo dei costumi, e il cui Carnevale ha le origini più remote (nel 1094 un documento menziona un pubblico spettacolo nel periodo pre-quaresimale e nel 1296 il Senato della Repubblica dichiarò festivo il giorno prima della Quaresima). Nel ‘700 il momento di massimo splendore, tutta l’Europa accorre a visitare il grande palcoscenico della città della laguna. Tuttavia, ci fu un periodo, quello dell’occupazione napoleonica e austriaca, in cui il Carnevale venne vietato perché giudicato “sovversivo”, fino al 1979 in cui torna ai fasti della sua lunga tradizione (qui il programma 2018).
La Baùta (prevede la larva-maschera bianca-il tricorno-cappello- e il taburro-mantello nero), la Moretta (di velluto scuro) o la Gnaga (indumenti femminili con maschera da gatta indossata da uomini) sono tra le più conosciute maschere della Serenissima, opera di veri e propri artigiani, i mascareri. Non possiamo, inoltre, tralasciare personaggi come Colombina e Pantalone! Colombina è tra le più rilevanti figure femminili della Commedia dell’Arte, e già citata fra le furbe ancelle nella commedia di Plauto. E’ una servetta affascinante, molto corteggiata e pur tuttavia fedele al suo Arlecchino. Seducente e astuta, giovane e vivacissima, il suo personaggio sbarazzino è molto amato dal pubblico. Pensando a lei come un concentrato di brio vengono in mente delle bollicine! In una raggiante glera nella versione spumantizzata, colori, struttura leggera e fresca, delicata sapidità e persistenza.
Come si fa a non cedere al fascino di un calice di Prosecco nella terra baciata da audaci e riuscitissimi Metodo Martinotti, soprattutto se, nella versione dry, troviamo anche un piacevole residuo zuccherino da abbinare ai croccantissimi Galani veneziani o Crostoli (qui la ricetta), dolci friabili e fritti, cosparsi di zucchero a velo.
Pantalone, tra le più longeve e amate maschere, attraversa indenne tre secoli. Il mercante di Venezia si presenta o come vecchio, ricco e stimato dalle persone o, nella riforma di Goldoni, perde i suoi tratti più comici e si trasforma in un padre burbero e conservatore. Rappresenta l’anima commerciale e il fiuto per gli affari della borghesia veneziana e, forse per questo, è così amato. Il suo carattere sensuale, attratto dalla fulgida bellezza di giovani donne, cede alla lussuria pur rimanendo, in fondo, innocuo. Il suo aspetto è austero, quello di un uomo maturo, ricco di fascino, che vuol piacere ancora e allora viene subito in mente un Recioto della Valpolicella, un rosso da uve appassite di corvina, corvinone e rondinella. Veste amaranto, dal profilo aromatico ricco ed evoluto, di spiccata personalità, sorso maturo nella trama tannica domata.
Azzardato ma godurioso l’assaggio con le tipiche Frìtole (qui la ricetta) magari eccezionalmente con ripieno al cioccolato fondente o nella versione classica con uvetta e pinoli con un Recioto di Soave.

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Federica Milazzo

Nata e cresciuta nella bella Piazza Armerina (Enna), vive oggi a Giarre, nel Catanese. Maturità classica, iscritta in Economia, Sommelier AIS dal 2017, si definisce un’anima in evoluzione, poliedrica. Determinata e curiosa, forse nevrotica, a tratti romantica. Definita da amici, e non, una piccola furia con la risposta sempre pronta. Ogni esperienza l’ha segnata, modellata e formata. Così dall’amore per le arti passa a quello per i numeri, la gestione e l’organizzazione. E dalla passione per le serie tv a quella per il vino. Quest’ultimo la rapisce, raccontandole le più affascinanti storie della terra, a cui inesorabilmente appartiene, e gliene acuisce i sensi, che non possono più rinunciare alla ricerca dei profumi e dei sapori più veri. Il viaggio, in tutte le sue forme, è il fine ultimo a cui tutto è vocato. Alla ricerca del suo posto nel mondo, continua il suo percorso formativo in attesa della prossima sfida.

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