WINE SPECTATOR: LA SICILIA REGIONE RAMPANTE

AntonioIaconaI numeri ci maltrattano un po’. I commenti, invece, ci premiano. Ma tanto noi Siciliani continueremo ad essere un popolo strano. Orgogliosi, infaticabili lavoratori, tanto da ottenere il risultato inverso: arrancare sempre, inseguire un benessere che sarebbe invece a portata di mano. Viviamo in un paradiso in terra di bellezze (architettoniche, paesaggistiche, artistiche, culturali, gastronomiche…), ma di bellezze irraggiungibili: non abbiamo le strade per farlo, né la mentalità per sfruttarle nel senso più positivo del termine, cioè per produrre e far crescere la nostra economia.
Eppure, dall’esterno continuano a vederci come un popolo in grado di farcela. Grazie per la fiducia!
“Wich of the following Italian wine regions are you most interested in visiting?”: con questa domanda Wine Spectator, una delle più autorevoli riviste americane di vino e certamente “la più diffusa rivista enoica del mondo” ha chiesto ai propri lettori: “Quale regione italiana legata al vino avreste più interesse a visitare?”. Ed il sondaggio non rivela certo delle sorprese (http://goo.gl/SUyu4O). Le risposte che giungono alla redazione di New York confermano il “duo inossidabile” Toscana e Piemonte, rispettivamente al 36% e al 30%. A seguire, e forse questa sì che è una sorpresa, c’è il Friuli Venezia Giulia, con un rispettabile 10%. Queste le regioni del vino italiano che i turisti americani vorrebbero visitare. Profonda delusione, invece, per la Lombardia (e ci dispiace davvero per i colleghi di questa regione), perché ciò significa che neanche l’Expo è riuscito a dare un cambiamento significativo sulla rotta del turismo enoico da quelle parti: 0% è infatti il risultato ottenuto da Milano e hinterland e Franciacorta ancora, nonostante l’assoluto prestigio, forse non riesce ad attrarre da solo il turismo.
Sono state in tutto 12 le regioni selezionate dalla rivista americana. La Toscana, naturalmente, è stata subito associata ai sogni stessi degli appassionati di vino, non solo americani ma di tutto il mondo: Chianti, Bolgheri, Montalcino, Montepulciano, Maremma, mentre la parola Piemonte ha rievocato Barolo, Langhe, Monferrato, ma anche Roero, Astigiano, Gavi. E poi, l’amato Friuli, con Collio, Colli Orientali, il Carso. La nostra Sicilia arriva con un discretissimo 6%, ma prima di Trentino (4%), Campania (4%), Umbria (2%), Puglia (2%), Sardegna (2%) e (questo anche stupisce!) Veneto (2%), che è comunque la regione italiana che esporta più vino in assoluto, e infine Abruzzo (1%). (Fonte: www.winenews.it ).
Parentesi regionale, infine: la Sicilia (si legge a margine della bassa percentuale), “è considerata una delle regioni rampanti del vino d’Italia”! Ora, non siamo bravi o promettenti solo perché ce lo dice poco più di qualche centinaio di turisti americani in un sondaggio, seppure di una autorevole rivista. Siamo bravi e promettenti perché ce lo dice la nostra storia. Anche se corriamo, come sempre nei secoli, il pericolo di inorgoglirci a tal punto da restare immobili dinanzi al destino. Come scrivevamo sopra, otteniamo spesso il risultato inverso.
Come non pensare alle riflessioni del Principe Fabrizio di Salina, protagonista del romanzo “Il Gattopardo”? Viviamo nella convinzione di essere quasi delle divinità e questo ci porta ad una distorsione della realtà. Viviamo in un sonno profondo e ci arrabbiamo se qualcuno tenta di svegliarci. Chi osa turbare il nostro sonno?! Per questo, forse, ancora impieghiamo gli stessi giorni di carrozza del Principe per andare da un capoluogo all’altro delle nostre ex provincie. Siamo troppo bravi per costruirci delle strade dignitose, che non crollino alla prima pioggia subito dopo il taglio del nastro inaugurale. E così è per tutto: se i nostri musei scoppiano letteralmente di opere d’arte uniche al mondo, la domenica li chiudiamo o non abbiamo il personale per garantirne l’apertura al pubblico neanche di settimana. Ma non scadiamo in demagogia e luoghi comuni. Del “Gattopardo” sfogliamo le pagine più belle: la cena, il ballo, la spontaneità del cane Bendicò (l’alano elegante e possente del Principe), la consapevolezza dei personaggi di appartenere ad una delle terre più nobili e aristocratiche del mondo, sia essa governata dai Borboni o dai Savoia o dai tanti Presidenti del Consiglio di turno dal dopo guerra ad oggi… In questo sì, non perderemo mai il nostro buongusto e accoglieremo ogni fatto proprio come Don Fabrizio: “Il Principe li aveva accolti dall’alto della propria inespugnabile cortesia…”.
Per il resto, grazie a tutti quei turisti americani che hanno sottoscritto il 6% dei consensi: li aspettiamo a braccia aperte, come aspettiamo tutti gli altri che hanno scelto invece Toscana, Piemonte, Friuli… Basta che l’Italia e la Sicilia finalmente ripartano verso le rotte giuste! Thank you!

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Antonio Iacona

L’Accademia Italiana di Gastronomia Storica, guidata dallo studioso e presentatore Rai Alex Revelli Sorini, ha nominato Antonio Iacona “Ambasciatore e Questore del Gusto” per la città di Catania, per il suo impegno nel diffondere le tradizioni enogastronomiche del territorio come strumento di sviluppo culturale, economico e turistico. Poeta, scrittore e giornalista catanese, laureato in Lettere Moderne, Antonio Iacona è sommelier, assaggiatore di olio, cura uffici stampa di eventi legati all’agroalimentare e collabora con numerose testate giornalistiche nazionali di enogastronomia. Dal 2013 cura l’ufficio stampa dell’Associazione Provinciale Cuochi Etnei.

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