Luisa Silvestrini e Colline di Sopra

Colline di Sopra_PanoramaQuesta è una di quelle storie che mi piace raccontare, perché i protagonisti sono una donna ed il mondo del vino.
La storia di Colline di Sopra risale al 2006 quando Luisa Silvestrini, architetto di origini piemontesi, ma abitante a Pavia insieme al marito e al figlio, dopo anni trascorsi a villeggiare in Toscana, decide di lasciare la sua professione e diventare produttrice di vino.
Grazie all’intuizione di Luisa e ad approfonditi studi agronomici ed ampelografici, risulta che i terreni dove già vi erano 2 ettari di ulivi, erano perfettamente vocati per la coltivazione della vite, che prima qui non era mai stata piantata.
Luisa si occupa della progettazione della cantina, seguendo un filo conduttore, cioè quello di ridurre al massimo l’impatto ambientale, il rispetto per l’ecosistema e l’inserimento nella natura circostante senza minimamente turbarla, a partire dai colori scelti per le infrastrutture.
Le vigne si estendono per 5,1 ettari, nelle colline che da Montescudaio digradano verso Cecina, con una esposizione a nord-est e nord-ovest, un’altitudine compresa tra 120 e 200 metri s.l.m ed una densità di 6.600 ceppi/ettaro.donna cane
Vengono quindi piantati vitigni bordolesi a cordone speronato, Sangiovese (simbolo per antonomasia della Toscana), Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Syrah e Moscato Bianco, una sorta di alter ego di Luisa, anche lui “un piemontese in Toscana”. Luisa Silvestrini è affiancata da un valido staff composto dall’enologo Giovanni Bailo, l’agronomo Mauro Carrara e Gianluca Mattia, responsabile della cantina e dei lavori agricoli.
Il microclima è unico, la grande vicinanza alla costa (10 km in linea d’area), venti costanti di terra e di mare, una vegetazione che accanto alla macchia mediterranea annovera anche querce, lecci ed alloro, regalano un insieme di profumi ed un’atmosfera peculiari.
I vini prodotti sono sei: Ramanto Rosso Igt, assemblaggio di uve Cabernet Franc e Petit Verdot, un vino dal carattere importante, con un ottimo equilibrio che emerge dopo un affinamento in barriques di primo e secondo passaggio. Un prodotto che avrà una lunga vita, perfetto con piatti elaborati di carne, selvaggina e formaggi stagionati.
Eola, Rosso Igt, 2012, un blend di quattro vitigni: Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Syrah. Il nome è quello del dio dei venti al femminile, in omaggio alla patron. Vino di terra e di mare, è il più venduto dell’azienda, ed è caratterizzato da una grande mineralità e freschezza, si presta ad abbinamenti a tutto pasto, ma anche come aperitivo alternativo.
Sopra Rosso Doc, da uve Sangiovese 100%, che rimane 18 mesi in barriques secondo passaggio poi, due mesi prima dell‘imbottigliamento, viene assemblato e matura in bottiglia per altri 12 mesi, rendendolo un vino dal gusto pieno, ricco e strutturato.
Larà Rosso Igt, da uve Merlot e Syrah, è uno degli ultimi nati, dopo Ramanto ed Eola. Il nome deriva infatti dalle prime due sillabe iniziali e finali di quest ultimi. Un vino che seduce, con tannini morbidi e setosi, dal gusto pieno e strutturato.
Lùis Igt 2012 Moscato Bianco Passito è un omaggio alla titolare e alle sue origini piemontesi, Lùis è il diminutivo con cui viene chiamata in famiglia.
viniEd infine Tredici M Moscato Igt Bianco secco, nato per una sorta di incidente di percorso. Complice l’inconsueta annata 2013, con piogge frequenti che hanno caratterizzato il periodo precedente la vendemmia e che sono proseguite anche durante la stessa. Condizioni climatiche che hanno fatto sì che non si potesse produrre il Luis, e che invece hanno dato vita a questo vino molto versatile negli abbinamenti, si adatta a formaggi freschi e di media stagionatura, carni bianche, pesce ed anche piatti etnici.
La storia di Colline di Sopra prosegue con due altri grandi traguardi raggiunti dalla patronne Luisa Silvestrini: la nomina a presidente del Consorzio di Montescudaio e l’entrata nell’associazione Donne del Vino.

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Isabella Radaelli

Giornalista e blogger, ha trasformato una passione, quella per il cibo e il vino, in un lavoro. Non è sommelier, non ha frequentato corsi di avvicinamento al vino, ma tutto ciò che conosce l'ha appreso bevendo i migliori vini del mondo. Quando è nata sua madre non ha perso le acque, ma lo champagne, da qui la sua grande passione per questo vino. Le piace molto uscire a cena e adora scoprire nuovi ristoranti. Ma non è sempre stato cosi. Da piccola non mangiava pressoché nulla, poi a Roma, in vacanza con la mamma, che poverina doveva portarla tutte le sere a cenare con cappuccino e cornetto o pizza napoletana, ha scoperto l'impepata di cozze e il salmone affumicato. Da lì è partito tutto l'ambaradan, ora adora il foie gras in tutte le sue declinazioni, i primi piatti, i filetti alti così cucinati alla Rossini o alla Wellington, i branzini, le orate, la bouillabaisse, le aragoste alla Thermidore, i tartufi e il caviale! Ha studiato lingue in Svizzera, ha abitato tre anni a Londra, la sua città preferita, dove scriveva per Time Out - Eating & Drinking Out, e colleziona elefanti (ne ho quasi 500) e il suo sogno è possedere un gregge di pecore nere in Irlanda o in Scozia.

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