Il Montepulciano verde: Salcheto

DSC_1067-001Scarti del lavoro in vigneto per alimentare la caldaia; camini di luce di ultima generazione a trascinare i raggi solari a venti metri sottoterra per illuminare le cantine; tini d’acciaio alimentati con la CO2 della fermentazione del mosto; depuratori per il riutilizzo dell’acqua di raffreddamento. E ancora, cassette regalo con bicchieri recuperati dai fondi delle bottiglie, divisori nati dal recupero di pannolini, un intero stand al Vinitaly costruito con gli avanzi del materiale di altre cantine, etichette con l’indicazione del quantitativo di gas prodotto per ciascuna bottiglia: Salcheto, a Montepulciano, di ecologia e risparmio ha fatto un marchio.

Secondo Marco Sodini, direttore commerciale dell’azienda, non è una questione di marketing  (che DSC_1065-001pure torna sempre utile e di certo non è peccato)  ma di una vera e propria missione, capace – tra parentesi – di fare risparmiare all’azienda 60.000 euro all’anno di bollette.

Nata nel 1984, Salcheto prende il nome dall’omonimo ruscello della zona, a sua volta così chiamato dall’albero del salice (salco in toscano, e dunque salcheto, bosco di salici), coi rami del quale, un tempo, si legavano i tralci, e si estende per 65 ettari, cinquanta dei quali vitati, distribuiti DSC_1063-001tra Montepulciano, Chiusi (dalle cui uve l’azienda produce Chianti Colli Senesi) e Val d’Orcia. Dal 1997 Michele Manelli avvia il cammino di conversione ecologica dell’azienda, trasformandola in un perfetto esempio di struttura a gestione ambientale integrata, certificando in biologico, nel contempo, i propri vigneti.

Un lavoro i cui risultati, giovedì scorso, Sodini ha introdotto al pubblico siciliano, tramite una degustazione di cinque vini commentata dal presidente AIS Sicilia Camillo Privitera.

DSC_1070-001Obvius Rosato Senza filtri Toscana Rosato IGT 2015. 90% Sangiovese e un 10% assortito tra Canaiolo, Mammolo, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot. Il mosto delle uve, provenienti dalle tre zone della tenuta, viene vinificato con tini d’acciaio a recupero di CO2. Pulito agli occhi, tra il ramato e la cipolla, sconta all’inizio, al naso, un leggero odore di riduzione, che lascia il posto ai piccoli frutti rossi croccanti e ad una punta piccante; ricco in bocca e beverino, è fresco e di buona sapidità.

DSC_1083-001Obvius Rosso di Montepulciano DOC 2014. 100% prugnolo gentile, le uve provengono da solo vigneto di Montepulciano e viene vinificato con i medesimi tini d’acciaio a recupero di CO2 del fratello rosato. Vivo al colore, un rubino velato di granato, ha un naso succoso e sodo, di frutta rossa e nera e un ricordo di macchia mediterranea (lavanda). Un tannino non particolarmente presente lascia spazio alla freschezza acida e scorre liscio al palato con un velo di alcool alla fine. Un prodotto versatile da giocarsi con diverse temperature di servizio.

DSC_1086-001Nobile di Montepulciano DOCG 2012. 100% prugnolo gentile, solo dal vigneto Salcheto di Montepulciano, ha invecchiato 18 mesi in legno e affinato 6 mesi in bottiglia. Apre con note di pasta frolla e burro, poi frutta rossa e nera, profonda e croccante; seguono pesche, liquirizia e  macchia mediterranea. In fondo, echi di incenso e balsamico. Un tannino ben gestito e acidità garbata.

DSC_1091-001Riserva Nobile di Montepulciano DOCG 2011. 95% prugnolo gentile e 5% di colorino, entrambi dal vigneto Salcheto. Invecchiato per 24 mesi in botte e affinato 12 mesi in bottiglia, il governo Toscano con cui è stato vinificato lo rende un vino tutta morbidezza, sia al naso sia alla bocca. Nonostante la bella acidità, rischia di stancare gli amanti dei vini meno accomodanti.

DSC_1097-001Salco Nobile di Montepulciano DOCG 2010. Dalle vigne più vecchie dell’azienda, quella del Salco e quella del Laghetto, provengono le uve del vino premium della tenuta. Svanita l’erba cotta e il vegetale, il vino si apre alla frutta rossa, alle spezie dolci, alle note di lavanda; poi cioccolato e farina di cocco, accennando infine ad un lieve pellame. Ancora fresco in bocca, con un tannino già armonico e un lungo finale saporito.

 

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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