Riesling, Freisa e Barbera D’Alba, gioielli in casa Vajra
Ci sono opportunità di incontro uniche che ritornano in mente anche a distanza di mesi e che non possono non essere condivise e raccontate; Collisioni, il festival agrirock unico al mondo che si tiene ormai da otto anni a Barolo nel mese di Luglio è una di queste; partecipare da ospite al progetto vino lo definirei, più che un’opportunità, un vero e proprio privilegio. Tra le emozionanti “amichevoli collisioni” l’incontro con la famiglia Vajra, rappresenta uno dei momenti più significativi del festival. Aldo e Francesca, padre e figlia sono due generazioni a confronto che parlano della tradizione e dell’innovazione non solo di una azienda vinicola ma di una famiglia e della sua storia. Il pubblico è prevalentemente costituito da esperti di vino internazionali provenienti da diverse parti del mondo e la lingua ufficiale è l’inglese, lo scenario è il magnifico tempio dell’enoturista all’interno del Castello di Barolo, il relatore e moderatore è l’ideatore del progetto vino, Ian d’Agata e il protagonista è immancabilmente il vino, il vino di casa Vajra, ma non il figlio eletto chiamato Barolo bensì il Riesling, la Barbera d’Alba e la Freisa in tre verticali di quattro annate per ciascuna tipologia, di fatto un’occasione unica ed irripetibile.
Il Riesling, racconta Aldo, per bocca di Francesca che traduce istantaneamente le parole del padre, è una passione nata ai tempi dell’Università. Per primo allora decise di piantare in Langa il Riesling anche se dopo di lui altri produttori iniziarono a coltivare questo vitigno, e proprio lo scorso anno è stato possibile realizzare in Langa una verticale di trenta annate. È un riesling differente rispetto ai territori di altre parti del mondo, tra tutti Alsazia e Mosella.
Il Riesling di Langa vuole essere un bianco lineare e netto anche se il vitigno ha un DNA con un potere superiore al territorio e che si manifesta nella sua accentuata mineralità. Varie sono le scuole per il riesling ma il clone scelto a suo tempo è stato il clone 49 che era l’unico omologato in Francia, territorio vicino ad Aldo, peraltro in contatto con i viticoltori francesi, attenti e preparati. La vigna, piantata nel 1985, ha prodotto le prime uve dopo tre anni e la prima vinificazione è stata nel 1989; all’inizio si utilizzava solo l’acciaio, i vini erano ossidati e negli anni novanta si è cominciato ad utilizzare il legno; usare legno nuovo era però difficile perché troppo oneroso ma nello stesso tempo usare quelle di secondo passaggio non era possibile perché non si potevano lasciare vuote le botti in inverno. Oggi per il riesling si è tornati ad utilizzare l’acciaio. Le esigenze della vigna spesso si scontrano con i problemi della cantina, come l’umidità, problema che in Alsazia non esiste.
La macerazione con le bucce anche di una sola notte si fa solo nelle belle annate, perché il raspo può compromettere il vino nel caso in cui non abbia raggiunto la perfetta maturazione. In cantina si realizzano 130-150 vinificazioni differenti ogni anno, un continuo lavoro di sperimentazione e ricerca che non si ferma solo nella fase di vinificazione; ad esempio sul moscato d’Asti si utilizza il tappo a vite, non per il riesling per il quale il tappo in sughero aiuta di più.
Come ha affermato lo stesso Antonio Galloni nell’intervento di Collisioni, bisogna quindi pretendere maggiore qualità dei tappi e delle bottiglie. Il riesling ha bisogno di ossigeno, di poter respirare, di evolversi dai sentori fruttati di albicocca e pesca ai sentori minerali. il problema del controllo degli zuccheri è un problema globale che coinvolge tutti i vini. Molti produttori stanno pensando di spostare i vigneti più a nord e più in alto ma senza trascurare che il vino per esprimersi al meglio l’uva ha la necessità di raggiungere la giusta maturità. I vigneti dell’azienda Vajra si trovano già nella parte più alta. Le annate scelte per il riesling sono: 2015 – 2013 – 2012 – 2006. Annata perfetta la 2006 anche per le favorevoli condizioni climatiche, l’annata che spicca è la 2015, in commercio da Aprile, non fa legno ed esprime nella sua brillantezza un ventaglio di profumi fruttati, freschezza e sapidità.
La Barbera è un vino importante per la famiglia Vajra, il nonno ne produceva tre, Barbera pura, Barbera Freisa e Barbera Nebbiolo. Quest’ultimo vino era adatto all’invecchiamento, la freisa invece generava vini più freschi, la Barbera era invece il vino di tutti i giorni. È un vitigno sempre generoso, molto produttiva da giovane ma invecchiando si concentra. La buccia è tenera e mai aggressiva. Ha una buona acidità che si abbina anche a piatti grassi come il bollito.
L’amore per la Barbera è negli occhi di Aldo quando racconta un episodio importante della sua vita personale, anzi il più bello, nel Natale del 1983 a Parigi quando Milena, non ancora sua moglie, dopo aver bevuto grandi Bordeaux, in un famoso Bistrot, alla domanda quale fosse il suo preferito ha risposto: “la tua Barbera”. È un grande vino la Barbera anche se poco apprezzato; in degustazione le annate 2013 – 2012 – 2008- 2005. La 2005 e 2008 provengono al 100% dai vigneti di uno dei migliori CRU di Barolo “Bricco delle Viole”. La famiglia Vajra ha sempre coltivato Barbera e Nebbiolo perché un tempo si stava più attenti alla natura del terreno. Negli anni 1999-2001 la famiglia ha acquistato terreni a Sinio sul fiume Talloria fino al confine con il Comune di Serralunga D’Alba. Sono terreni molto importanti che soltanto dal punto di vista amministrativo non rientrano nel Comune di Barolo. Dal 2012 per la produzione di barbera si utilizzano le uve provenienti da Bricco delle Viole, insieme a quelle proventienti dal vigneto Bricco Bertone generando barbera più interessanti e più minerali. L’annata 2005 è una delle più belle, c’è acidità e ottimo equilibrio. L’annata 2008 è più nervosa come l’ansia prima della vendemmia. Ian D’Agata ne parla come di due annate pseudo fresche. La scelta delle annate da portare in degustazione è stata difficile ma è stata affidata ai figli Isidoro e Francesca che in occasione di questa “friendly collision” hanno scelto annate più fredde e non calde, perché lo spirito di questo incontro non è quello di degustare le annate migliori ma le annate che più emozionano; la scelta dei figli costituisce anche un passaggio generazionale vincente, tant’è che l’annata 2008 è stata la più apprezzata.
Altro gioiello di famiglia è la Freisa, dal grappolo simile a quello del nebbiolo ma dalla buccia più robusta. E’ un vitigno dalle origini antiche in Piemonte con un carattere esuberante e dalla resa elevata. L’etichetta è bellissima, sembra un vecchio calice, opera di Frate Costantino Ruggeri, autore anche delle vetrate della cantina Vajra; il nome “Kyè” è un incontro di lingue tra varie popolazioni; oggi è un dialetto ancora parlato in una piccola parte del Piemonte. Molti oggi non coltivano più freisa. La famiglia Vajra la produce nel Cru Bricco delle Viole; ha un aspetto selvatico ed originale, ha la capacità di invecchiare ed è adatto agli inverni; non ha fretta e dovrebbe aiutarci a scandire il tempo; Aldo ringrazia la moglie perché non gli ha mai chiesto di espiantare freisa nel vigneto Bricco delle Viole per cedere il posto al nebbiolo; perché i vini, come i figli, si amano e si curano tutti e senza distinzioni. Quattro annate scelte per noi: 2012 -2008-2006-2003; se proprio bisogna esprimere una preferenza, la 2006, è solo per curiosità, perché una degustazione così ci insegna che a volte le classifiche sono superflue.