Congresso Nazionale AIS: il buongiorno con una degustazione di “Es” di Fino

Domenica 29 ottobre, alle 9:30 del mattino, al San Domenico Palace di Taormina, si è dato inizio alla terza giornata del 51° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier con la degustazione di Es, di Gianfranco Fino. Inizio impegnativo per gli intervenuti perché Es, con i suoi 16,5 % vol, non è certo un vino con cui fare “colazione”. Simona Natale Fino, accompagnata da Giuseppe Baldassarre e Davide Gangi, conterranei e nelle fila AIS, ha dato voce e cuore a uno dei più grandi orgogli dell’enologia pugliese.

Parlare di vino significa parlare della storia di un territorio, delle persone che in questo credono fortemente e che con il loro lavoro ci danno testimonianza del tesoro in esso racchiuso e custodito. Simona ha il dono del racconto, ricco di pathos e catalizzatore. Si dimentica per qualche istante la virtù del vino e si parla della virtù dell’uomo, e della donna, dietro al vino. Gianfranco, enologo e agronomo, durante lo scandalo del vino al metanolo resta disoccupato, ma invece di abbandonare il settore decide di indossare le vesti di viticoltore e di iniziare un nuovo percorso. Simona, giovane donna in carriera, avvocato, è al suo fianco. Due giovani innamorati, della vita e della loro terra, senza un soldo in tasca e un sogno nella testa, accendono il primo mutuo per comprare il loro angolo di paradiso: 1,3 ettari in agro di Manduria. E’ il 2004, sta nascendo un mito. Oggi l’azienda conta 21 ettari. La loro è una storia di successi e di vittorie, di riconoscimenti e premi, ottenuti con sacrificio, come tutte le cose destinate a sopravvivere nel tempo.

Es nasce con un’idea precisa, rivalutare il Primitivo. E per farlo Gianfranco e Simona lavorano sulla selezione di cloni particolari che crescono su terra rossa, con vigne vecchie dai 50 ai 90 anni allevate ad alberello, bassissime rese (22-23 quintali per ettaro), elevati costi di produzione ma soprattutto altissima qualità. Raccolte manuali e selettive di uve perfettamente mature intorno alla quarta settimana di agosto. In cantina si lavora con il controllo delle temperature, fondamentali per arginare l’alcol scalpitante del primitivo, e la tecnica del delestage che favorisce una migliore estrazione polifenolica.

La verticale di cinque annate con finale a sorpresa lascia senza fiato. G. Baldassarre, tra i primi a parlare di primitivo, e D. Gangi cominciano la degustazione dall’annata più giovane, la 2015, tra i 100 vini da conservare secondo l’Espresso. Un naso ricco di frutti e fiori, erbe di macchia mediterranea, un’idea di speziato che arricchisce ma non sovrasta. L’impatto al palato è ampio, con un tannino importante, accompagnato da freschezza e sapidità, persistenza. Nella 2014 prime e piacevolissime note di maturità, di more di rovo e petali di rosa essiccata, guizzo salmastro, cenni di balsamico; il gusto abbraccia il palato, che si allarga e si disperde sottile nella freschezza che torna e rigenera. La 2013 e 2012 si mostrano ancora perfettamente vivaci.
Si chiude con la 2010, annata particolare per la famiglia Fino: l’Es viene premiato da tutte le guide, è il vino più premiato d’Italia; Gianfranco Fino viene insignito del titolo di “viticoltore dell’anno” dal Gambero Rosso per il lavoro svolto con gli alberelli. E’ un tripudio dei sensi, un’armonia perfetta, il bouquet è ricco e complesso e il gusto ancora energico, raffinata rotondità, lunghissimo. Sontuoso e potente, un vino da meditazione. Longevo e sicuramente tra le chicche da tenere in cantina. In mancanza di dati ufficiali sulle possibilità di invecchiamento del vitigno, l’annata 2005 viene inserita ancora da l’Espresso tra i 100 vini da riassaggiare.

L’incontro si chiude con un piccolo tesoro della cantina Fino: l’Es Più Sole 2012, splendida versione di Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG.

Nel suo nome la sua essenza, istinto e passione, energia, piacere puro.

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Federica Milazzo

Nata e cresciuta nella bella Piazza Armerina (Enna), vive oggi a Giarre, nel Catanese. Maturità classica, iscritta in Economia, Sommelier AIS dal 2017, si definisce un’anima in evoluzione, poliedrica. Determinata e curiosa, forse nevrotica, a tratti romantica. Definita da amici, e non, una piccola furia con la risposta sempre pronta. Ogni esperienza l’ha segnata, modellata e formata. Così dall’amore per le arti passa a quello per i numeri, la gestione e l’organizzazione. E dalla passione per le serie tv a quella per il vino. Quest’ultimo la rapisce, raccontandole le più affascinanti storie della terra, a cui inesorabilmente appartiene, e gliene acuisce i sensi, che non possono più rinunciare alla ricerca dei profumi e dei sapori più veri. Il viaggio, in tutte le sue forme, è il fine ultimo a cui tutto è vocato. Alla ricerca del suo posto nel mondo, continua il suo percorso formativo in attesa della prossima sfida.

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