Milo e le sfumature del carricante
La 41° edizione della Vini Milo si è conclusa da qualche giorno. Una edizione che ricorderemo, oltre che per la qualità degli eventi che si supera anno dopo anno, soprattutto per il contesto in cui si è svolta.
Una pandemia ancora in corso che non ci permette di abbassare la guardia e una spettacolare Etna, attiva come non capitava da anni, che ha messo in serio disagio la piccola e resiliente comunità milese.
In effetti è proprio al sindaco di Milo, Alfio Cosentino, che va il primo e doveroso ringraziamento, soprattutto per averci consentito, nonostante tutto, di ritrovarci ancora attorno a un calice di vino.
“Milo e le sfumature del Carricante” è uno degli episodi che ha colorato di sfumature paglierino la serata dello scorso 12 settembre organizzata dal delegato di Taormina dell’Associazione Italiana Sommelier, Gioele Micali, con l’aiuto del sommelier Gianluca La Limina e del delegato Jonico Etnea, Claudio Di Maria.
Al tramonto, produttori e appassionati si sono riuniti nella elegante cantina Barone di Villagrande, oggi sotto la guida di Marco Nicolosi e del suo meraviglioso staff, alla volta di una storica degustazione dedicata al principe bianco della montagna, il Carricante, in particolare, di Milo, in ben 14 diverse versioni.
Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile assistere a una tale e partecipata degustazione, poiché il numero delle cantine era estremamente esiguo e da lì la straordinarietà del momento, raccontatoci proprio dai suoi protagonisti.
Una emozionatissima Gloria Di Paola, dell’azienda Tre.Mi.La, dà voce al suo GenerAzioni 2019, “episodio pilota” di quella che speriamo sarà una lunga storia di vino. Il suo carricante viene da Contrada Caselle a 780 mt s.l.m. Una produzione limitata, di sole 1800 bottiglie e che ci propone in una versione macerata per 48 ore, fermenta spontaneamente per poi sostare in anfora.
Simone Foti, giovane e promettente enologo, ci presenta L’aurora 2020 che rientra nel progetto de I Vigneri, condiviso col padre, Salvo, e il fratello, Andrea. Siamo ancora in Contrada Caselle, ma a quota 850 mt s.l.m. Un blend che prevede 90% di carricante e 10% di minnella, il vino sosta per 6 mesi sia in acciaio che in botti da 2000lt.
L’azienda I Vigneri ci propone anche l’etichetta Vigna di Milo 2019, che assaggiamo in anteprima non essendo ancora presente sul mercato. La contrada è ancora Caselle ma qui il carricante è in purezza e matura in legni da 2500 lt.
Con Angelo Iuppa, della omonima cantina, ci spostiamo in Contrada Salice. I vigneti si estendono per circa 7 ettari tra i 580 e i 700 mt s.l.m. e hanno un’esposizione sud est. Assaggiamo Lindo 2019, prima annata di produzione. Qui il carricante cresce su terreni particolari, le cosiddette tufiti di Milo, un misto di argille e vulcaniti dovute alle esplosioni dell’Etna.
Insieme a Sonia Cassaniti, sommelier e addetta all’accoglienza presso l’azienda vinicola Benanti, approfondiamo la conoscenza dell’Etna Bianco Superiore Contrada Rinazzo 2019. Rientrante nel progetto “Contrade”, a cui la famiglia Benanti si dedica da anni al fine di valorizzare tutte le peculiarità dei propri vigneti, si tratta di un impianto di 7ha, su terrazze allevate ad alberello e ad alta intensità.
Dalla Cantina Calcagno arriva Giusi Calcagno che, insieme al padre Gianni e allo zio Franco, riprende una tradizione di famiglia a partire dal 2006. Partiti dal versante nord, arrivano ad est in tempi più recenti e proprio dai vigneti orientali proviene il Primazappa 2019, arrivato alla sua terza annata di produzione.
Andrea Di Maio è la voce di Eredi Di Maio, una giovane realtà ma dal lungo passato. I cugini Di Maio, infatti, dal 2018 gestiscono insieme l’eredità del nonno “Affiu”, conosciuto come conferitore di un’uva pregiatissima e che adesso invece porta il suo nome. L’etichetta proposta è proprio Affiu 2019. I vigneti ricadono nelle contrade Caselle, Rinazzo, Volpare e Praino.
Eredi Di Maio e Federico Curtaz, enologo e produttore, si trovano insieme per un progetto che nasce nel 2011 dall’incontro fra quest’ultimo e Luca Patanè che ci racconta il Kudos 2018, prodotto di sole 2000 unità e il cui nome, in lingua greca, significa “tramandare la tradizione”.
Giuseppe Parlavecchio è l’agronomo e responsabile cantina di Pietradolce, nata nel 2005 sotto la guida di Michele Faro. Giuseppe ci racconta l’Archineri 2019 e il Vigna Sant’Andrea 2016. Nascono entrambi da piante pre-fillossera site in Contrada Caselle e sono parte integrante del progetto di “recupero e mantenimento di antichi vigneti” a cui la famiglia Faro è dedita da anni.
Il primo, più snello, viene vinificato solo in acciaio, mentre il secondo è frutto di una speciale selezione in vigna e di cui vengono prodotte solo 1800 bottiglie. Qui il carricante incontra il produttore in una versione molto particolare. Macerato a lungo, viene elevato in tini di rovere da 20 hl dove sosta per un anno e a cui segue un affinamento di 3 anni in bottiglia.
La parola passa al padrone di casa, Marco Nicolosi, erede di una tradizione lunga dieci generazioni e che dell’Etna ha fatto la storia. “Dieci, quindici anni fa era difficile parlare spiegare Milo, oggi con più produttori è più facile far conoscere il territorio”, chiosa Marco e con lui Barone di Villagrande partecipa con due etichette: L’Etna bianco 2019 e l’Etna bianco Contrada Villagrande 2018. Il primo sosta solo in acciaio, mantenendo un’anima fresca e leggera, mentre il secondo, che matura per 12 mesi in tonneaux da 500 lt, ci racconta di cose profonde e seppur agile.
Fabio Percolla è il volto di Tenute di Nuna, insieme alla moglie Novella. Fuori dal comune di Milo per appena 10 metri, non può prendere la menzione di Superiore in etichetta, pur tuttavia il suo Nuna Etna bianco 2017 è una eccellente versione di carricante dell’est che sorge su un terreno fertile e generoso grazie a una colata lavica del 1971. Del 2015 la loro prima vendemmia.
Alle parole di Andrea Foti viene affidato il racconto del vino Vigna Don Paolo 2016, il vino del sindaco Alfio Cosentino, proposto nella sua prima annata di produzione. Qui la mano di Salvo Foti, che segue il progetto enologico fin dalle origini, si sente chiara nelle sfumature odorose ossidative e nella ricca struttura.