Storia del vino 2

Dionysos_Ariadne_Louvre_CA929_L“Zeus sommo e glorioso e voi tutti dei immortali, a chi per primo violerà i patti scorra per terra il cervello, suo e dei suoi figli, così come scorre questo vino, e le mogli finiscano schiave”. 
Il vino che scorre lungo le pagine dell’Iliade di Omero è pari almeno al sangue versato dagli eserciti. Sottomessi i pacifici Minoici, tradizione vuole siano i bellicosi Micenei ad avere scatenato la più grande guerra della storia della letteratura, e non c’è banchetto né riunione dove non compaiano crateri di vino, provenienti dalla Frigia per gli esausti assediati, dall’isola di Lemno per gli assetati assedianti. Seimila litri ne vantava il saggio re di Pilo, Nestore, nelle sue cantine, e Achille, sul proprio scudo, reca incisa una vigna d’oro, bellissima, carica di grappoli neri.
Nell’Odissea, il sangue dell’ubriaco Polifemo gronda e si mischia al vino colante dalla bocca, zeppa di urla e bava assassina: così forte da dover esser diluito con venti parti d’acqua, Odisseo lo aveva estorto ad un sacerdote di Apollo, Marone, annientando il mostro, orbo di galateo oltre che d’occhio. Non era forse tre la misura massima dei bicchieri raccomandata all’uomo assennato? Tre tazze io preparo per gli uomini temperanti – scrive il commediografo Eubulo nel IV secolo – una per la salute, che essi vuotano per prima; la seconda per l’amore e il piacere, la terza per il sonno. Quando questa tazza è vuota, gli ospiti saggi vanno a casa. Quelli sconsiderati, finiscono con un tronco conficcato nell’occhio.
Declinata l’era dei grandi eroi (1.500 a.C.) e piombata la Grecia, dopo l’invasione dei Dori, in un lungo e oscuro periodo di mutamenti, sarà l’epoca delle grandi colonizzazioni, iniziata nel IX secolo a.C., a diffondere la coltivazione della vite nel Mediterraneo. Fondata dagli Spartani, Taranto si punteggerà ben presto di viti; in Sicilia, gli Eubei fondano Naxos, i Corinzi Siracusa, i Rodesi Gela; i Focesi, approdati alle coste francesi, Marsiglia. Lunghi viaggi per nave, allietati dagli otri di vino acquistati lungo i più importanti porti commerciali dell’Egeo: Chio, il cui vino era considerato il migliore dell’epoca; Taso, e soprattutto Lesbo, il cui prodotto era così rinomato da esser commercializzato col nome dell’isola e forse primo esempio di vino ossidato per mezzo della flor, se lo scrittore Archestrato, riferendosi al vino contenuto in un’anfora, parla di riccioli liquidi coperti di fiori bianchi.
Mai puro, allungato con acqua, di solito di mare, il vino dei Greci andava bevuto in compagnia, sdraiati su appositi lettini, intrecciando filosofiche discussioni o trascorrendo una serata all’insegna di chiacchiere discinte.
Grande motore delle fortune economiche dei Greci e ineguagliabile strumento di distrazione e sollievo, non è strano trovare, nel pantheon divino, un dio preposto a vegliare sulla bevanda e a santificare l’estasi e la liberazione dei sensi a cui si accompagnava: Dioniso.
Antitesi di Apollo, dio dell’equilibrio, dell’ordine e della sicurezza, Dioniso era scollacciato, ambiguo e lussurioso; a lui era consacrato il mondo del teatro e delle rappresentazioni. Ed è a teatro, e in particolare nelle Baccanti di Euripide, che il dio mostra tutta la propria potenza: offeso da Penteo, censore e perbenista, deciso a disconoscerne la natura divina, lo renderà folle, costringendolo a  travestirsi da donna, e lasciandolo nelle mani delle invasate baccanti, tra cui la stessa madre Agave, urlante di gioia, al culmine dell’estasi, per avere decapitato un leone che in realtà è il proprio figlio.
Potente e rispettato è il vino per i Greci, ma tanto disordine ed erotismo incontreranno ben presto i marziali Romani, restii agli eccessi e al disordine. Eppure, come vedremo, il dio del vino e dell’estasi, non si farà buttare fuori così facilmente.

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Gherardo Fabretti

Appassionato di leggi e latinorum, in principio fu Giurisprudenza. Laureato, invece, in Lettere moderne, diventa presto redattore per riviste di letteratura e fumetti. Alcolismo vuole che il vino inizi a interessarsi a lui, fino al diploma AIS di sommelier e al master in Gestione e Comunicazione del Vino organizzato da ALMA. Vive a Milano, ma quando può fugge, perdendosi volentieri in varie parti del mondo, perché il viaggio, come diceva Costantinos Kavafis, è “fertile in avventure e in esperienze”. Crede che Venezia sia la porta della felicità e Parigi il rifugio degli ultimi romantici. Non ha problemi con gli aerei ma a New York preferirebbe arrivarci in nave. Mentre organizza una breve gita in Mongolia, cerca compagni per il viaggio.

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