Vita da enologo: Andrea Marletta
Dopo la pausa estiva, riprendiamo i nostri appuntamenti con la rubrica “Vita da Enologo”. Questa volta a raccontarsi per i lettori di EnoNews é Andrea Marletta, agronomo, enologo ed esperto sommelier AIS.
Andrea, come inizia il tuo avvicinamento al mondo del vino?
Il mio incontro col mondo enoico ha inizio nel 1998 con il corso di primo livello dell’Associazione Italiana Sommelier. Ero studente nella Facoltà di Agraria con una grande passione per il vino! Mia mamma, di origini venete, già da piccolo mi faceva odorare il vino e la grappa, mentre mio padre non si sedeva a tavola senza la sua bottiglia di buon vino.
Il vino era ed è nel mio DNA e con il corso di sommelier si è realizzato il sogno e la passione. Da allora i miei studi universitari si sono concentrati sulla viticoltura e l’enologia. Ho svolto la tesi su alcune disfunzioni metaboliche della vite e, dopo la laurea, ho conseguito il master in gestione del sistema vitivinicolo presso l’Università di Milano tenuto dal professore Attilio Scienza, esperienza che ha contribuito profondamente alla mia formazione professionale.
Le tue esperienze sono maturare in Italia?
La mia esperienza è totalmente italiana; credo che nel campo della viticoltura siamo molto all’avanguardia e non abbiamo nessuno da invidiare. Nel 2005 ho collaborato con una società di consulenza toscana che mi ha portato a seguire alcune aziende sull’Etna. Da li è iniziata la mia carriera.
Come si svolge la vita di un enologo?
Vorrei precisare che la mia formazione è strettamente agronomica, mi definisco più un agro-enologo. Il mio lavoro si svolge per il 70% in vigna ed è qui che si effettua il lavoro più impegnativo, più importante con l’obiettivo di produrre uva sana e buona; così diventa facile fare vino. Ritornando a come si svolge la mia vita o forse la mia giornata, ebbene, mi alzo molto presto la mattina e la dedico alle visite nei vigneti e all’incontro con le maestranze. Proseguo la giornata in cantina per raccogliere campioni e definire le varie lavorazioni. Mi piace seguire da vicino tutte le lavorazioni in vigna dove determinati interventi permettono di facilitare una corretta maturazione per arrivare in cantina con le migliori uve. Ovviamente il lavoro più intenso è nel periodo vendemmiale, quando contemporaneamente si devono monitorare le uve e seguire le fermentazioni in cantina. I pomeriggi sono dedicati alle analisi chimiche e sensoriali dei vini e, considerato che il settore del vino è uno dei più burocratici, anche all’assistenza documentale dei vari clienti.
Preferisci lavorare su vitigni autoctoni o internazionali?
Mi definisco un pasdaran, ovvero un custode dei vitigni autoctoni che sono la massima espressione della vite nella storia dell’uomo, simbolo di cultura e tradizione millenaria. Purtroppo la globalizzazione cerca di cancellare questa tradizione attraverso l’omologazione del gusto creando dei vini che definisco “wine-cola” ovvero vini fatti in laboratorio senza alcuna personalità ed espressione territoriale!
Lo scorso anno alla cantina Primaterra, da te seguita, è stato attribuito il premio 5 grappoli. Come ci si sente a ricevere questo riconoscimento?
Ovviamente è stata una grande soddisfazione, l’azienda Primaterra è stata una delle mie prime aziende a ricevere la mia collaborazione e con la quale mi sono permesso anche alcune sperimentazioni che hanno portato i loro buoni frutti.
Settembre è il mese più impegnativo per chi produce e per chi presta la propria maestria. Come sarà quest’anno la vendemmia?
Parlando di Etna, grazie alle frequenti piogge di quest’estate, le vigne si presentano molto rigogliose e le uve si sono mantenute sane nonostante alcuni eventi di grandine che ne hanno diminuito la quantità in alcune aree.
Cosa dobbiamo aspettarci da questa vendemmia?
Io classifico le vendemmie tra fredde e calde; questa non toccherà gli estremi anche se si avvicina maggiormente a una vendemmia calda. Sicuramente avremo dei vini ben equilibrati con tannini maturi, senza gradazioni estreme.
Anche a te la classica domanda : qual è il tuo vitigno preferito?
Il mio vitigno preferito ovviamente è il Nerello Mascalese, forse perché è il mio compagno di viaggio in questa grande avventura etnea; ma la cosa che mi affascina di più è la sua capacità di cambiare espressione in base alle zone dove viene coltivato: basta spostarsi di qualche centinaio di metri e le caratteristiche cambiano. E poi mi piace molto anche la possibilità di spumantizzarlo. Una vera sorpresa: con la sua intensa freschezza fa ricordare lo champagne. Un invito a degustarlo!