Mamertino: le origini antiche e nobili del vino siciliano amato da G. Cesare

Le origini del vino sono un misto tra mito e realtà, tra religione e scienza. Alcuni studiosi sostengono che il frutto proibito citato nella Genesi fosse in realtà l’uva e non la mela. Andando avanti nella Bibbia, c’è un passo in cui Noè vinifica subito dopo il diluvio universale; Gesù, nel Nuovo Testamento, compie un miracolo trasformando l’acqua in vino e, per finire, il vino ha un ruolo fondamentale nell’Eucarestia perché rappresenta “il sangue di Cristo”.

Per gli antichi Greci era stato il dio Dioniso ad “inventare” il vino, vivendo in una grotta completamente ricoperta dai tralci delle viti. Volendo insegnare la nobile arte della vinificazione agli uomini, iniziò a percorrere su e giù i villaggi su un carro trainato da pantere.

Il vino svolgeva un ruolo fondamentale nell’antica Grecia, sussidiario, consolatorio: serviva a placare le angosce dell’animo innamorato o invogliare a sfruttare al meglio il rapido trascorrere del giorno.
“Bevi, Asclepiade! Perché queste lacrime? Ma che cos’hai? Non sei tu solo preda della spietata Cipride, né solo su di te Eros amato tese l’arco e le sue frecce. Perché, ancora vivo, stai tra la cenere? Beviamo il succo puro di Bacco. Così breve è il giorno! O aspettiamo la lampada, compagna del sonno? Ma via beviamo, disperato amante! Tra non molto la nostra lunga notte dormiremo” (trad. Quasimodo).

Anche per i Romani il vino svolgeva un ruolo fondamentale nella vita quotidiana, ma c’è da dire che il vino dei nostri antenati greci e romani non è quello che noi conosciamo; era un vino sciropposo molto dolce ed alcolico che andava diluito con acqua o miele.

Il ritrovamento di alcuni reperti fossili in una grotta del monte Kronio (Monte San Calogero) vicino alla città di Agrigento, risalenti a circa 6000 anni fa, sta facendo invece riscrivere la storia del vino italiano e ha fatto spostare decisamente indietro le sue origini. E’ stata trovata in questa grotta una giara risalente all’età del rame con dei residui chimici che fanno pensare ad acini di uva e processi di vinificazione.

La Sicilia, come culla delle civiltà greca e romana, non poteva non dare il suo contributo con un antico grande vino.

Uno dei vini più antichi e conosciuti di Sicilia, che ad oggi è stato riscoperto e rivalutato, è il Mamertino.

E’ uno dei più antichi della storia, conosciuto sin dai tempi dei Romani. Già nel 289 a.C. i Mamertini piantarono nel territorio di Milazzo e tutta l’attuale provincia tirrenica di Messina “una pregevole vite per la produzione di un pregevole vino”, appunto del Mamertino. “È un vino caldo, generoso e confortevole”, offerto in seguito da Giulio Cesare in occasione del banchetto per celebrare il suo terzo Consolato; lo stesso Giulio Cesare ne fa cenno nel suo “De Bello Gallico”.
Strabone, grande geografo romano, classificò il Mamertino fra i migliori vini dell’epoca e Plinio lo pone al quarto posto in classifica tra 195 vini, ed ancora Marziale scriveva “…date al Mamertino il nome che volete, magari quello dei vini più celebri”.

Fino a qualche decennio fa il Mamertino era quasi scomparso dal panorama vitivinicolo siciliano ma, grazie ad alcuni produttori che lo hanno recuperato e rivalutato, è balzato nuovamente agli onori della cronaca enogastronomica.

Nel disciplinare della Doc Mamertino o Mamertino di Milazzo, che nasce nel 2004, sono previsti 6 vitigni: quattro a bacca bianca, Grillo, Inzolia e Catarratto bianco comune e Catarratto bianco lucido, e due a bacca nera, Nocera e Calabrese (Nero d’Avola). Mentre le tipologie sono:

Mamertino Doc bianco

Mamertino Doc bianco riserva

Mamertino Doc Grillo e Anzonica (Inzolia)

Mamertino Doc Calabrese o Nero D’Avola

Mamertino Doc Calabrese o Nero D’Avola riserva

Mamertino Doc rosso

Mamertino Doc rosso riserva

Tutte le declinazioni del Mamertino di Milazzo sono vini secchi, tranne il bianco riserva che possiamo trovare anche nella sua versione amabile e dolce. Le riserve devono essere sottoposte ad almeno 24 mesi di invecchiamento di cui almeno 6 mesi in botti di legno.

La zona di produzione del Mamertino prende parte della provincia tirrenica di Messina e delle sue dolci colline. Passiamo dal promontorio di Tindari ai colli San Rizzo, appena sopra la città di Messina.

L’ambiente pedoclimatico è perfetto: un’ottima ventilazione ed un’esposizione che cattura per gran parte dell’anno i raggi caldi del sole.

Il rinnovato successo del Mamertino di Milazzo è dovuto a tutti i produttori del messinese che hanno creduto in questo vino ed hanno investito per recuperare antiche tradizioni e vitigni, come il Nocera, ormai quasi scomparso dal panorama ampelografico siciliano.

Possiamo affermare quindi grazie a loro di poter bere lo stesso vino così apprezzato da Giulio Cesare.

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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